Valori, Niccolò
Figlio di Bartolomeo, nasce nel 1464 a Firenze, dove riceve una solida educazione umanistica. Studia con interesse la filosofia platonica e frequenta lo stesso Marsilio Ficino, che gli dedica il 10° e l’11° libro dell’epistolario (a riscontro di un sostegno finanziario). Nel 1502 è designato tra gli ufficiali dello Studio fiorentino (Verde 1973-2010: 1° vol., 1973, p. 281, e 3° vol., t. 1, 1977, pp. 471-72); nel 1508, Luca Della Robbia gli dedica una sua edizione del De bello gallico di Caio Giulio Cesare, curata per la tipografia Giunti. Durante gli anni della Repubblica fiorentina, V. compie una brillante carriera politica, prima come savonaroliano (P. di M. Parenti, Storia fiorentina, a cura di A. Matucci, 2° vol., 1496-1502, 2005, pp. 213-14), poi come sostenitore di Piero Soderini (cui si era dato «in anima e in corpo», a dire di Francesco Guicciardini, Storie fiorentine, a cura di A. Montevecchi, 1998, p. 413). È membro degli Otto di Balìa (dic. 1498), commissario a Pistoia nel 1501, oratore presso il re di Francia Luigi XII nel 1503-1505 (affiancato da M. nel genn.-febbr. 1504), membro dei Nove dell’Ordinanza e così via. Il rapporto d’amicizia con M., dimostrato dal tono dei carteggi (23 ott. 1502: «Deus testis che io v’amo e stimo più che fratello», Lettere, p. 58; cfr. Najemy 1990 e Jurdjevic 2008, pp. 13-17, 63-66), si consolida con il ‘comparatico’ di un figlio di Niccolò (cfr. la lettera di V. a M., 22 genn. 1505, Lettere, p. 106).
Nei giorni critici dell’agosto 1512, è uno dei tre incaricati di trattare con Ramón de Cardona (viceré spagnolo di Napoli) e con Giovanni de’ Medici; ma la sua mediazione viene vanificata dalla cacciata di Soderini (31 ag.; cfr. Villari 1881, pp. 520-22). Come M., è sospettato di connivenza nella congiura ordita da Agostino Capponi e Pietro Paolo Boscoli (→) ai danni di Giuliano, Giulio e Lorenzo de’ Medici, ed è arrestato (18 febbr. 1513). Capponi e Boscoli sono mandati a morte cinque giorni dopo; V. patisce il tormento della fune ed è poi condannato a due anni di prigionia presso la fortezza di Volterra – pena annullata per l’amnistia seguita all’elezione al papato di Giovanni de’ Medici (Kovesi 1987; Pesman Cooper 1988). Anche per riconciliarsi con la famiglia dominante, compone una notevole Laurentii Medicei vita (di cui probabilmente M. si servì per Istorie fiorentine I viii), poi volgarizzata dal figlio Filippo (edita nel 1568 presso la tipografia Giunti unitamente al Diario di Biagio Buonaccorsi). Negli anni successivi V. ricoprirà incarichi minori; muore nel 1528.
Bibliografia: P. Villari, Niccolò Machiavelli e i suoi tempi illustrati con nuovi documenti, 2° vol., Firenze 1881; A. Della Torre, Storia dell’Accademia platonica di Firenze, Firenze 1902, p. 734; P.O. Kristeller, Supplementum ficinianum: Marsilii Ficini florentini philosophi platonici opuscula inedita et dispersa [...], 2° vol, Florentiae 1937, p. 353; A.F. Verde, Lo Studio fiorentino (1473-1503). Ricerche e documenti, 6 voll., Firenze 1973-2010; C.M. Kovesi, Niccolò Valori and the Medici restoration of 1512. Politics, eulogies and the preservation of a family myth, «Rinascimento», II s., 1987, 27, pp. 301-25; R. Pesman Cooper, Political survival in early sixteenth-century Florence. The case of Niccolò Valori, in Florence and Italy. Renaissance studies in honour of Nicolai Rubinstein, ed. P. Denley, C. Elam, London 1988, pp. 73-90; J.M. Najemy, The controversy surrounding Machiavelli’s services to the republic, in Machiavelli and republicanism, ed. G. Bock, Q. Skinner, M. Viroli, Cambridge 1990, pp. 101-17; M. Jurdjevic, Guardians of republicanism. The Valori family in the Florentine Renaissance, Oxford-New York 2008.