BRAUCCI, Nicola
Nato a Caivano (Napoli) il 5 ott. 1719 da Antonio e Angela Angelini, dopo aver ricevuto una prima educazione letteraria studiò poi medicina a Napoli con Serao e Cirillo. Ancora studente, compì vari viaggi in tutta Italia per raccogliere piante e minerali, con cui formò ricche collezioni. Dopo la laurea esercitò la professione medica, distinguendosi per preparazione e impegno; nel 1754 gli fu affidata la cattedra di storia naturale nell'università di Napoli, che tenne per sei anni come professore interino. Insegnò prevalentemente botanica, seguendo il metodo del Tournefort; secondo A. Fajola, fu questo il motivo principale che fece sì che nel 1760, indetto il concorso definitivo per l'assegnazione di quella cattedra, gli venisse preferito D. Cirillo, seguace del sistema di Linneo. La lezione tenuta dal B. in occasione del concorso fu l'unico tra i suoi scritti ad essere pubblicato (Prelectio habita a N. B. in Regio Archigymnasio neapolitano V Calendas octobris pro cathedrae historiae naturalis petitione, Neapoli 1760). Amareggiato per il mancato conferimento della cattedra, scrisse sull'argomento una memoria, De avita Neapolitanorum rei literariae gloria revocanda, rimasta inedita e probabilmente smarrita, insieme ad altri scritti riguardanti le piante medicinali, il sistema tournefortiano, l'istituzione a Napoli di un orto botanico. Un altro scritto inedito trattava delle esperienze che si conducevano in Toscana sull'inoculazione del vaiolo.
Attorno al 1770 l'Académie royale des sciences di Parigi gli suggerì, tramite il Galiani, di scrivere un'opera sulla geologia della Campania (si veda la lettera del B. all'Accademia, inserita all'inizio del manoscritto dell'opera, Istoria naturale della Campania sotterranea [Bibl. Nazi di Napoli, ms. S.Martino, s. 2, 9], la cui stesura, interrotta dalla morte dell'autore, iniziò nel 1773).
Fondata su una ricca messe di dati, raccolta per mezzo di numerosi scavi su una vasta area fino a Tivoli ed ai Colli Albani, l'Istoria comprendeva in origine due parti, la prima geomineralogica e la seconda paleontologica. Quest'ultima, contenente originali osservazioni microscopiche di coralli ed infusori, fu vista dal Costa ancora nel 1855, ma in seguito andò perduta. La prima e unica parte rimasta si articola in tre sezioni: sulla struttura geologica della Campania, sul vulcanismo e sulle testimonianze classiche relative alle "pioggie di pietre" s, che il B. considera prodotti dell'attività vulcanica. L'opera presenta dati assai accurati, ed è uno dei primi importanti documenti della nuova geologia analitica e descrittiva. L'analisi del vulcanismo campano, condotta esaminando partitamente i crateri dalla grande conca, anche nella sua parte insulare, è la prima del genere, e la sua esattezza fu riconosciuta da studiosi quali De Lorenzo, Riva e D'Erasmo.
Il B., che fu anche membro di numerose accademie e società culturali, morì a Napoli il 19 genn. 1774.
Bibl.: A. Faiola, Sulla vita e sulle opere di N. B. da Caivano, in IlFiliatre Sebezio, XII (1842), vol. XXIII, pp. 248-55; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, V, Napoli 1848, pp. 528, 557; A. Costa, Storia critica della coltura della zoologia e paleontologia nel Regno di Napoli, in Annali scientifici (Napoli), II (1855), pp. 334 a.; P. A. Saccardo, La botanica in Italia. Materiali per la storia di questa scienza, parte 2, in Memorie del R. Ist. veneto di scienze,lettere ed arti, XXVI, (1901), 6, p. 23; F. S. Monticelli, Notizie sulla origine e le vicende del Museo zoologico della R. Univ. di Napoli, in Annuario del Museo zoologico d. R. Univ. di Napoli, n.s., I (1901), 2, p. 12; G. D'Erasmo, Di N. B. da Caivano (1719-1774) e della sua opera inedita..., in Atti della R. Acc. delle scienze fisiche e matematiche della Società Reale di Napoli, s. 3, III (1941), 2, passim.