BUCCIARDO (Bocciardo, Bucciardi), Nicola
Di origine genovese, nacque in data imprecisata nella prima metà del sec. XV. Della sua biografia sono noti gli eventi degli ultimi quindici anni circa, ma in precedenza egli dovette soggiornare a lungo in Levante, a giudicare almeno dalla conoscenza della lingua turca che mostrava di possedere. Legato da un rapporto di parentela abbastanza stretto, seppur non precisamente documentato nel grado, con la famiglia Cybo, della quale usava portare anche il nome, l'elezione di Giovanni Battista Cybo al pontificato con il nome di Innocenzo VIII gli aprì le porte della Curia pontificia e la prospettiva di una brillante carriera prelatizia. La prima notizia sicura risale al 19 ott. 1485, data della sua nomina ad arcivescovo di Cosenza: in quello stesso mese il papa l'inviò in missive presso il condottiero Roberto da Sanseverino, invitato a raggiungere sollecitamente Roma per entrare al servizio pontificio. L'anno successivo la presenza del B. è attestata nella cerchia dei più intimi collaboratori di Innocenzo VIII, che lo nominò assistente al soglio pontificio e gli concedette di risiedere nel palazzo del Vaticano. Della sua fedeltà al pontefice dette subito prova in un momento assai difficile, contribuendo a sedare un tumulto popolare scoppiato nella città di Roma, minacciata dalle truppe napoletane e dagli Orsini in rivolta. La pace con Ferdinando d'Aragona re di Napoli fu conclusa nell'agosto dello stesso 1486 e il B. presenziò alla stipula dell'atto, al quale parteciparono anche i governi di Firenze e di Milano.
I rapporti con Napoli restarono sempre tesi: nell'agosto del 1487 il B. si occupava della questione del censo dovuto alla S. Sede, e sembra probabile che già in quest'anno abbia assunto le funzioni di presidente della Camera apostolica con le quali è ricordato in un documento del maggio del 1488. Nell'agosto dello stesso 1488 egli appare impegnato anche con le decime del ducato di Milano, della cui esazione, impedita da Ludovico il Moro, gli riferiva il nunzio Gherardi. L'ostilità del Moro era dettata dal risentimento per gli intrighi orditi dalla Curia a Genova, datasi allo Sforza l'anno prima in conseguenza della sconfitta subita a Sarzana a opera dei Fiorentini. Le proteste dello Sforza si appuntarono in un primo tempo cautamente sulla persona del R., accusato di sovvenzionare segretamente la fazione genovese avversa al dominio milanese. In realtà egli agiva su precise direttive del papa, che si era legato proprio in quel torno di tempo di stretta parentela con i Medici e li appoggiava nella questione genovese. A tal fine, oltre alla concessione di sussidi finanziari, Innocenzo VIII decise di mandare lo stesso B. a Genova, con il compito evidente di accelerare i tempi della rivolta antisforzesca. La missione però fallì miseramente, perché il B., sorpreso sotto mentite spoglie a Rapallo, fu rinchiuso dagli sforzeschi nella chiesa di S. Giuliano, prima che avesse avuto il tempo di influenzare l'orientamento politico dei Genovesi. La sua liberazione fu richiesta immediatamente dal nunzio Gherardi che presentò al Moro le indignate proteste del papa. A quelle del nunzio pontificio si aggiunse di lì a poco anche un intervento dell'oratore veneto Ermolao Barbaro, sollecitato dal suo governo, che era stato interessato dalla Curia a interporre i suoi buoni uffici in favore del Bucciardo. Questa azione diplomatica ottenne l'effetto sperato; il B. fu liberato subito dopo e nel dicembre era già di nuovo a Roma nel pieno esercizio delle sue funzioni di presidente della Camera apostolica.
A lui il 17 dicembre indirizzava un dispaccio il nunzio Gherardi per dargli conto dell'esazione delle decime milanesi, ripresa poco tempo prima. La posizione del B. in Curia si era intanto fortemente consolidata e la sua influenza sulle corti straniere doveva essere forte, se il 12 nov. 1488 il re d'Inghilterra Enrico VII chiese per lui a Innocenzo VIII il cappello cardinalizio. La sua candidatura al cardinalato doveva sembrare fra le più sicure; il Gherardi infatti nel marzo del 1489 si meravigliava che nel concistoro del 9 dello stesso mese il papa non avesse pensato a lui. Innocenzo VIII, che in quel concistoro aveva elevato al cardinalato il nipote Lorenzo Cybo, non trascurò del tutto il B. e il 24 apr. 1489 lo trasferì alla sede molto più ricca e prestigiosa di Arles. Lo stesso giomo il B. rilasciò una procura al nipote Marco Bucciardo, che inviò a prendere possesso dell'arcidiocesi in qualità di suo vicario generale.
Varie altre missioni di minore importanza svolse ancora il B. al servizio di Innocenzo VIII: nel marzo del 1489 si recò a Civitavecchia per ricevere il fratello del sultano, Djem, catturato dai cavalieri di Rodi che lo consegnarono al papa, e nel novembre dello stesso anno andò a Vignanello per riceverne la dedizione alla S. Sede in qualità di commissario apostolico. Ormai però nei documenti non è più ricordato con la qualifica di presidente della Camera apostolica, carica che probabilmente lasciò. Certo è che nel 1491 fu nominato governatore di Fano, sebbene non pare che egli vi abbia risieduto stabilmente, dato che la sua presenza a Roma è attestata nel maggio del 1492, quando il papa lo inviò ad Ancona, insieme con il vescovo di Foligno Luca Borsiano, a prendere in consegna la sacra reliquia inviata dal sultano con un ambasciatore in segno di amicizia. In questa, come già in altre circostanze dello stesso genere, il B. fece opera di interprete e traduttore dal turco.
La morte di Innocenzo VIII, sopraggiunta il 25 luglio 1492, sembrò segnare il momento del declino della fortuna del B., che tuttavia seppe guadagnarsi anche il favore del nuovo papa Alessandro VI, assicurandogli il servizio prezioso dei suoi parenti nelle trattative diplomatiche con il sultano. Nel corso di un'ambasceria di Giorgio Bucciardo, quella famosa del 1494, Bāyazīd II mandò a chiedere al pap a per il B. il cappello cardinalizio che assicurava di avere già chiesto al suo predecessore Innocenzo VIII poco prima della morte. Nominato governatore di Cesena nel 1493, il B. vi si trasferì per qualche tempo, ma nel 1496 ritornò al governo di Fano. Nel dicembre del 1498 si recò in Francia e al ritorno riferì al papa che Luigi XII, fermamente deciso a conquistare il ducato di Milano a tutti i costi, intendeva stringere alleanza con Roma e Venezia. A partire da questa data la sua presenza alle cerimonie pontificie è attestata con regolarità, segno indubbio di una piena ripresa della vecchia influenza. La morte però lo colse all'improvviso il 13 luglio 1499 a Roma, nel palazzo del suo parente, il cardinale Lorenzo Cybo. Fu seppellito nella chiesa di S. Agostino.
All'ombra della carriera del B. si svolse quella, ben altrimenti modesta, del suo congiunto Giovanni Battista Bucciardo, anch'egli definito da Innocenzo VIII, suo "secundum carnem nepotem", che il 4 genn. 1490 fu nominato castellano di Civitavecchia e nel 1493 raggiunse il grado di suddiacono apostolico.
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