MATARELLI, Niccolò
– Nacque intorno al 1240 a Modena, dove il padre, Gian Buono Boconi, detto Matarellus con un appellativo destinato a designarne la discendenza, era notaio del podestà.
Iniziato agli studi giuridici, a differenza del fratello Giovanni che coltivò la medicina, il M. compare con il titolo di doctor nel 1270 (Vicini, p. 9). In data non nota sposò Albertina Montevallaro, nobile del plebato di Trebbio, da cui ebbe tre maschi (Francesco, anch’egli giurista, Gian Buono, decretalista, e Manfredino) e due femmine (Bartolomea e Richelda). Nel 1280 era annoverato tra i sapientes del Comune di Modena, su incarico del quale svolgeva attività didattica; a quel periodo risalgono alcuni lodi, pronunciati nella città natale, che attestano la sua versatilità professionale (ibid., p. 12). Nel novembre del 1281 ricoprì la carica di consultore del Comune di Foligno. Subito dopo fu docente a Cremona (Romano, 1896) e successivamente fu chiamato a insegnare presso lo Studium di Padova, tra i cui doctores è annoverato una prima volta nel 1290 (Gloria).
Nel 1306 compare a Modena, insieme con il fratello Alessandro, tra i quattrocento consiglieri della città e quale difensore del Popolo (Muratori) all’indomani dell’instaurazione di un governo popolare nato per contrastare le mire espansionistiche degli Este.
In quel contesto si spiega anche il matrimonio della figlia Bartolomea con Manfredino di Egidio Pio, acerrimo nemico di Azzo (VIII) d’Este. Testimonia l’importanza del M. per la vita pubblica della sua città il fatto che i Modenesi furono costretti a indirizzare una petizione per legittimare la sua assenza dalla cattedra patavina, che comunque egli tornò a occupare dal 1308 sino al 1310 almeno, anno dopo il quale non è più ricordato nei diplomi dottorali.
In tutti i documenti che ne attestano la presenza a Padova il suo nome è associato a quello di Riccardo Malombra, con il quale polemizzò circa la successione a Carlo II d’Angiò. Eco non minore suscitò la disputa in materia di deposito che lo oppose a Giovanni d’Andrea, dal quale si ha notizia di una summa del M. in materia di prove.
La letteratura erudita gli attribuisce, senza fondamento (Vicini, p. 21), incarichi accademici anche a Bologna e a Pisa, nonché l’ufficio di podestà di Lucca, dove sarebbero rimasti gli originali della sua produzione scientifica. Sebbene Savigny dubiti della fondatezza di tali notizie e Bongi non includa il M. tra i podestà del Comune toscano, sembra che nel marzo del 1552 il modenese Ludovico Bianchi, auditore della Rota lucchese, invitasse il Consiglio della sua città a farsi promotore della pubblicazione di tali manoscritti.
Nel 1314, in base al testamento del figlio Francesco (ibid.), collega del M. a Padova dal 1308 al 1310 (Bedoni, p. 106), il M. risulta defunto. Incerto il luogo della morte: secondo il giurista cinquecentesco Bernardino Scodobio morì a Modena, dove fu sepolto nella chiesa di S. Domenico.
Il nipote Antonio, figlio di Francesco, fu anch’egli docente a Padova e attivo nel quarto decennio del XIV secolo a Modena, dove partecipò alla riforma degli statuti cittadini del 1337 (ibid., p. 78).
Opere: Diplovatazio e Trittenheim ascrivono al M. alcune opere esegetiche sul Digesto e sul Codice, da essi certamente non esaminate. Più attendibile è Guglielmo da Pastrengo, contemporaneo del M., quando asserisce che questi ridusse in compendio i commenti di Odofredo Denari al Codice e al Digesto, intitolando Decisa questa sua fatica. Sempre dalla stessa fonte, che gli riconosce una vasta cultura non accompagnata da altrettanto felice capacità espositiva, risulta che il M. fu autore di repetitiones e quaestiones. Alcune di queste sono ricordate da Giovanni d’Andrea, che raffigura altresì il M. nella veste di consulente (Savigny, p. 454). A Padova difatti, il 12 febbr. 1305, aveva approvato, insieme con altri, un consilium che riconosceva al Comune i diritti su un terzo dei proventi delle condanne pecuniarie inflitte agli eretici (Marangon, Gli «Studia»…). Vedriani gli attribuisce inoltre un trattato concernente la materia testamentaria e un’opera analoga sulla prole illegittima. Alle sue esperienze ai vertici delle istituzioni comunali fanno da contrappunto alcune quaestiones statutorum, il cui ricordo traspare dal Commentarium de statutis di Alberico da Rosciate, nonché da ulteriori testimonianze manoscritte (Bellomo, 1969). Sempre alla realtà comunale allude una quaestio in tema di omicidio del «bannitus» (Id., 2000). Civilista puro, il M. si mostra insensibile di fronte al diritto canonico, tanto da tenere una disputa tutta romanistica su una decretale di Gregorio X riguardante le usure non accolta nel Sextus, (Biblioteca apost. Vaticana, Arch. S. Pietro, A.29, cc. 270rv-271rv, cfr. Cortese, p. 60).
Rimasta frustrata l’impresa editoriale caldeggiata nel Cinquecento, la produzione del M. è in gran parte frammentata nei fondi manoscritti di varie biblioteche italiane e straniere. Già Montfaucon segnalava alcuni trattati del M. (Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 5773); nella stessa Biblioteca (Vat. lat., 10726) ne sono stati identificati altri (Bevilacqua, 1962), insieme con talune glossulae ad Digestum Vetus (Pal. lat., 735, c. 1), mentre è stata proposta da G. Nicolaj l’attribuzione al M. di un Tractatus de instrumentis, tradito apografo dal Vat lat., 4773. La Biblioteca Angelica di Roma conserva un consilium del M. (ms. 275, c. 150r), mentre una sua quaestio disputata in materia di deposito si custodisce a Bologna presso la Biblioteca dell’Archiginnasio (cfr. Inventari dei manoscritti). Si deve a Bevilacqua l’edizione del Consilium de pace promissa et non servata (Vat. lat., 10726) e della Quaestio an duo testes reprobent ystrumentum (Vat. lat., 10726, c. 175). Un suo Sermo pro scolari conventuando, composto a Padova tra il 1290 e il 1295, è stato pubblicato nel 1985 da Marangon (Un «Sermo»…), il quale non ha riservato la stessa attenzione a uno scritto di analogo tenore conservato nella Biblioteca nazionale di Firenze (Magl., VI, 134, cc. 64-65), poiché privo di riferimenti cronici e topici concernenti Padova.
Fonti e Bibl.: B. degli Ubaldi, Consilia, III, Venetiis 1514, p. 81; J. Trittenheim, De scriptoribus ecclesiasticis, Parisiis 1531, c. 128; G. del Maino, In sec. Digesti Novi partem commentaria, in l. quidam cum filio, ff. de verborum obligationibus, Venetiis 1598, c. 163v; L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, III, Mediolani 1740, col. 908; A. Gloria, Monumenti della Università di Padova (1222-1318), Venezia 1884, pp. 149, 249 s.; Guglielmo da Pastrengo, De viris illustribus et De originibus, a cura di G. Bottari, Padova 1991, p. 165; T. Garzoni, La piazza universale, a cura di P. Chierici - B. Collina, Torino 1996, I, p. 183; L. Vedriani, Dottori modonesi di teologia, filosofia, legge canonica e civile, Modona 1665, pp. 41-43; G. Panciroli, De claris legum interpretibus, Lipsiae 1721, p. 146; M. Mantova, Epitome virorum illustrium, ibid., p. 482; G.B. Caccialupi, Succinta historia interpretum et glossatorum iuris, ibid., pp. 505 s.; N.C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, Venetiis 1726, I, p. 197; B. de Montfaucon, Bibliotheca bibliothecarum, Parisiis 1739, I, p. 141; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Patavii 1757, I, pp. XXXIV s.; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, Modena 1783, pp. 185-190; F.M. Colle, Storia scientifico-letteraria dello Studio di Padova, II, Padova 1824, p. 77; F.K. von Savigny, Geschichte des Römischen Rechts im Mittelalter, V, Stuttgart 1850, pp. 430-433; S. Bongi, Inventario del R. Archivio di Stato di Lucca, II, Lucca 1876, pp. 303 s.; E. Narducci, Catalogus codicum manuscriptorum praeter Graecos et Orientales in Bibliotheca Angelica, I, Romae 1893, pp. 148-151; G. Romano, Un documento cremonese relativo all’Universitas scolarium, in Arch. stor. lombardo, XXIII (1896), 2, p. 138; E.P. Vicini, Di N. M., Modena 1900; M. Bevilacqua, Nicolai de Mactarellis Consilium de pace promissa et non servata, in Latinitas, VIII (1960), pp. 218-220; Id., Una «quaestio» di N. M. (Vat. lat. 10726), in Collectanea Vaticana in honorem Anselmi M. card. Albareda, Città del Vaticano 1962, I, pp. 139-157; T. Diplovatazio, Liber de claris iuris consultis, pars posterior, a cura di F. Schulz - H. Kantorowicz - G. Rabotti, Bononiae 1968, p. 255; M. Bellomo, Due «Libri magni quaestionum disputatarum» e le «quaestiones» di Riccardo da Saliceto, in Studi senesi, s. 3, XVIII (1969), pp. 256-268; G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschriften zum römischen Recht bis 1600, III, Frankfurt a.M. 1972, ad ind.; A. Romano, Le quaestiones disputatae nel «Commentarium de statutis» di Alberico da Rosciate, in Aspetti dell’insegnamento giuridico nelle Università medievali, IV, Reggio Calabria 1975, pp. 75-180; G. Bedoni, N. M., il politico, il docente, il giurista, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche prov. modenesi, s. 11, V (1983), pp. 75-106; P. Marangon, Gli «Studia» degli Ordini mendicanti, in Storia e cultura a Padova nell’età di s. Antonio, Padova 1985, pp. 369 s.; Id., Un «Sermo pro scolari conventuando» del professore di diritto N. M. (Padova, c. 1290-1295), in Quaderni per la storia dell’Università di Padova, XVIII (1985), pp. 151-156; E. Cortese, Il Rinascimento giuridico medievale, Roma 1992, pp. 60, 64 n., 65 n.; M. Bellomo, I fatti e il diritto tra le certezze e i dubbi dei giuristi medievali (secoli XIII-XIV), Roma 2000, p. 626; M. Montorzi, Processi istituzionali, Padova 2005, p. 311; G. Nicolaj, Le funzioni del documento, in Lineamenti di diplomatica generale, in Scrineum, I (2003), htpp: //scrineum.unipv.it/rivista/nicolaj/ nicolaj-funzioni.html, n. 122; Rep. fontium hist. Medii Aevi, VII, p. 508; Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, LXXIX, p. 24; Catálogo de los manuscritos jurídicos de la Biblioteca Capitular de la Seu d’Urgell, diretto da A. García y García, in corso di stampa.