BARTOLOMEI, Niccolosio (Niccolò)
Mercante e uomo politico, di famiglia lucchese, nacque a Venezia nel 1311, dove il padre Gardo si era recato poco prima (1309-1310) coi suoi e con altre trentun famiglie di mercanti lucchesi a ciò spinti, come sembra, dalla occupazione di Lucca da parte di Uguccione della Faggiola (1308). Dopo aver ricevuto una buona educazione umanistica, il B. seguì le orme del padre nei traffici, nel cui esercizio egli riuscì non meno fortunato di lui.
Nel 1331 la famiglia Bartolomei era ancora a Venezia, come si vede chiaramente dal giuramento prestato dagli uomini al re Giovanni di Boemia, che da poco si era impadronito di Lucca e aveva imposto a tutti i Lucchesi, pena la perdita della cittadinanza, con tutte le conseguenze a questa inerenti, di compiere quell'atto. Nel 1340 il B. e i fratelli (Matteo, Giovanni, Marco e Savino) posero mano alla costruzione della certosa di Fameta, a cinque miglia a occidente di Lucca, come imponeva loro il padre (morto nel 1336-1337) nel suo testamento del 17 dic. 1329, a norma del quale si doveva costruire un monastero capace di almeno dieci monaci e spendervi non meno di 700 fiorini d'oro di buona moneta mercantile. A quest'opera, finita di costruire un ventennio dopo e consacrata dal vescovo di Lucca Berengario nel 1363, andranno le cure di tutti i fratelli Bartolomei, anche se del tutto particolare fu l'affetto che per essa ebbe Niccolosio.
L'attività mercantile del B. diede risultati veramente felici e grandissime furono le ricchezze da lui accumulate, facendolo collocare fra le famiglie meglio dotate economicamente della sua Lucca. Nel 1339, msieme con alcuni suoi concittadini, il B. concesse un prestito di ben 140.000 scudi a Edoardo III d'Inghilterra, per la cui consegna egli si recò di persona nei dintorni di Bruxelles, mentre il contratto relativo veniva steso dal notaio ser Ivone de Elincon, come vogliono alcuni, o Glynton per altri: ma non risulta se nella restituzione di tanto prestito i mercanti lucchesi siano stati più fortunati dei colleghi fiorentini. Altro prestito sostanzioso il B. fece ai reggitori di Lucca nel 1369, quando la città dovette somministrare una grossa cifra all'imperatore Carlo IV per l'aìuto prestatole a liberarsi dal dominio di Pisa.
Abbandonata Venezia, della quale egli, insieme con il padre e con i frateril ebbe la piena cittadinanza, e rientrato in Lucca, il B. godette in patria di tutti quegli onori che si confacevano a un cittadino di tanta importanza: nel 1372 fu membro ordinario del Consiglio generale e nel successivo 1382 fece parte di quell'ufficio che per aver la cura dei ponti era detto dei Pontmari, mentre nel 1383 fu uno degli eletti all'accomodamento dei Corpi Santi; numerose e importanti furono anche le ambascerie da lui svolte, né ciò deve sorprendere, non solo perché il B. fu cittadino di grande reputazime, ma anche perché egli aveva amici e conoscenze ragguardevoli in molte parti d'Italia e fuori.
Il B. morì a Lucca il 16 luglio 1388 e fu sepolto nella sua prediletta certosa di Farneta, da lui sempre beneficata e cui morendo aveva lasciato diversi beni immobili e l'intera sua biblioteca, ricca di codici di pregio.
Il B. ebbe in moglie Marchesana di Ciomeo Diversi dei Quartigiani da Lucca, altra famigha rifugiatasi a Venezia negli anni 130913io, dalla quale ebbe tre figli, una femmina e due maschi, con uno dei quali, Stefano o Stefanino, si estinse nel Quattrocento questo ramo della famiglia Bartolomei.
L'intensa vita commerciale e politica non impedì al B. di trovare il tempo per coltivare gli studi classici, per i quali egli nutrì sempre una profonda predilezione: questo spiega i suoi rapporti di affettuosa amicizia con Giovanni Boccaccio, con Francesco Petrarca e con Coluccio Salutati, come risulta dalla corrispondenza scambiata tra costoro e il colto mercante di Lucca.
Bibl.: P. Paganini, Due lettere di Francesco Petrarca a N. B. da Lucca (Nozze Sforza-Pierantoni), Lucca 1869; Epistolario di Coluccio Salutati,a cura di F. Novati, I, Roma 1891, in Fonti per la Storia d'Italia, XV,p. 88; P. Guidi, La fondazione della Certosa di Farneta,Lucca 1906, p. 16.