MALTRAVERSI, Niccolò
Nacque intorno al 1180; non sono noti i nomi dei genitori. I Maltraversi erano una stirpe comitale divisasi intorno al 1000 in due rami, rispettivamente a Padova e a Vicenza, ma non è certo a quale delle due il M. sia appartenuto.
Secondo Salimbene de Adam (la cui testimonianza è ripresa dalla successiva letteratura erudita di area patavina) il M. era originario di Padova e qui è dato nel 1200 quale canonico della cattedrale. Questo trova una conferma in una notizia, contenuta nei Regesta di Onorio III e relativa al marzo del 1222, che sottolinea gli indubbi legami che la famiglia del M., all'epoca già vescovo di Reggio Emilia, aveva con Padova: "[Rolando] episcopo, priori sancti Georgii de Vltra Padum, et B. Canonico Ferrarien. compellant potestatem et commune Paduanos ne episcopum Reginum super bonis paternis in eorum districtu molestent indebitis exactionibus" (n. 3852).
Altri studiosi considerano il M. appartenente al ramo vicentino. Dondi dall'Orologio ricorda anch'egli il M. come canonico di Padova, ma lo definisce "Nobile Vicentino de' conti di Montebello". Secondo Mantese il Niccolò canonico del capitolo della cattedrale di Vicenza è da identificare nel M. a cui Innocenzo III, il 24 genn. 1204, affidò la prepositura vicentina (Migne, CCXV).
Il M. dovette ricoprire tale carica fino al 1211, anno in cui fu scelto per la cattedra vescovile di Reggio Emilia. Dopo tale data, infatti, in una lettera di Innocenzo III egli è detto "Reginensis electus" (ibid., CCXVI); tuttavia a questo egli affiancò ben presto altri incarichi e servì numerosi papi nella loro attività pastorale, politica e di governo della Chiesa in Italia e fuori d'Italia, distinguendosi per le sue capacità diplomatiche e di adattamento come riconosce Salimbene: "valens homo fuit et in multis expertus. Erat enim cum clericis clericus, cum religiosis religiosus, cum militibus miles, cum baronibus baro" (p. 41).
Il M. continuò ad avere influenza e responsabilità su Vicenza. Infatti, in seguito all'uccisione del vescovo Giovanni Cacciafronte e del suo successore Pistore, la città fu governata dal vescovo Uberto, ricordato per la sua fallimentare gestione economica. Di fronte a ciò il legato pontificio Sicardo, vescovo di Cremona, destituì Uberto nel 1212 e Innocenzo III nominò il M. amministratore apostolico per la diocesi di Vicenza.
Il M. riuscì solo in parte a salvaguardare il patrimonio della Chiesa vicentina sovraccarica di debiti, come si può dedurre dalla cospicua diminuzione del numero dei luoghi di sovranità e possesso del vescovo tra il diploma del 1210 di Ottone IV e quello del 1220 di Federico II (cfr. Mantese, pp. 80 s.; Cracco, pp. 74 s.).
Contemporaneamente il M. continuò a occuparsi della diocesi di Reggio con particolare attenzione al capitolo e al clero del duomo. L'8 luglio 1213 il M. approvò la delibera con cui fu abolita la carica di prevosto della cattedrale e il 15 sett. 1218 si impegnò affinché fossero confermati al capitolo tutti i beni a esso spettanti, dei quali fece stendere un dettagliato elenco. Durante il suo episcopato vennero fondati la chiesa e l'ospedale di S. Barnaba (1215), la canonica di S. Spirito fuori le Mura (1219), la chiesa di S. Margherita e, nel 1233, il convento del Gesù (ora S. Domenico) dove si conserva ancora la lapide nella quale è qualificato come: "Nicolaus Maltraversius Vicentinus".
Il M., inoltre, fece riedificare in forma più ampia il palazzo vescovile di Reggio Emilia. Fu anche attento alle chiese del contado, come testimoniano le risposte e i privilegi elargiti agli arcipreti di Caviano, Corliano, Campiliola e alla chiesa di Pratofontana. Particolare attenzione dedicò al monastero di S. Prospero al quale assegnò decime e confermò chiese e diritti.
La sua attenzione alla riforma del clero reggiano è sottolineata dall'incarico conferitogli da Innocenzo III, il 25 sett. 1213, che lo invitò a recarsi presso l'abbazia di S. Maria della Vangadizza (Badia Polesine), per introdurvi efficaci riforme. Nel 1236 fu delegato da Gregorio IX ad assistere i canonici di Mantova nell'elezione del nuovo vescovo e nel 1238 intervenne, sempre per incarico papale, presso i monasteri di Marola e della Ss. Trinità di Campagnola riunendoli insieme.
Nel 1214 Innocenzo III lo incaricò di recarsi a Lucca dove, insieme col canonico Opizione, si adoperò per la pacificazione tra le Comunità appenniniche di Bologna e Pistoia in lotta per diritti boschivi, pascoli, pedaggi e privilegi. L'anno seguente il M. compare quale testimone nel giuramento di fedeltà di Salinguerra Torrelli a Innocenzo III (cfr. Rossi). Sotto il pontificato di Onorio III il M. cooperò con il cardinale Ugolino dei conti di Segni, vescovo di Velletri-Ostia, inviato dal papa come legato a città e principi d'Italia al fine di riappacificarli e disporli alla crociata in Terrasanta. L'apporto del M. avvenne sia con viaggi e prediche, sia sul piano materiale, come testimonia il privilegium con cui l'11 febbr. 1218 il doge di Venezia, Pietro Ziani noleggiava ai vescovi di Brescia e di Reggio Emilia le navi occorrenti per il trasporto di 1040 uomini a Tiro, Damietta e Alessandria.
La sua presenza compare in numerosi atti, redatti tra il 1221-22, contenuti nei Registri di Ugolino dei conti di Segni che lo vedono compagno del futuro Gregorio IX nel viaggio da questo intrapreso attraverso la Toscana e la Lombardia per predicare una nuova crociata; inoltre il M. si impegnò personalmente a favore della crociata nella sua diocesi e a Vercelli, Parma, Ferrara e Bergamo. Nel 1223 a Ferentino Federico II rinnovò solennemente il suo voto crociato; il 21 ott. 1224 Onorio III nominò il M. legato apostolico per l'impresa pronunciandone un caldo elogio (Regesta Honorii, n. 5132).
La collaborazione con il cardinale Ugolino d'Ostia permise al M. di essere apprezzato da questo e dalla Curia romana; fu inoltre occasione per conoscere Federico II con il quale portò a termine numerose trattative. A partire dal 1231 papa Gregorio IX lo designò più volte quale paciere tra l'imperatore e le città lombarde come testimoniano numerosi documenti.
Il 13-14 maggio 1232 fu presente quale testimone alla stipula tra il procuratore di Federico II e le città della Lega con la quale le due fazioni si rimettevano all'arbitrato del papa; due degli originali del documento furono redatti dal notaio e cronista Rolandino da Padova (Arnaldi, pp. 132 s.). Dal dicembre 1231 al marzo 1232 Federico II risiedette a Ravenna dove ebbe presso di sé il M. quale consigliere e, nel 1235, come il papa stesso scrisse a Federico, il M. fu inviato a Verona e, insieme col vescovo di Treviso, si impegnò per la concordia tra le fazioni; l'apprezzamento nei riguardi del M. fu vivo anche presso l'imperatore come ricorda Salimbene: "Gratiam habuit imperatoris Friderici et Romane curie" (p. 40).
Di fatto Federico concesse al M. privilegi per l'uso delle acque del Secchia e dell'Enza e anche la facoltà di giudicare ogni controversia nelle città e nelle zone limitrofe fino a 4 miglia. Inoltre, in veste di vescovo di Reggio Emilia, in data 24 marzo 1224 il M. ottenne la riconferma di antichi privilegi imperiali col "signum Friderici", nonché del palazzo imperiale che il vescovo Pietro, nel 1195, aveva avuto in dono da Enrico VI.
Tra i privilegi concessi dall'imperatore alla città emiliana è da ricordare la concessione di battere moneta. Infatti nel 1233, dopo averne avuta concessione da Federico, il M. fece coniare due monete, un picciolo e un grosso sulle quali non compaiono riferimenti all'imperatore. Sul recto delle due monete si legge invece "episcopus", mentre il verso riporta la scritta "de Regio" e un fiore gigliato. La Zecca rimase attiva più di un secolo dopo la morte del Maltraversi.
Negli ultimi anni della sua vita il M. fu spesso presente alla corte di Federico come provano i numerosi diplomi imperiali che il vescovo sottoscrisse. Il 25 luglio 1243 il M., insieme con Guglielmo (del Piemonte) vescovo di Modena, l'abate Guglielmo di S. Facondo, poi cardinale dei Ss. XII Apostoli, e Pierre de Colmieu arcivescovo di Rouen fu chiamato a far parte della legazione di pace che il neoeletto Innocenzo IV inviò a Melfi presso la corte di Federico con il compito di avviare le trattative e per indurlo a togliere l'assedio ai territori romani.
Nel corso della legazione, comunque in agosto, il M. morì e fu sepolto a Melfi: infatti già il 24 ag. 1243 il pontefice avocava a sé l'elezione del nuovo vescovo di Reggio.
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