TORNIOLI, Niccolò
Nacque a Siena nel 1606, figlio di Lorenzo, pesatore alla Dogana, e di Maria Cassati.
Documentato nella città natale nel 1622 quale compare di cresima di Matteo Cioli (Romagnoli, ante 1835, X, pp. 547 s.), Tornioli dipinse una faccia dello stendardo della compagnia di S. Giovannino sotto il duomo a ridosso del pellegrinaggio giubilare del 1625 e partecipò, con scarsi risultati, al concorso per la Pala di s. Carlo in S. Rocco disputatosi il 24 maggio 1626. Riuscì invece ad aggiudicarsi l’esecuzione dell’Estasi del beato Gioacchino Piccolomini in S. Maria dei Servi, per la quale fu stilato un contratto il 16 dicembre 1630. Non giunse mai a consegnare l’opera finita, costringendo i serviti a rivolgersi, nel 1633, al più affermato Rutilio Manetti. Dell’Estasi sopravvive, tuttavia, un mirabile bozzetto preparatorio (Siena, Pinacoteca nazionale), da cui si evince il tentativo di sintesi tra un luminismo di matrice caravaggesca e un ductus corsivo più compiutamente barocco. Durante il biennio 1631-32 Tornioli eseguì la Crocifissione per la chiesa di S. Niccolò in Sasso. La tela, ancora in situ, presenta un impianto compositivo semplificato rispetto ai prototipi barocceschi, mentre il chiaroscuro che indaga la studiata anatomia del Crocifisso pare sfidare la più schematica benché coeva Resurrezione di Manetti nella cappella adiacente. Scelte stilistiche analoghe caratterizzano la Sacra Famiglia e santi (Siena, collezione Chigi Saracini).
Affermatosi sulla scena artistica locale, Tornioli ottenne la protezione di Federico IV Borromeo, nipote dell’omonimo cardinale milanese. Questi si laureò a Siena in diritto canonico il 27 dicembre 1634 con una tesi dal titolo Theoremata praescriptionis ex Alexandri papae III contextu desumpta, per la quale l’artista disegnò l’illustrazione dedicatoria, raffigurante Urbano VIII in trono tra la Sapienza, la Giustizia, la Clemenza e Calliope, nonché illustrazioni minori di soggetto angelico. L’inventario dei beni di Federico IV, databile al 1638, elenca diciannove dipinti di Tornioli, dei quali sono stati sinora identificati la Visione di s. Giovanni Evangelista e il S. Sebastiano curato dalle pie donne (Milano, Museo d’arte antica del Castello Sforzesco, in deposito a palazzo Marino). In essi l’accresciuta monumentalità delle figure e l’inserzione di reperti di gusto antiquariale tradiscono il più assiduo contatto con la Città Eterna, ove Tornioli si trasferì al servizio del Borromeo il 27 gennaio 1635. Al disperso David con la testa di Golia va forse accostato il disegno del Trionfo di David (Berlino, Kupferstichkabinett). Dalle lettere indirizzate ad Andrea Cioli, segretario del granduca Ferdinando de’ Medici, emerge il desiderio dell’artista di attrarre la committenza medicea (Salort-Pons, 2004, pp. 12 s.). In tale prospettiva vanno rilette la tela raffigurante Lot e le figlie (Karlsruhe, Staatliche Kunsthalle), il cui andamento sinuoso rievoca la cifra stilistica di Francesco Furini, e la Vocazione di s. Matteo (Rouen, Musée des Beaux-Arts), esposta alla dogana di Siena nel 1637, che anticipa, per la consonanza con il più raffinato caravaggismo francese, la Cacciata dei mercanti dal Tempio (Roma, Galleria Spada).
Nel 1637, divenuto pittore di corte del principe cardinale Maurizio di Savoia, Tornioli realizzò i disegni preparatori per l’antiporta e le incisioni di macchine pirotecniche eseguite da Luca Ciamberlano per il volume Applausi festivi di Luigi Manzini. Riferibili alla committenza Savoia sono inoltre l’Annunciazione (Castel Viscardo, SS. Annunziata) e la perduta Veronica, in cui veniva sperimentata l’infiltrazione del colore sotto la superficie del marmo, discussa nella lettera scritta al pittore da Teofilo Gallaccini il 13 ottobre 1640 (Della Valle, 1786, pp. 399-402). Il 19 agosto 1639, a Roma, Tornioli fu ammesso alla Compagnia dei Virtuosi al Pantheon, mentre il 24 gennaio 1644 partecipò alla congregatio generalis dell’Accademia di S. Luca. Grazie al favore di padre Virgilio Spada, preposito della Congregazione oratoriana durante i rinnovamenti architettonici borrominiani, il pittore senese intraprese, nel 1643, la decorazione ad affresco della sala Rossa in S. Maria della Vallicella, incarico che gli permise di affittare un’abitazione nel complesso dell’oratorio. Gli Episodi della vita di s. Filippo Neri, che dall’ovale policromo centrale si snodano in una serie di medaglioni simulanti il bronzo, sono iconograficamente affini alle illustrazioni incise dal Ciamberlano per l’edizione della Vita di s. Filippo di Pietro Giacomo Bacci, del 1625. Il 14 novembre 1643 il cardinale Bernardino Spada acquistò per 200 scudi sette dipinti da Tornioli, dei quali rimangono, oltre alla ricordata Annunciazione, la Carità Romana, la Sacra Famiglia (entrambe nella Galleria Spada di Roma), e la Maddalena penitente (in deposito presso l’ambasciata italiana ad Ankara). Nel 1645 Virgilio Spada acquistò Gli astronomi (Galleria Spada), la disputa tra i sostenitori del geocentrismo e quelli dell’eliocentrismo che vede affastellarsi in un fregio di sapore tardo-caravaggesco sapienti di età ed epoche diverse tra cui Aristotele, Copernico e Galileo oltre a figure allegoriche quali la personificazione dell’Astronomia, e il Caino e Abele (Roma, Galleria Doria Pamphilj), donato a papa Innocenzo X. Sotto la scrupolosa supervisione di Virgilio, Tornioli eseguì i due pendants per la cappella Spada sull’altare maggiore di S. Paolo a Bologna, raffiguranti Caino e Abele e la Lotta di Giacobbe e l’angelo, tematicamente e visivamente in dialogo con il gruppo scultoreo centrale della Decollazione di Paolo di Alessandro Algardi. Il disegno preparatorio con la Lotta di Giacobbe e l’angelo (Bologna, Pinacoteca nazionale) tradisce insoliti legami con la cultura figurativa emiliana, da Jacopo da Bologna fino al Guercino.
La produzione del pittore sul finire degli anni Quaranta dimostra rinnovati legami con il barocco romano e con le calde cromie di Lanfranco, come ben esemplificano il Convito di Assalone per Mattias de’ Medici governatore di Siena (Milano, collezione Koelliker), la Morte di Cleopatra proveniente dalla collezione di Cristiana Duglioli Angelelli (collezione privata), la Carità Romana (collezione privata) e il Sacrificio di Mirtillo (Galleria Spada). Tra il 6 febbraio 1647 e il 28 aprile 1649 Tornioli ricevette una serie di pagamenti per la decorazione musiva della cappella del SS. Sacramento in S. Pietro, commissionatagli da Innocenzo X nel contesto dei lavori per il giubileo del 1650. Tra i cartoni consegnati figurano Innocenzo X in preghiera tra la Giustizia e la Carità, di cui esiste una dettagliata descrizione redatta da Virgilio Spada (Weston, 2016, p. 203), il Battesimo di Cristo, la Cresima, l’Estrema Unzione e la Penitenza. Per ragioni ancora da chiarire, e variamente attribuite allo sperimentalismo tecnico o all’incompetenza, Tornioli non compose la decorazione musiva utilizzando tessere colorate, bensì applicò il colore sopra le tessere messe in opera. Siffatto stratagemma gli procurò il definitivo allontanamento dal cantiere vaticano, la rimozione del mosaico realizzato (ad opera di Giacomo Balsimelli, pagato il 7 luglio 1654: ibid., p. 212), l’inimicizia di Virgilio Spada e una duratura damnatio memoriae in sede storiografica.
Il 21 marzo 1651 Tornioli intentò un’azione legale contro l’architetto Paolo Marucelli, soprintendente delle bonifiche delle paludi pontine acquisite dal pittore medesimo. Colpito dalla tisi o dalla malaria, fece testamento il 18 luglio in favore della moglie Cecilia Castelli e della figlia Francesca Maria, nominando lo scultore Francesco Mochi coerede dei terreni strappati alle paludi. Morì a Roma il 19 agosto e fu seppellito in S. Caterina della nazione senese. Gli sopravvissero un’esigua liquidità, beni mobili di modesto valore, quaranta tele, gessi, disegni e «quadretti piccioli in marmo», ultimi testimoni di un’infaticabile ricerca artistica foriera di fama e di sciagura (Sperindei, 2011, p. 122).
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