CIMA, Nicola Agostino
Nacque a Rimini (dove è provata l'esistenza, nel corso del sec. XVIII, di due famiglie contraddistinte dal cognome Cima, in quanto provenienti dall'omonima località situata sulla costa settentrionale del lago di Lugano), nella parrocchia di S. Maria in Trobio nel 1650, e venne battezzato con i nomi di Carlo, Nicola e Alberto. Non conosciamo i dati relativi alla sua formazione culturale e religiosa ed alle circostanze che portarono al suo ingresso nell'Ordine degli agostiniani, se si eccettua la notizia della sua presenza nel collegio agostiniano di Rimini nel 1671-72 e in quello di Perugia nel 1673-74, dove risulta in procinto di diventare cursor. Esercitò lo ufficio di missionario in diverse città italiane e venne inviato come visitatore delle missioni del suo Ordine in Morea.
Le poche notizie che ci sono rimaste sulla sua vicenda biografica si riferiscono quasi tutte alla sua attività missionaria compiuta in Estremo Oriente fra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo.
Inviato in Cina nel 1696 dalla Sacra Congregazione de Propaganda Fide, compì la prima parte del viaggio di andata in compagnia del padre Appiani, partendo da Roma, il 10 febbr. 1697 e giungendo ad Amoy il 16 ott. 1698, insieme con il confratello Giovanni Mancini e i francescani Placido de Valcio e Giuseppe Francesco di Langasco, dopo essere rimasto vittima, nel mese di agosto, all'altezza dell'isola di Formosa. di un naufragio nel corso del quale perse tutto quello che aveva portato con sé. Grazie all'intercessione dei padri gesuiti francesi e in particolare di padre Maigrot, dopo aver appreso gli elementi essenziali della lingua cinese e aver ottenuto dal vescovo di Pechino, il minore riformato Bernardino Della Chiesa, l'autorizzazione a esercitare l'attività missionaria in territorio cinese, fu proposto come medico all'imperatore della Cina K'ang-hsi, che lo assegnò, insieme con il gesuita francese A. Thomas e il confèatello Baudino, alla chiesa del Tung-t'ang. Ebbe così la possibilità di accedere alla corte di Pechino, dove rimase, tuttavia, per solo un anno e mezzo, diretto prima nella provincia del Fuchien (all'inizio di maggio del 1700 risulta essere in viaggio alla volta di Canton) e poi nelle Filippine.
Prima della sua partenza da Pechino, era stato incaricato da Bernardino Della Chiesa di prendere momentaneamente possesso, a suo nome, della cattedrale, sede dell'episcopato, e in essa aveva fatto ufficialmente ingresso il 3 dic. 1699, in occasione della festività di s. Francesco Saverio.
Dal momento del suo arrivo nelle Filippine fino al suo rientro in Europa, che va posto, con tutta probabilità, Era il 1704 e il 1705, non è possibile ricostruire con precisione la successione cronologica dei suoi spostamenti. Dalla sua stessa relazione sappiamo, infatti, senza però poter fornire una data esatta a queste informazioni, che sostò a Sumatra, dove afferma di aver predicato una "quadragesima" nella chiesa dei padri francescani riformati, che dimorò venti mesi a Pondichéry, sulle coste del Malabar, e che risiedette per ben tre anni in Siam, dove risulta presente nel 1703, quando, a suo dire, rivolse una istanza al primo ministro di quella nazione per ottenere la concessione di un porto per le navi italiane.
Rientrato in Europa su una nave della Compagnia danese delle Indie Orientali, comandata da un certo capitano Meijar, da Copenaghen, passando attraverso la Germania, raggiunse Venezia, dove risiedette per molti anni, come si può dedurre anche dalla sua relazione, che risulta presentata a Venezia al doge ed al Senato della Repubblica, in data 28 giugno 1709, e da un breve opuscolo a stampa sul problema della determinazione della longitudine, stampato sempre a Venezia in quello stesso anno.
In seguito passò fra gli agos scalzi, facendo la professione di fede l'8 dic. 1711 a Roma e prendendo il nome religioso di Nicola Agostino. In questa città, nel convento di S. Nicola da Tolentino, mori l'8 apr. 1722.
Particolarmente interessante è la relazione che dopo il suo ritorno in Europa egli presentò, il 28 giugno 1709, al Senato veneziano coi dichiarato proposito di indurre la Repubblica veneta ad inserirsi nelle proficue iniziative di carattere commerciale già da lungo tempo intraprese in Oriente dalle rincipali potenze europee di quel periodo. È proprio questo inedito tipo di interlocutore per una relazione scritta da un frate missionario e il taglio alquanto particolare che di conseguenza venne ad assumere che fanno di essa, a nostro parere, una testimonianza piuttosto singolare ed atipica nel quadro dell'ampio panorama di fonti edite ed inedite, a nostra disposizione sulla presenza missionaria europea in Estremo Oriente, anche se la quasi totalità di queste fonti si presenta tutt'altro che priva di dati e osservazioni relative alla attività commerciale.
Ma nel caso della relazione del C. questo aspetto costituisce il motivo conduttore ed occupa di conseguenza una parte prevalente. Numerose, sono, infatti, le pagine da lui dedicate alla elencazione e alla descrizione dei più importanti centri commerciali d'Oriente (Atchin, Bender-'Abbā's, Bangkok, Batavia, Madras, Manila, Mergui, Pondichéry Surat, ecc.), con l'indicazione dettagliata e precisa delle principali merci oggetto di scambio e, in molti casi, anche del loro prezzo e quindi della consistenza dei possibili guadagni. Particolare attenzione è dedicata pure alla situazione politica in cui versavano allora quei territori, con riguardo soprattutto alla possibilità di accedervi più o meno liberamente, o a quali eventuali condizioni, da parte dei mercanti europei. Tutto ciò comporta anche un complesso di notizie, parimenti utili e interessanti, sullo stato e il tipo di organizzazione delle varie compagnie commerciali europee allora attive sui mercati orientali e, in primo luogo, della Compagnia inglese e di quella olandese delle Indie Orientali, quest'ultima indicata come un vero e proprio modello di organizzazione e funzionalità. Ampio spazio è riservato alla possibilità di espansione commerciale che a parere del C., avrebbe potuto offrire il territorio siamese, a proposito del quale le informazioni fornitesono ancora più precise o consistenti, e si estendono pure ad alcune osservazioni di costume, dato il maggior periodo di tempo che egli trascorse in quel territorio. Non mancano naturalmente, per quanto non costituiscano l'oggetto prevalente del suo resoconto, richiami più o meno dettagliati alla situazione religiosa delle zone attraversate e descritte e, in particolare, all'attività dei missionari europei.
Nello stesso anno in cui il C. presentava al Senato veneziano la sua dettagliata relazione sulla situazione politica e commerciale dei territori orientali e sulle possibilità di un proficuo insetimento in quel contesto da parte della Repubblica veneta, nella stessa città di Venezia veniva pubblicato, a cura di Antonio Bartoli, un breve scritto del C., dedicato a Clemente XI, sul problema della determinazione della longitudine in alto mare, che da numerosi decenni stava ormai impegnando studiosi e scienziati di tutta Europa.
Il problema è introdotto dal C. sotto forma di un enigma proposto in questi termini, attraverso un distico elegiaco: "Ostendet tibi mobile quantum immobile distet, / Arcano invento perge quocunique cupis". Sono riportate e discusse le soluzioni proposte ed avanzate a questo riguardo da alcuni confratelli del C. come Gelasio Hieber, Angelo Höggmair, ecc., nonché dal nobile riminese Alfonso Gridulfo, alle quali egli contrappone la sua interpretazione, fondata, tuttavia, su presupposti teorici allora ampiamente noti e diffusi.
Opere: Venezia, Bibl. naz. Marciana, ms. Ital., cl. VI, 76 (= 6036): Relatione distinta delli Regni diSciam, China, Tunchino e Coccincina del padre fra Nicola Agostin Cima dell'Ordine di Sant'Agostino (descritto da P. Zorzanello, in G. Mazzatinti, Inv. deimss. delle Bibliot. d'Italia, LXXVII, p. 22). La relazione è stata edita, ma con molti errori, da P. Donazzolo, Le condizioni economiche, sociali e politiche di Venezia ed il suo commercio nei primi anni del sec. XVIII. A proposito di una relaz. inedita al Senato Veneto di fra A. C. da Rimini, in Riv. di fisica, matematica e scienze naturali, XIII(1912), pp. 385-442. Una nuova ediz. critica è stata curata, per le Fonti sulla penetrazione europea in Asia (pp. 123-201), da F. Surdich, La Mazione sulle Indie Orientali di un frate agostiniano, Genova 1976; Aedipus Sphingi Scilicet Solutio Aenigmatis illius iam propositi. Ostendet tibi mobile, quantuni immobile distet. In qua traditur modus construendi instrumentum iam promissum, una cum modo facillime, et practice gradus longitudinis de oriente in occidentem, seu e contra, habendi, et perscrutandi..., Venetiis 1709.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. gen. dell'Ordine degli agostiniani, regg. Dd 107, c. 106v; Dd 108, cc. 8v, 18v; Dd 109, c. 18v; Dd 135, cc. 102r, 139r; Archivio di Stato di Roma, Agostiniani scalzi, buste 156 e 234; Arch. Segr. Vaticano, Fondo Albani 260, c. 226v; Roma, Arch. S. Congr. de Propag. Fide, Informationum libri, 158-6, 20-7 21; Parigi, Archives des Missions Etrangères, 419, p. 83; Parigi, Bibl. nationale, Ms. Fr. 21690, c. 305; Ms. Fr. n. a. 2086, p. 303; Mémoires de la Congréation de la Mission, IV, Paris 1865, pp. 12 ss.; A. van den Wygaert, Sinica Franciscana, IV, ad Claras Aquas 1942, p. 196; V, Romae 1954, pp. 379, 383, 385-386, 397, 399, 401, 404, 407-410, 415-416, 423, 431; VI, ibid. 1961, pp. 561, 563-564, 566, 573, 1053, 1059, 1062, 1075, 1122; P. Amat di San Filippo, Biografia dei viaggiatori italiani..., I, Roma 1882, p. 482; C. Tonini, La coltura letteraria e scientifica in Rimini dal secolo XIV ai primordi del XIX, II, Rimini 1884, p. 599; T. Lopez Bardón, Monastici augustiniani R. P. Fr. Nicolai Crusemi continuatio, II, Valladolid 1903, pp. 379, 591; V. Maturana, Historia general de los Ermitafios de San Agustin (1645-1912), V, Santiago del Cile 1913, p. 103; G. Dindinger, Ilcontrib. dei missionari cattolici alla conoscenza del Siam e dell'Indocina, in Le missioni cattol. e la cultura dell'Oriente, Roma 1943, p. 317; J. Dehergne, La mission de Pékin vers 1700. Etude de géographie missionnaire, in Archivum histor. Sociefatis Iesu, XXII(1953), pp. 315 s.; S. Zavatti, Esploratori e viaggiatori romagnoli, in La Piê, XL (1971). 3, p. 122; Sacrae Congregationis de Propaganda Fide Memoria Rerum. 350 anni a servizio delle missioni, Friburgo 1971-1975, II. p. 70; F. Surdich, Le grandi scoperte geogr. e la nascita del colonialismo, Firenze 1975, pp. 83-85; I. Barbagallo, Le missioni degli agostiniani scalzi nel Tonchino e nella Cina, in Presenza agostiniana, V(1978), pp. 30 s.