BOCCAMAZZA, Nicola
Appartenente alla nobile famiglia romana imparentata con, i Savelli e con i Capocci, il B. nacque nella prima metà del sec. XIII da Oddone miles e da Gorizia Malebranca, figlia di Napoleone cancelliere del Comune di Roma.
La fortuna del B. e della sua famiglia è strettamente legata all'elevazione al pontificato del loro parente, il cardinale Giacomo Savelli, il quale, divenuto papa col nome di Onorio IV nel 1285, in quello stesso anno nominò cardinale il fratello del B., Giovanni, e il B. stesso podestà di Iesi. Tuttavia la difficile situazione in quella città occupata e saccheggiata da certi feudatari marchigiani, impedì al B. di esercitarvi le sue funzioni e lo costrinse dopo poco tempo ad abbandonarla. Tra il 1286 e il 1288 accompagnò il fratello Giovanni durante la sua legazione in Germania. Il pontificato di Onorio IV fruttò alla famiglia Boccamazza anche numerosi feudi in Sabina, gran parte dei quali il cardinal Giovanni lasciò in eredità ai figli del B., Angelo, Giovanni e Nicola.
Dal luglio 1295 al giugno 1296 fu, per nomina del papa Bonifacio VIII, podestà di Terracina e rettore della provincia di Campagna e Marittima, confinante con il Regno di Sicilia e dunque di notevole importanza strategica.
Uno dei compiti principali del B. consisteva nel far rispettare la bolla Romana mater emanata da Bonifacio VIII nel 1295 per pacificare e quindi soggiogare Terracina, già saccheggiata e sempre minacciata all'esterno dagli Annibaldi di Roma e dai baroni de Ceccano signori di Sezze e dilaniata dalle lotte interne tra i fautori degli Aragonesi ed i sostenitori di Carlo II d'Angiò. Il pontefice nel luglio del 1296 lo incaricò di ricercare e quindi di condannare alcuni feudatari ostili alla sua famiglia e di mettere in atto tutte quelle sanzioni, emanate dai precedenti rettori, ma mai realizzate, contro alcuni feudatari della provincia. Ma la situazione non dovette essere facile per il B., se Bonifacio VIII nel 1295 consentì a Terracina di acquistare frumento dalla Sicilia, tanta era la carestia che vi regnava, e se nel 1296 lo incaricò di intervenire contro Alatri e Veroli che si rifiutavano di pagare alla Chiesa i proventi giudiziari dovuti.
Dopo questo rettorato al B. non furono affidati altri incarichi. Risulta anzi da una lettera del cardinale Pietro Colonna, scritta intorno al 1307, che egli fu tra i nobili romani che subirono ingiurie e lesioni da parte di Bonifacio VIII. Del resto anche suo fratello, il cardinale Giovanni, non era stato certo un fautore acceso del Caetani. C'è quindi anche da dubitare della spontaneità dell'atto di donazione di alcuni diritti nel territorio di Ninfa che nel 1299 il B. fece a Pietro Caetani, nipote del pontefice.
Nel settembre del 1300 fece testamento, lasciando 100 fiorini alla Chiesa di S. Salvatore de Gallia. per i danni ad essa arrecati. Evidentemente il B., come altri esponenti della sua famiglia, aveva cercato di ampliare le sue proprietà nella zona del Calcario, tra la via Florida ed il vicolo dell'Olmo, a danno delle chiese vicine alla torre del Papirto, sua roccaforte, continuando la politica familiare di ostilità alle chiese vicine a S. Maria in via Lata, cioè al nucleo principale dei possessi dei Boccamazza. Già il suo parente Giovanni di Giovanni Boccamazza dal 1260 al 1266 aveva cercato inutilmente di ostacolare le mire del convento di S. Ciriaco, vicino alla chiesa di S. Salvatore de Gallia, sulla chiesa di S. Lorenzo a Prima Porta e nel 1281 i suoi parenti, i Malebranca, avevano occupato due case di proprietà del convento di S. Ciriaco deUrbe, site vicino alla chiesa di S. Salvatore deGallia ed alle case dei Boccamazza.Nel 1303 il B. è ricordato ancora, con la qualifica di miles, in un contratto. di enfiteusi. La fortuna del B. e della sua famiglia dovette subire un arresto nel 1305, quando a Roma la fazione popolare ebbe il sopravvento. Nel primo capitolo degli Statuta Urbis si imponeva infatti ai nobili della città, e tra questi erano i Boccamazza, di assoggettarsi all'autorità del Comune, in quell'anno dominato dal capitano del popolo Giovanni da Ignano, e di obbligarsi a non commettere atti che lo potessero danneggiare. Ma non si sa se allora il B. fosse ancora vivo. È certo solo che morì prima del 1309, perché sappiamo che in questo anno era già sepolto alla Minerva insieme con i fratelli Oddone, Pietro, detto Rotondo, e Angelo vescovo di Catania.
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