NANNETTI, Niccolò
– Nacque il 14 aprile 1674 (Bellesi, 2009) a Firenze, nella parrocchia di S. Lucia sul Prato, da Camillo e da Lessandra Galli.
È errato quanto afferma Francesco Maria Niccolò Gabburri (Vite di pittori [1730-1740 ca.], cit. in Tosi, 1990, p. 372) che nel 1739 definisce l’artista di anni 49, fissandone la data di nascita, in maniera incongruente rispetto alla prima informazione, al 12 gennaio 1675.
Formatosi inizialmente presso il pittore Alessandro Loni, seguace di Carlo Dolci, passò, probabilmente nell’ultimo decennio del secolo, alla scuola di Alessandro Gherardini dove, accanto alla grande tradizione emiliana, ebbe la possibilità di assorbire le novità proposte dai fiorentini Giovanni Camillo Sagrestani e Matteo Bonechi.
I suoi primi lavori sono databili tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo quando, a fianco dell’anziano Cosimo Ulivelli e dei più giovani Giovanni Perini, Pier Dandini, Giovanni Cinqui e Giovanni Bagnoli, affrescò, entro il 1701, nel chiostro dei Morti della chiesa di S. Spirito a Firenze, quattro lunette raffiguranti la Conversione di s. Agostino, S. Tommaso da Villanova risana un’infermo, S. Tommaso da Villanova libera un’indemoniata, S. Giovanni da San Facondo libera il popolo dalla peste, caratterizzate da un monumentalismo brioso di matrice cortonesca (Benassai, 2010).
Al 23 ottobre 1703 risale il pagamento per l’Incoronazione della Vergine e per alcuni Puttini realizzati nel soffitto e nella calotta absidale della cappella dedicata a S. Carlo Borromeo annessa alla villa Sonnino già Grifoni a Castelvecchio di Cigoli nei pressi di San Miniato al Tedesco (Pisa), rinnovata e ampliata su progetto di Antonio Ferri (Roani Villani, 1991). Gli affreschi, inseriti entro quadrature di Andrea Landini, sono caratterizzati da un pacato classicismo e rientrano nel progetto di rinnovamento della cappella, opera di Carlo Marcellini, autore degli stucchi (ibid.).
Nel 1705 Nannetti risulta immatricolato all’Accademia del disegno di Firenze dove rimase, con vari incarichi, fino al 1748 (Zangheri, 2000); nello stesso 1705 è documentato, nel capoluogo toscano, per lavori in palazzo Capponi (Ginori Lisci, 1972).
A partire dalla fine del primo decennio del Settecento fu attivo a Pistoia: a questo periodo risale la tela raffigurante S. Filippo Neri guarisce papa Clemente VIII dalla chiragra (1709) realizzata per la chiesa dei Ss. Filippo e Prospero, cui seguì, entro il secondo decennio, parte della serie ad affresco nella chiesa della Ss. Annunziata. Qui, disposti in due ordini sulle pareti interne dell’edificio, sono raffigurati beate e beati dell’Ordine servita (Diana Stella e Giuliana Falconieri [canonizzata nel 1737]; Pellegrino Laziosi, canonizzato nel 1726; Bonaventura Bonaccorsi, Ubaldo Adimari, Alessio Falconieri, Bonagiunta Manetti, Buonfiglio Monaldi, Manetto dell’Antella, Amadio Amidei, Uguccione Uguccioni, tra i fondatori dell’Ordine dei servi di Maria, canonizzati poi nel 1888); tale intervento fu forse favorito dall’interessamento dei fratelli Niccolò e Tommaso Puccini, membri di un’importante famiglia pistoiese, dal 1704 titolari dell’altare dell’Addolorata nella medesima chiesa (Dominici, 1992). Ancora al primo decennio del secolo vengono ricondotti a Nannetti, da Paolucci - Petrucci (1978), gli affreschi nella villa Feroni a Bellavista presso Borgo a Buggiano nel Pistoiese.
In base anche a una serie di confronti stilistici con la Madonna in gloria che dipinse in questi stessi anni nella chiesa di S. Maria in Selva a Borgo a Buggiano, sono stati attribuiti a Nannetti i dipinti nelle ultime quattro stanze dell’ala sinistra della villa (Scena allegorica; Amore e la Verità assistono la Pace che porge l’olivo alla Giovinezza (Ebe) in presenza della Concordia maritale; La Virtù sconfigge la Pigrizia mentre la Volontà trascina verso la Gloria; Il carro della Luna, Bacco e Amore; Le quattro stagioni; Le Parche e il Tempo che rapisce la Bellezza), realizzati in collaborazione con il quadraturista Rinaldo Botti e lo stuccatore Giovan Battista Ciceri. Con gli stessi artisti collaborò anche per gli affreschi perduti dell’oratorio della Misericordia a Pescia, sempre nel Pistoiese (Ansaldi, 1772; Petrucci, 1978, p. 37). L’attribuzione dei dipinti nella villa Feroni, discussa da Dominici (1992) che riconosce la mano del pittore solo in alcune sovrapporte, non è invece accettata da Bellesi (2009).
Nel 1721, ancora a Pistoia, Nannetti affrescò, con Botti, la Gloria del Nome di Gesù nella volta della cappella Melani nella chiesa di S. Domenico (Bellesi, 2009) e una lunetta nel chiostro della chiesa di S. Francesco (Meloni Truklja, 1989). Allo stesso periodo viene attribuito alla sua mano l’affresco conIl Tempo che sottrae la Gioventù ai Vizi nella volta del secondo salone del palazzo riferito alla famiglia Cellesi da Pavone (2008) a Pistoia, realizzato poco prima dei suoi lavori in palazzo Amati Cellesi databili, sempre intorno al 1721, in base all’iscrizione presente nel salone affrescato da Giovan Domenico Ferretti.
La mano di Nannetti è riconoscibile nell’affresco con l’Impulso dato alle arti e nei monocromi entro ovati nella stanza attigua all’alcova, nello sfondato con figure che reggono lo stemma Amati, in stucco, nel soffitto dell’ingresso al primo piano, e nella Gloria di Maria e vari santi dipinta nella volta della cappella (Gregori, 1982).
Alla metà del terzo decennio risalgono gli affreschi nella villa Puccini di Scornio (Pistoia) dove Nannetti, insieme con Giovan Domenico Ferretti, Niccolò Lapi e Giuseppe Pinzani affrescò, nel salone centrale, la Glorificazione di Ercole e, in due stanze al piano nobile, l’Età del bronzo e gli Amori degli dei, opera, quest’ultima, della quale si conserva uno studio preparatorio alla Christ Church Picture Gallery di Oxford (Dominici, 1992). È probabile che in questo stesso periodo il pittore abbia realizzato anche il proprio Autoritratto, oggi agli Uffizi, destinato alla raccolta di dipinti dedicata all’effigi degli artisti che Tommaso Puccini, medico alla corte del granduca Cosimo III, stava mettendo insieme da qualche tempo (Leoncini, 1978).
Nel 1726 dipinse la Fuga in Egitto per la chiesa del santuario di Montesenario presso Vaglia (Firenze) appartenente all’Ordine dei servi di Maria, tela presente nell’edificio l’anno successivo (Guida..., 1911); a quest’opera seguì, nel 1727, la tela con la Vergine che dona l’abito ai sette santi fondatori dell’Ordine dei servi di Maria nella chiesa della Ss. Annunziata a Firenze, di pertinenza di questo stesso ordine, e, nel convento annesso all’edificio, l’affresco con Allegoria della Concordia (Bellesi, 2009). Sempre a Firenze, nel 1729, fu chiamato dal priore della chiesa di S. Lucia alla Castellina (Lenzi, 1993), a realizzare, in collaborazione con Botti, l’affresco raffigurante la Gloria dei santi carmelitani tra i ss. Maria Maddalena de’Pazzi e Andrea Corsini (Meloni, 1967); il 6 maggio dello stesso anno ricevette il pagamento dall’elettrice palatina Anna Maria Luisade’ Medici per un S. Gerolamo, su tela, destinato al coro alto della chiesa della villa la Quiete nei dintorni di Firenze (Casciu, 1990).
Nel 1730 fu attivo nell’oratorio della villa Naldini Niccolini a Coiano, presso Prato, dove affrescò la Sacra Famiglia e s. Pietro che appaiono a s. Antonio da Padova (Cerrettelli, 2003); al 1732 risale la tela con Gregorio VII che scomunica l’imperatore Enrico IV dipinta per la chiesa di S. Maria a Vallombrosa a Reggello, presso Firenze, mentre, intorno al 1734, si datano i due affreschi (a monocromo) raffiguranti la Decollazione di s. Paolo e il Martirio di s. Pietro e quello con Profeti, apostoli e alcune figure allegoriche nell’oratorio dei Vanchetoni a Firenze (Bellesi, 2009). A questo stesso periodo può essere riportato anche l’intervento dell’artista, già ricordato da Gabburri (cit. in Tosi, 1990, p. 372), nella chiesa dell’ospedale di S. Giovanni di Dio, in Borgo Ognissanti a Firenze, dove dipinse «un medaglione e un ovato» con l’Incoronazione di spine e La lavanda dei piedi di Cristo da parte di s. Giovanni di Dio. Al 1735-38 si datano i lavori nel coro del monastero di S. Niccolò a Prato dove, entro quadrature di Domenico Maria Papi, affrescò le allegorie dell’Obbedienza, della Carità, della Fede, della Fortezza, della Giustizia, della Pace, della Prudenza, della Speranza, della Temperanza, quattro Episodi con santi e monaci domenicani e, sopra la porta del corridoio chiusodel chiostro, l’Immacolata Concezione (Lenzi, 1993).
Nel 1738, sempre secondo Gabburri (cit. in Tosi, 1990, p. 372) Nannetti fu attivo a Roma, in palazzo Salviati, ma di tali lavori non rimane traccia. Tornato a Firenze, nel 1739 fu impegnato nella decorazione della cappella Coletti nella chiesa di S. Maria del Carmine, di cui, dopo un incendio nel 1771, si conserva solo la tela con il Riposo durante la fuga in Egitto (Lenzi, 1993). Documentati al 1745 sono gli affreschi con temi allegorici nella villa di Terrafino a Piazzanese, presso Empoli (Bellesi, 2009). L’ultima opera nota è nella badia Fiesolana dove, tra il 1745 e il 1749, affrescò, nella volta della cappella Montelatici, Dio Padre in gloria con, ai lati, lo Sposalizio della Vergine e Il riposo durante la fuga in Egitto (Lenzi 1993).
Oltre ai lavori citati, Bellesi (2009) riporta all’artista l’affresco con l’Incoronazione della Vergine e s. Francesco di Paola nell’oratorio della Vannella (Settignano) e, con cautela, le cinque tele raffiguranti S. Filippo, S. Giacomo Maggiore, S. Giacomo Minore, S. Matteo e S. Paolo nella chiesa di S. Margherita in S. Maria de’ Ricci a Firenze.
Morì a Firenze il 15 maggio 1749 e fu sepolto nella chiesa di S. Maria Maggiore.
Fonti e Bibl.: O. Marrini, Serie di ritratti di celebri pittori dipinti di propria mano in seguito a quella già pubblicata nel Museo fiorentino esistente appresso all’abate Antonio Pazzi con brevi notizie intorno a’ medesimi, I, Firenze 1764, pp. XXXIX s.; I. Ansaldi - L. Crespi, Descrizione delle sculture, pitture et architetture della città, e sobborghi di Pescia nella Toscana, Bologna 1772, pp. 33, 53; Guida storico-descrittiva del santuario di Montesenario, Terni 1911, p. 58; S. Meloni, Biografia di una chiesa. S. Lucia alla Castellina, in Antichità viva, VI (1967), 5, pp. 3-14; L. Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, I, Firenze 1972, p. 522; G. Leoncini, Antefatti della collezione Pazzi, in Paragone, XXIX (1978), 345, pp. 103-118; A. Paolucci - F. Petrucci, I Feroni a Bellavista: un esempio di villa barocca in Toscana, ibid., pp. 26-45; M. Gregori, Il palazzo Amati Cellesi a Pistoia, in Banca toscana. Storia e collezione, a cura di C. Nardini - L. Amadori Gori, Firenze 1982, p. 302; A. Chiti, Pistoia, guida storica artistica, Pistoia 1989, pp.140, 168, 205; S. Meloni Trkluja, in Pittura in Italia. Il Settecento, II, Milano 1989, pp. 803 s.; S. Casciu, Vicende settecentesche della villa della Quiete. L’Elettrice palatina e la Congregazione delle signore montalve, in Arte cristiana, n.s., LXXVIII (1990), pp. 249-266; A. Tosi, La pittura a Pisa nelle Vite di Francesco Maria Gabburri e nella storiografia artistica del XVIII secolo, in Settecento pisano. Pittura e scultura a Pisa nel secolo XVIII, a cura di R.P. Ciardi, Pisa 1990, pp. 372 s.; R. Roani Villani, Un’aggiunta in margine a Carlo Marcellini, in Paragone, XLII (1991), 491, pp. 80-85; L. Dominici, Gli affreschi del Villone di Scornio dal primo Settecento al 1842, in La villa e il parco Puccini di Scornio, Pistoia 1992, pp. 9-54; C. Lenzi, La decorazione del coro del convento di S. Niccolò a Prato, in Antichità viva, XXXII (1993), 3-4, pp. 56-64 ; S. Francolini, La decorazione pittorica del ‘chiostro dei Morti’, in La chiesa e il convento di S. Spirito a Firenze, a cura di C. Acidini Luchinat, Firenze 1996, pp. 179-200; Gli accademici del Disegno. Elenco alfabetico, a cura di L. Zangheri, Firenze 2000, p. 229; C. Cerretelli, Prato e la sua provincia, Firenze 2003, p. 200; P. Cappellini, La decorazione sei-settecentesca nei palazzi pistoiesi, in Le dimore di Pistoia e della Valdinievole. L’arte di abitare tra ville e residenze urbane, a cura di E. Daniele, Firenze 2004, pp. 249-256; M.A. Pavone, Un nuovo contributo per Ferretti, N. e Meucci a Pistoia, in Studi di storia dell’arte, XIX (2008), pp. 233-252; S. Bellesi, Catalogo dei pittori fiorentini del ’600 e ’700. Biografie e opere, I, Firenze 2009, p. 212; S. Benassai, Sulla decorazione murale dei chiostri e dell’ex-convento di S. Spirito a Firenze, in Paragone, s. 3, LXI (2010), 89, pp. 67-87; U.Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 338.