VAGNOTTI, Niccolò
– Nacque a Cortona intorno al 1507 (la data è incerta) da Vincenzo di Niccolò. Le fonti non riportano il nome della madre.
Membri della famiglia avevano già ricoperto importanti incarichi pubblici nel Quattrocento.
Paolo di Vagnotto era stato rettore dell’arte della lana nel 1424 (Cortona, Biblioteca del Comune e dell’Accademia etrusca, Manoscritti, 390, c. 226v) e un Giovanni di Pietro era stato priore nel 1484 (ibid., 440); nel Cinquecento i Vagnotti figuravano tra le venticinque famiglie più importanti di Cortona, con uno stemma raffigurante un’aquila nera in campo giallo (ibid., 445, c. 389).
Ma fu soprattutto Niccolò che acquisì fama come ingegnere idraulico, tanto da meritarsi l’appellativo «Niccolò dai fiumi» (Mancini, 1897, p. 45), riuscendo anche a mettere insieme un piccolo patrimonio fondiario, il cui imponibile nel 1569, pari a 1855 scudi, si collocava, nel panorama locale, su un livello medio alto (Archivio di Stato di Firenze, Decima granducale, 7274, cc. 470v-472v). La Valdichiana, sulla quale si affaccia la città di Cortona, era infatti una zona paludosa, con numerosi ruscelli che, insieme con la Chiana, spesso esondavano. Nel 1525 la comunità di Foiano aveva concesso a Ippolito de’ Medici alcuni terreni, perché fossero risanati e nuovamente nel 1533 Giulio de’ Medici, non come papa (Clemente VII), ma come privato aveva ripreso l’idea di ottenere terreni dalle comunità della Valdichiana, in cambio del loro risanamento (Corsini, 1742, pp. 32 s.). Ma la morte del papa e le vicende legate alla successione dei Medici a Firenze interruppero i lavori. Fu nel gennaio del 1542 che Niccolò, insieme con Niccolò di Mariotto Cianfanagli, riprendendo il modello mediceo, propose e ottenne dalla comunità di Cortona di procedere al risanamento della sua pianura.
L’accordo prevedeva il riassetto dei corsi d’acqua, la costruzione di alcuni ponti e la sistemazione delle strade; Vagnotti si sarebbe potuto avvalere del lavoro gratuito di ogni uomo della campagna cortonese in età compresa fra i quindici e i sessanta anni per un giorno l’anno; e sempre per un giorno l’anno avrebbe potuto richiedere il trasporto da ogni paio di buoi con carro e da ogni bestia da soma presenti nella campagna cortonese. I proprietari dei terreni prosciugati avrebbero dovuto pagare in proporzione al beneficio ricevuto e la comunità di Cortona si impegnava a cedere in perpetuo circa 97 ettari di terreno, nonché i diritti sulla pesca nel tratto della Chiana di propria pertinenza (Cortona, Biblioteca del Comune e dell’Accademia etrusca, Manoscritti, 423, cc. 64 ss.). Lo stesso vescovo di Cortona, Giovan Battista Ricasoli, scrisse da Firenze al Capitolo cortonese ordinando che anche gli ecclesiastici concorressero all’operazione, senza cedere terreni, ma pagando in base ai rispettivi beni interessati al risanamento (Mancini, 1897, p. 46).
L’accordo venne sottoposto anche alla magistratura fiorentina preposta al controllo del territorio, che, dopo l’assenso del duca, dette parere favorevole. I cinque anni previsti inizialmente dall’accordo non furono però sufficienti e i lavori continuarono anche negli anni successivi. Nel 1557 Vagnotti inviò una supplica al duca, lamentando che un proprietario dei terreni dove si stavano conducendo le operazioni di bonifica lo aveva assalito, impedendogli di continuare; il commissario di Cortona, interpellato da Firenze, rispondeva che sull’opportunità di quei lavori esistevano pareri discordanti e non essendo lui in grado di valutare, richiedeva l’invio da Firenze di un perito (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di parte guelfa, Numeri neri, 705, memoriale n. 136). L’esito della perizia dovette essere favorevole a Vagnotti, perché nel 1559 l’accordo venne rinnovato fino al 1575, quando la comunità di Cortona riprese in mano la direzione dei lavori; ma solo per pochi anni, perché nel 1579 tutta la supervisione sull’assetto idrico della Valdichiana fu affidata a un provveditore nominato da Firenze (Cortona, Biblioteca del Comune e dell’Accademia etrusca, Manoscritti, 651, cc. 126r-130r). Vagnotti comunque riuscì a prosciugare una parte della pianura cortonese – ancora nelle carte dell’Istituto geografico militare del 1958 compare il toponimo Vagnotti – e il licenziamento fu probabilmente dovuto al fatto che alcuni dei terreni di cui si era impossessato in base all’accordo gli furono contestati dai Medici, perché compresi nella cessione fatta dal comune di Cortona a Clemente VII (Mancini, 1897, p. 46); senza contare che in quegli stessi anni il governo fiorentino stava riorganizzando l’amministrazione allo scopo di potenziare il proprio controllo sul territorio (Perol, 2004, p. 98).
Vagnotti sposò Margherita di Giovanni di Giacomo Laparelli, altra nobile famiglia cortonese, già fortemente presente, a partire dal Quattrocento, nel governo locale; non a caso tra il 1542 e il 1589 Niccolò fu per undici volte nella magistratura dei Priori di Cortona, cinque volte nel Consiglio e tra i riformatori degli statuti comunali nel 1571 (Archivio di Stato di Pisa, Ordine di Santo Stefano, 122, n. 1, Attestazioni della provanza di nobiltà per l’accesso all’Ordine del nipote Pompeo); ebbe sicuramente un figlio, Vincenzo, padre di Pompeo; nel 1605 tra i laureati in utroque iure nello studio pisano risulta un Marcantonio Vagnotti, di Niccolò, defunto (Acta graduum, 1979, p. 35), ma negli stati delle anime del 1587, del 1588 e del 1591, il nucleo familiare risulta composto solo da Niccolò, Vincenzo e da una serva e dopo la morte di Niccolò dal solo Vincenzo (Cortona, Archivio storico diocesano, Stato delle anime, 1).
Morì in età avanzata, il 9 giugno 1590 (Mancini, 1897, p. 46).
Fonti e Bibl.: O. Corsini, Ragionamento istorico sopra la Valdichiana, Firenze 1742; P. Uccelli, Storia di Cortona, Arezzo 1835; G. Mancini, Il contributo dei Cortonesi alla cultura italiana, Firenze 1897; G.B. Del Corto, Storia della Val di Chiana, Arezzo 1898; Acta graduum Academiae pisanae, II, 1600-1699, a cura di G. Volpi, Pisa 1979; C. Perol, Cortona. Pouvoirs et sociétés aux confins de la Toscane (XVe-XVIe siècle), Rome 2004.