ANGELI (Degli Angeli, Degli Angioli), Nicola
Nato a Montelupone nelle Marche nel 1535 circa, compì i suoi studi di legge a Bologna, dove cominciò a comporre rime amorose nello stile del petrarchismo per una Lucia bolognese, rime presenti in varie raccolte del tempo e riunite anche in una edizione del 1563 (Rime amorose..., Bologna 1563). Finiti gli studi, l'A. viaggiò, pare, nell'Italia settentrionale e fu a Genova, lettore dell'etica e della poetica di Aristotele; scrisse, a proposito di questo suo soggiorno, l'inedito Dialogo dell'Accademico Sforzato N. degli A. sopra le vaghezze di Genova. Rientrato in patria, entrò al servizio del vescovo di Fermo cardinale F. Peretti, con l'ufficio di segretario. Intanto non aveva abbandonato gli studi poetici, e veniva componendo opere di diverso genere, oltre i consueti versi di circostanza, tra i quali si possono ricordare quelli dedicati A Pio V nella vittoria de' cristiani contra i Turchi (s.n.t.).
Con il Ligurino, favola boschereccia (Venetia 1574 e 1594) l'A. tentò la favola pastorale sul genere dell'Aminta del Tasso, di cui l'opera conserva il metro madrigalesco, e da cui probabilmente deriva anche l'uso di collocare l'azione nel luogo dove si rappresenta, che è, nel caso, presso il monte Raparo in Basilicata, alla presenza di Isabella Sanseverino, principessa di Venosa. I personaggi sono tipici del genere e rivelano spesso l'influsso dei Giraldi e del Tasso. Anche nella commedia l'Amor pazzo (pubblicata a Napoli, col titolo di Furori e numerose varianti nel 1590, e poi, col titolo citato, a Venezia nel 1596 e 1600, e a Napoli nel 1600, e rappresentata più volte, a Genova, pare in presenza dell'autore, a Napoli e infine a Recanati nel 1634 con gli intermezzi Le pazzie di Orlando composti da F. Massucci) l'A. mostra di attenersi agli schemi tradizionali, anzi tiene a dichiarare la propria fedeltà alle regole aristoteliche, come conferma F. Sanseverino nel Discorso premesso all'edizione napoletana del 1590. Si tratta della solita commedia erudita ad intreccio con agnizione finale; solo si può notare la presenza del dialetto napoletano in bocca al capitano Altobello Sprofonda. Della produzione drammatica dell'A. fa parte infine una tragedia, Arsinoe (Venetia 1594), in versi endecasillabi e settenari variamente alternati con cori moraleggianti.
Divenuto il cardinale Peretti papa col nome di Sisto V, l'A lo seguì Roma sperando in qualche carica, che non ebbe. A Roma aveva pubblicato una sua traduzione in ottave del IV libro dell'Eneide (1568). Nel febbraio 1585 entrò nell'Accademia dei Catenati di Macerata e quando sorse la polemica intorno alla Gerusalemme Liberata egli contribuì al giudizio favorevole espresso dall'Accademia; forse l'A. aveva conosciuto personalmente T. Tasso, certo l'amicizia tra loro è testimoniata dal sonetto che l'A. gli scrisse da Ascoli, dove era diventato segretario e forse giudice delle appellazioni nell'aprile 1599. Secondo il costume letterario del tempo, l'A. in questi anni compose anche alcune opere di ispirazione religiosa, come la Madalena penitente,in ottave (Fermo 1599; Forlì 1612) e il Canto alla SS. Vergine di Loreto ad imitazione della cantica di Salomone...,(Sinigaglia 1594), entrambe dedicate a nobildonne contemporanee; ma dalla sua varia produzione poetica l'A. non dovette ricavare gran fama né onori, come rilevava egli stesso nel sonetto citato al Tasso.
Stabilitosi ad Ascoli, l'A. vi morì nell'anno 1604.
Bibl.: N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 336; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2., Brescia 1753, pp. 738-739; F. Vecchietti, Biblioteca Picena,I, Osimo1790, pp. 120-126; E. Bettucci, T. Tasso che sottopone al giudizio dell'Accademia dei Catenati in Macerata la Gerusalemme Liberata, Macerata 1885, pp. 25. 48-50; B. Croce, It eatri di Napoli, Bari 1926, pp. 67-68; E. Carrara, La Poesia pastorale, Milano s. d., pp. 341-342, 491; E. Bertana, La tragedia, Milano s. d., p. 432: G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, XIII,p. 126.