RADULOVICH, Niccolo
RADULOVICH, Niccolò. – Nacque a Polignano dal marchese Francesco e da Anna Vaaz il 28 dicembre 1627. Suo padre era il secondo titolare del feudo pugliese acquistato nel 1604 da Niccolò Radulovich, mercante originario di Ragusa (Dubrovnik) e committente di Caravaggio. Sua madre apparteneva a una famiglia ebraica convertita di origini portoghesi, insediatasi nel Regno di Napoli nell’ultimo quarto del XVI secolo.
Niccolò si formò nel Collegio Clementino di Roma. Conseguito il titolo di dottore in utroque iure, Innocenzo X lo nominò prima referendario delle Segnature di grazia e di giustizia, poi governatore di Rimini nel 1652 e di Orvieto nel 1654. Mentre si trovava in Romagna, pubblicò un libro di Considerazioni […] con occasione di alcuni luoghi della Vita di San Guglielmo duca d’Aquitania (Cesena 1652): testo di argomento morale, ispirato alle opere di Virgilio Malvezzi e dei gesuiti Pietro Sforza Pallavicino e Girolamo Cattaneo. Nel 1656 Radulovich ebbe quindi l’incarico di governatore di Norcia. Nello stesso anno, poiché era comparsa la peste nel Regno di Napoli, fu nominato commissario di sanità per vigilare sul confine reatino.
Ordinato prete il 16 febbraio 1659, il 10 marzo seguente fu creato arcivescovo di Chieti. Si congratulò con lui lo stesso Sforza Pallavicino, a testimonianza di un rapporto di amicizia consolidato. Nel governo dell’arcidiocesi teatina, Radulovich aderì pienamente ai dettami della pastorale postridentina, rinvigorita nella seconda metà del XVII secolo. Condusse sei visite apostoliche e mandò a Roma, per le visite ad limina, undici relazioni. Solo due, invece, i sinodi diocesani: il primo, nel 1661, si concluse con la pubblicazione della Synodus diocesana Theatina ab illustriss. ac reuerendiss. d.d. Nicolao Radulouico archiepiscopo et comite Theatino celebrata anno domini 1661 (Romae 1664); il secondo si tenne nel 1673. Fu l’ultimo: l’estensione geografica e l’orografia dell’arcidiocesi, la povertà delle sue risorse, il brigantaggio, secondo Radulovich, consigliavano di non ripeterne la convocazione. Egli era del resto costantemente assistito da sedici vicari foranei, che compivano visite annuali, e dagli Ordini religiosi (cappuccini, domenicani, gesuiti), protagonisti di missioni nelle campagne. Altri risultati di rilievo furono la crescita delle presenze nel seminario, passato dai 18 alunni del 1659 ai 72 del 1700 e più stabilmente finanziato, e la fondazione a Chieti del Conservatorio delle orfane (1686) e del monastero femminile di S. Chiara (1696). Radulovich diede altresì impulso alle iniziative edilizie religiose in città, commissionando lavori di restauro alla cattedrale.
In chiaroscuro rimase nondimeno proprio la tutela della giurisdizione della sua chiesa: si ebbero ripetutamente conflitti non solo con i viceré spagnoli a Napoli, ma anche con i ministri del duca di Parma Ranuccio II, che in Abruzzo possedeva feudi. Spinose parvero altresì le liti con il collegio romano di S. Bonaventura, che teneva in commenda l’abbazia di S. Maria di Arabona, e più in generale le controversie fra ecclesiastici, i quali – come accadeva in altre diocesi – erano soliti ricorrere alla nunziatura a Napoli o direttamente ai giusdicenti della Curia romana. Radulovich non mancò di utilizzare nei casi estremi le armi spirituali, ma di norma praticava le vie della mediazione, anche quando (come accadde nel 1660 nella lite con un locatario di beni della mensa arcivescovile) fu convenuto a Napoli, dinanzi ai giudici civili. A Roma, peraltro, era costantemente attivo un suo agente, Silvio de’ Cavalieri.
Nel 1679 fu ascritto all’Accademia reale della regina Cristina di Svezia, fondata a Roma nel 1674. Il sodale e amico Alessandro Guidi, che avrà un peso di rilievo nella prima Arcadia, gli dedicò l’ode Vanità de’ pensieri umani (pubblicata nella Biblioteca Enciclopedica Italiana, XXXV, Milano 1835, p. 125).
Il 12 luglio 1691 fu eletto papa il cardinale Antonio Pignatelli (Innocenzo XII), che come arcivescovo di Napoli aveva conosciuto Radulovich. Lo richiamò quindi a Roma, nominandolo prima segretario della congregazione sullo Stato dei regolari e poi segretario della congregazione dei Vescovi e regolari. Glissò invece sul suo nome in occasione delle creazioni cardinalizie del 1696-97. Secondo Orazio d’Elci, cameriere d’onore e autore di scritture sulla corte di Roma, il pontefice – pur stimandolo per la sua cultura e le sue capacità – era stato dissuaso dall’aver scoperto la nomina puramente clientelare di un canonico teatino e dall’aver avuto indizi chiari addirittura del suo alcolismo. Solo più tardi, nel Concistoro del 14 novembre 1699, Radulovich fu creato cardinale. Con la sua nomina, secondo lo stesso Orazio d’Elci, potevano essere contrastati i «trattati, che strettamente si facevano da’ cardinali per la creazione del nuovo pontefice» (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 13659, c. 14v).
Radulovich ricevette la berretta rossa (con il titolo di S. Bartolomeo all’Isola) il 3 febbraio 1700. Immediato fu il suo impiego su diversi fronti: entrò, ora da membro componente, nelle congregazioni dei Vescovi e regolari, della Residenza dei vescovi, della Disciplina regolare. Partecipò quindi al conclave apertosi dopo la morte di Innocenzo XII (il 27 settembre 1700). Quando giunse notizia della scomparsa anche del re di Spagna, Carlo II d’Asburgo, esortò i cardinali della sua fazione (cioè quelli creati da papa Pignatelli) a una sollecita elezione del successore.
Incrementò infine l’attività sotto il nuovo papa, Clemente XI, intervenendo dal 1701 sia alla congregazione del Concilio di Trento, sia a quella dell’Inquisizione. Cadde però malato nello stesso anno: Anselmo Banduri, giovane benedettino ragusano con interessi nella numismatica e nell’antiquaria (che Radulovich conobbe e raccomandò), lo ricorda sofferente di gotta. Alla fine dell’estate del 1701 si recò a Tivoli per curarsi.
Morì a Roma il 27 ottobre 1702 e venne seppellito in S. Bartolomeo all’Isola. Lasciò manoscritto un elogio di s. Gaetano da Thiene conservato nella Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli (ms. S. Mart. 391). Un’incisione a stampa con il suo ritratto, a opera di Luis David, è contenuta in M. Guarnacci, Vitae, et res gestae pontificum romanorum et S. R. E. cardinalium, Romae 1751, p. 494.
Fonti e Bibl.: Archivio segreto Vaticano, Segr. Stato, Lettere di vescovi e prelati, bb. 50, c. 387r, 52, c. 139r, 54, c. 46r, 57, c. 139r, 62, c. 321r, 68, c. 354r, 69, cc. 104r-106v, 70, cc. 233r, 419r, 477r, 71, cc. 145r, 175r, 73, cc. 108r-110r; Lettere di cardinali, bb. 66, cc. 123r, 143r, 67, cc. 393rv, 402rv; Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 13659: O. d’Elci, Vite de’ cardinali (secc. XVII-XVIII), cc. 12r-14v.
F. Ughelli, Italia Sacra sive De episcopis Italiae, VI, Venetiis 1730, coll. 770 s.; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, VIII, Roma 1794, pp. 61-63; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edificii di Roma, XIII, Roma 1879, p. 445, n. 1076; Hierarchia catholica Medii et recentioris aevi, a cura di P. Gachat, IV, Münster 1935, p. 332; P. Pasquini, Visite e relazioni ‘ad limina’ dell’arcivescovo Nicolò Radulovic sullo stato della chiesa teatina, in Vita diocesana di Chieti e Vasto, XLIX (1976), pp. 578-620; M. Basile Bonsante, Mecenatismo e committenza dei Radolovich tra Puglia e Abruzzo, in L’Abruzzo e la Repubblica di Ragusa tra il XIII e il XVII secolo, II, Ortona 1988, pp. 75-89; Ch. Weber, Die ältesten päpstlichen Staatshandbücher. Elenchus congregationum et collegiorum Urbis. 1629-1714, Roma-Freiburg-Wien 1991, p. 143; G. Meaolo, I vescovi di Chieti e i loro tempi, Vasto 1996, pp. 195-202; L’Abruzzo nei manoscritti della Biblioteca apostolica vaticana, a cura di G. Morelli, L’Aquila 1999, ad ind.; S. Fogelberg Rota, Organizzazione e attività poetica dell’Accademia Reale di Cristina di Svezia, in Letteratura, arte e musica alla corte romana di Cristina di Svezia, a cura di R.M. Caira - S. Fogelberg Rota, Roma 2005, pp. 129-150 (in partic. p. 140); J. Puškarić, Anselmo Banduri (1675-1743), dubrovački benediktinac u Parizu (Anselmo Banduri [1675-1743], benedettino ragusano a Parigi), in Zbornik Odsjeka za povijesne znanosti… (Atti del Dipartimento di ricerca storica…), XXIV (2006), pp. 131-186 (in partic. p. 138); D. Martín Marcos, Facciones, partidos y celantes en el cónclave de 1700: la elección de un Papa al inicio del conflicto sucesorio de la monarquía española, in Espacio, tiempo y forma, s. 4, XXIII (2010), pp. 181-202.