STENONE, Niccolò (Niels Steensen o Stensen). – Nacque il 1° gennaio 1638 a Copenaghen, non lontano dalla nota Rundetårn (Torre Rotonda)
I lavori per la costruzione della Torre, da poco inaugurati, vennero terminati appena quattro anni più tardi aprendo così al pubblico il primo osservatorio statale d’Europa, estensione di quell’università che il re Cristiano IV aveva tanto ardentemente promosso durante il suo regno.
Stenone era figlio dell’orafo Sten Pedersen, oriundo della provincia di Skåne (oggi in Svezia), impiegato presso la corte del re, e di Anne Nielsdatter, originaria della provincia danese di Fyn; entrambi erano già stati sposati in precedenza, e Sten aveva dal suo precedente matrimonio avuto due figli, Lisbeth e Johan. Oltre a Niels, Sten e Anne ebbero anche un’altra bambina, Anne.
Niels era un ragazzino di salute cagionevole: soffriva infatti di una malattia che spesso gli impediva di giocare con gli altri bambini, i quali lo definivano senz’altro ‘minuto e malaticcio’, costringendolo invece a divenire familiare con le conversazioni degli adulti. Quando Niels aveva sette anni suo padre morì; in seguito sua madre si risposò per ben due volte; la cura spirituale e materiale del ragazzo fu affidata a Jørgen Carstensen, funzionario erariale, che aveva sposato anni prima la sorellastra maggiore di Niels, Lisbeth.
All’età di dieci anni Stenone fu mandato alla cattolica (e privata) Vor Frue Skole (Scuola di Nostra Signora), in cui tra i suoi maestri ebbe il celebre poligrafo, medico e botanico Ole Borch. Da questi il giovane Stenone apprese l’interesse per la chimica, e spesso conduceva egli stesso esperimenti nel laboratorio del padre. In quegli anni ebbe anche modo di frequentare la casa di Simon Paulli, medico personale di Federico III e noto anatomista, le cui pubbliche dissezioni nella Domus anatomica, ovvero il teatro anatomico dell’Università di Copenaghen, divennero parte integrante della formazione intellettuale del nostro.
Nel 1656 Stenone si iscrisse all’Università di Copenaghen come studente della facoltà di medicina, da più di un secolo dominata dalla famiglia Bartholin, il cui più illustre rappresentante, Thomas, era allora docente di medicina e preside della facoltà, noto al mondo scientifico per aver scoperto i dotti linfatici; Thomas, che Stenone scelse come proprio tutor, divenne una figura di riferimento sia nel periodo universitario che negli anni della maturità; una certa influenza tuttavia ebbe su di lui anche suo fratello, il medico Rasmus Bartholin, fervente ammiratore del metodo cartesiano.
I particolari di questi anni di studi ci sono forniti da un diario personale redatto da Stenone, che egli stesso intitolò Chaos, il quale ci restituisce uno sguardo prezioso e vivido del suo ‘laboratorio’ universitario, che spaziava dalla chimica, alla fisica (ottica, meccanica, astronomia), all’anatomia e alla biologia, senza escludere commenti di ordine teologico-spirituale (il luterano Stenone si appassionò alla lettura di un notissimo predicatore gesuita dell’epoca, Jeremias Drexel).
Nell’autunno del 1659 il ventunenne Stenone cominciò un lungo viaggio attraverso l’Europa con lo scopo di terminare e integrare i propri studi universitari. Fu in Germania, e quindi in Olanda, dove ad Amsterdam, presso il laboratorio di Gerhard Blaes (Blasius) fece la sua prima, importante scoperta, quella dei dotti delle ghiandole parotidi, che presero poi il nome di ‘dotti stenoniani’ (Disputatio anatomica de glandulis oris, Leiden 1661); trasferitosi poi a Leida, entrò in diretto contatto con Baruch Spinoza, ed ebbe occasione, anche sulla scorta di letture cartesiane, di approfondire l’anatomia del cervello e del cuore; di quest’ultimo descrisse per la prima volta l’esatta struttura muscolare.
Questi studi furono interrotti a causa della morte prima del patrigno Johan Stichmann (1663) e poi della madre (1664), eventi che lo costrinsero a tornare a Copenaghen; lì tuttavia i suoi successi scientifici non servirono a guadagnarli una pur meritata posizione universitaria, che il suo mentore Bartholin preferì riservare ad amici e parenti assai più mediocri di lui. Di fatto Stenone non riuscì mai a fare carriera accademica nel proprio Paese natale.
La difficile situazione in patria lo spinse a ripartire, e nel 1664 si recò a Parigi ospite di Melchisedec Thévenot, presso cui ebbe modo di frequentare, tra gli altri, l’allora giovane biologo ed entomologo olandese Jan Swammerdam. Intanto il nome di Stenone faceva la sua comparsa nel Journal des savants ed entro il circolo culturale della Royal Society; a questo periodo risalgono alcune sue pubbliche dissezioni del cervello, divenute poi notissime, pubblicate qualche anno più tardi (Discours de monsieur Stenon sur l’anatomie du cerveau, Paris 1669). Nel 1665, a Montpellier, incontrò i naturalisti William Croone, John Ray e Martin Lister, futuri influenti membri della Royal Society.
Nel marzo del 1666 Stenone varcò le Alpi alla volta di Pisa, porgendo al granduca Ferdinando II de’ Medici lettere di presentazione di Thomas Bartholin e Thévenot. Di lì passò a Firenze, dove conobbe il bibliotecario granducale Antonio Magliabechi, e poi a Roma, dove incontrò il biologo Marcello Malpighi. Tornato a Livorno, il 24 giugno 1666 assisté alla processione del Corpus Domini, che segnò il momento fondamentale della sua conversione al cattolicesimo, avvenuta formalmente l’anno successivo.
Al suo ritorno a Firenze, Stenone, nominato anatomista presso l’ospedale di S. Maria Nuova, fu accolto nell’Accademia del Cimento, divenendo in particolare sodale del suo segretario Lorenzo Magalotti, dell’archiatra granducale e biologo Francesco Redi e del fisico, nonché ultimo discepolo di Galileo Galilei, Vincenzo Viviani. Proprio a questo periodo risale la pubblicazione delle sue opere scientifiche più conosciute e notevoli: Elementorum miologyae specimen (Florentiae 1667), in cui si dimostra l’invarianza volumetrica del muscolo durante la contrazione; Canis carchariae dissectum caput (Florentiae 1667), in cui, tra l’altro, si profila per la prima volta una interpretazione corretta della presenza dei fossili quali resti animali calcificati (e non lusus naturae, come allora si credeva); De solido intra solidum naturaliter contento (Florentiae 1669), in cui si pongono le basi della moderna geologia e stratigrafia, nonché del superamento dell’antica datazione biblica della Terra (datazione che tuttavia Stenone non contestò mai esplicitamente). Dal 1668 in avanti, nonostante egli non cessasse mai di condurre le ricerche scientifiche già intraprese (note ad esempio sono quelle, condotte assieme a Redi, sull’apparato riproduttore femminile dei mammiferi, cfr. Firenze, Biblioteca Marucelliana, Manoscritti Redi, 30, cc. 148rv, 149r), le energie intellettuali e spirituali di Stenone furono sempre più indirizzate a questioni religiose.
Dopo una serie di viaggi (a Vienna, Praga e Amsterdam, da dove invano tentò di condurre l’amico Swammerdam, protestante, nella cattolica Firenze), nel periodo 1672-74 Stenone eseguì alcune dissezioni pubbliche in qualità di ‘anatomista regio’ a Copenaghen, e nell’unica opera di carattere scientifico pubblicata in quel periodo, il Proemium demonstrationum anatomicarum in theatro hafniensi (in Acta medica et philosophica hafniensia, 1675, vol. 2, pp. 359-366, in partic. p. 363) egli significativamente scrisse: «Pulchra sunt quae videntur, pulchriora quae sciuntur, longe pulcherrima quae ignorantur», riferendosi alla necessità di una ricerca scientifica volta a celebrare una superiore rivelazione divina, che in ultimo la trascende.
Nel 1675, tornato a Firenze, alla vigilia di Pasqua, fu ordinato sacerdote. Nei successivi dieci anni, Stenone viaggiò per l’Europa, in partibus infidelium; nominato in seguito vescovo della sede vacante di Tiziopoli (attuale Turchia) e quindi nunzio apostolico, si dedicò interamente all’apostolato pubblicando inoltre molti opuscoli di carattere proselitistico. Risale a questo periodo anche un breve rapporto epistolare con il filosofo e matematico Gottfried Wilhelm von Leibniz, nel quale si discute del rapporto tra scienza e fede, e, indirettamente, anche del ruolo della libertà umana nella creazione divina. In quegli anni Stenone visse nella più assoluta modestia, donando tutto ciò che possedeva ai poveri, sino a indebitarsi notevolmente.
Morì il 25 novembre 1686 all’età di 48 anni probabilmente di una patologia gastroenterica; i suoi debiti furono saldati dal granduca Cosimo III de’ Medici, che gli fu sempre amico e patrocinatore.
Il 23 ottobre 1988 venne beatificato da papa Giovanni Paolo II nella basilica di S. Pietro a Roma.
Opere. Il corpus degli scritti scientifici di Stenone è stato pubblicato a cura di V. Maar, Nicolai Stenonis opera philosophica, Copenhagen 1910; inoltre, a cura di G. Scherz, Steno. Geological papers, Odense 1969; gli scritti teologici sono invece apparsi, sempre in due volumi, a cura di K. Larsen - G. Scherz, Nicolai Stenonis opera theologica, Copenhagen 1949. La pubblicazione dell’epistolario, tuttavia non completo, è stata curata da G. Scherz, Nicolai Stenonis epistolae et epistolae ad eum datae, I-II, Copenhagen-Freiburg 1952; il manoscritto del Chaos è stato pubblicato a cura di A. Ziggelaar: Chaos. Niels Stensen’s Chaos-manuscript, Copenhagen 1659, complete edition, Copenhagen 1997; delle opere scientifiche esiste una traduzione italiana, curata da L. Casella - E. Coturri, N. S., opere scientifiche, I-II, Prato 1986; e una recente edizione inglese curata da T. Kardel - P. Maquet, Nicolaus Steno, biography and original papers of a 17th century scientist, Berlin-Heidelberg 2013.
Fonti e Bibl.: Si riportano qui solo i lavori in volume più ampi e informativi da un punto di vista biografico-scientifico, rimandando a essi per l’ulteriore bibliografia: G. Scherz, Niels Stensen, eine biographie, I-II, Leipzig 1987 (il primo volume è stato tradotto in inglese da T. Kardel - P. Maquet, Nicolaus Steno..., cit., 2013); H. Kermit, Niels Stensen, The scientist who was beatified, Leominster 2003; F. Sobiech, Herz, Gott, Kreuz. Die spiritualität des anatomen, geologen und bischofs Dr. med. Niels Stensen (1638-86), Münster 2004; A. Cutler, La conchiglia del diluvio. N. S. e la nascita della scienza della Terra, Milano 2007; S. Miniati, Nicholas Steno’s challenge for truth. Reconciling science and faith, Milano 2009.