CARACCIOLO, Nicola
Primogenito di quattordici figli, nacque a Villa Santa Maria (Chieti), che era feudo di famiglia, l'8 novembre del 1658 da Filippo, principe di Villa, dei duchi di Celenza, patrizio napoletano del "seggio" di Capuana, e da Zenobia Del Giudice dei principi di Civita Luparella, baronessa di Montelepiane e Cellammare, sorella del cardinale Francesco.
Dopo aver seguito i primi studi a Napoli, a diciotto anni si trasferì a Roma come convittore nel Seminario romano per i corsi di filosofia e teologia, ma compì gli studi giuridici a Napoli, conseguendovi il dottorato in utroque iure il 15 marzo 1684. Entrato nella prelatura romana, con l'appoggio e la protezione dello zio eletto cardinale nel 1690, iniziò la sua carriera con la nomina a referendario delle due Segnature. Ebbe successivamente l'incarico di governatore di Fabriano (19 sett. 1691); preside di Montalto (2 giugno 1693); governatore di Ancona (28 giugno 1695); di Viterbo, (23 nov. 1697), di Perugia e dell'Umbria (7 nov. 1698) e della Marca d'Ancona (25 maggio 1699).
Ricevette l'ordinazione sacerdotale verso il 1695. Eletto vescovo titolare di Tessalonica il 10 maggio e consacrato il 6 giugno 1700 a Roma dal card. Fabrizio Paolucci, fa designato il 25 giugno nunzio a Firenze, dove rimase dal 29 luglio di quell'anno fino al 14 marzo 1703, svolgendovi una missione di pura rappresentanza, priva di avvenimenti degni di interesse. Il 23 apr. 1703 gli fu conferito l'arcivescovato di Capua e ne prese possesso il 13 maggio successivo.
Restaurò la cattedrale dalle fondamenta, impiegandovi la ragguardevole somma di 120.000 ducati, la dotò anche di arredi sacri pregevoli e di suppellettili d'argento fondandovi numerose cappellanie. Riedificato lo scalone dell'episcopio e ampliato il seminario che provvide di una infermeria, concentrò la sua azione in una cura particolare ai chierici; non solo arricchì con personale liberalità la biblioteca, il cui fondo più cospicuo era costituito dal lascito dell'abate Bonaventura Milano, che si era aggiunto al primo notevole nucleo dell'arcivescovo Cesare Costa (1572-1602), ma istituì un'Accademia retta dai gesuiti, nella quale gli allievi potessero esercitarsi in filosofia e teologia. A complemento, sul modello dell'altra esistente nel collegio dei gesuiti di Napoli, eresse anche la cosiddetta "congregazione segreta" dove i giovani svolgevano le loro attività con la guida di un canonico. Il costume morale e religioso degli ecclesiastici costituiva per il C. ragione di ansia e di interessamento e pertanto aggiunse una nuova ala all'edificio del seminario per ospitarvi alternativamente il clero urbano e quello periferico nei corsi di "esercizi spirituali" secondo le indicazioni del documento emanato dalla Congregazione del Concilio il 1º febbr. 1710. Con la vigilanza sulla partecipazione alle conferenze settimanali dei "casi di coscienza e di liturgia" si prefisse di rendere più avvertito il ministero dei cinquecento preti diocesani a servizio di 31.120 abitanti della diocesi (Relat. 1712). Egli fondò anche due Congregazioni per le apostoliche missioni, con sede nel collegio dei gesuiti e nel seminario. È indicativa delle scelte pastorali adottate l'insistenza sulla disciplina istituzionale. quale emerge dalle norme e dalle direttive raccolte nell'ultimo dei quattro sinodi celebrati e che fece stampare nel 1726.
La stima particolare che egli riservava al clero urbano (centoquaranta preti per 5.915 anime nell'anno 1712) si espresse non soltanto nell'elogio che ne formulò, riferendo a Roma: "moribus et doctrina excultissimus" (Relat. 1712), ma nello sprone continuo con cui ne incoraggiò gli studi. Protesse A. S. Mazzocchi, al quale, dopo averlo eletto canonico teologo a soli ventisette anni, affidò l'insegnamento nel seminario con la consegna di approfondire le ricerche di antiquaria.
Nelle diverse congiunture politiche del Regno si sforzò di mantenere una posizione di equilibrio: aggravandosi la crisi che portò gli Asburgo al governo di Napoli nel 1707, si adoperò con tutto il suo ascendente per inculcare la calma e per sventare sommosse popolari, ritorsioni e vendette. Rigido moralista, egli oppose decreti e ingiunzioni contro le irregolarità che avvenivano nei conservatori femminili della diocesi, provocando la reazione dei responsabili laici del conservatorio dell'Annunziata i quali trasferirono sul piano politico il dissidio che ne nacque. All'intervento del delegato della regia giurisdizione, alle "lettere ortatorie" e alle minacce del viceré cardinale Grimani, il C. rispose con le censure e con i rituali interdetti agli amministratori ricorrenti, superando le remore del conflitto provvisoriamente conclusosi a suo vantaggio. Il filo conduttore di quest'azione non casuale di risanamento morale lo indusse ad agire con altrettanta energia a Roma, dopo la sua nomina a vicegerente nell'ottobre del 1712; anche qui i correttivi drastici adoperati per circoscrivere licenziosità e lenocini suscitarono risentimenti e rimostranze.
Eletto cardinale il 16 dic. 1715, rimase ancora a Roma con la carica di provicario fino al dicembre 1718, facendo parte delle Congregazioni dei Vescovi e Regolari, dell'Immunità ecclesiastica e dei Riti. Durante la forzata lontananza da Capua aveva conferito i poteri e le facoltà di governo al vicario generale Giacomo Falconio. Prima di rientrare nella diocesi, il C. fu efficace mediatore tra la Curia romana e la corte di Napoli per il superamento dei contrasti insorti alcuni anni prima e culminati nell'espulsione dal Regno del nunzio Girolamo Vicentini (1717).
Rientrato a Capua, se ne allontanò soltanto per partecipare ai conclavi del 1721 e del 1724. Nel 1727 ebbe la visita di Benedetto XIII in viaggio verso Benevento.
Morì a Capua il 7 febbr. 1728.
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vat., Proc. Dat. 77, ff. 94 ss.; Ibid., Firenze 88, ff. 164-286; 89; 90; 91, ff. 3-61; Ibid., Lettere di vescovi e di prelati 89, ff. 151-155; 91, ff. 97, 107; 119, ff. 220, 286; Ibid., Lettere di cardinali 81, f. 404; 82, ff. 14, 94, 106, 178; 83, f. 32; 86, ff. 274, 295, 300; 87, ff. 37, 169, 182; 88, ff. 5-11, 36, 43-45, 106-114, 132, 148, 152, 184, 196, 206, 212, 235, 250, 534, 571, 583-589, 609, 619-622, 674, 680-685, 761-768, 812; 89, ff. 19, 32-34, 123, 208, 210, 408, 423, 496, 510, 542, 552-554, 673-680; Ibid., Arch. della Congr. del Concilio, Relationes adlimina, anni 1712, 1721; Ibid., Litt. visit. sacr. Limin., 21, f. 200v; Bibl. Apost. Vat., Borg. lat. 94, ff. 4043 425; Modena, Biblioteca Estense, Arch. Muratori, filza 71, fase 23 (due lettere del Mazzocchi al Muratori con notizie sul C.: 26 febbr. e 27 sett. 1728); A. S. Mazzocchi, Orarioin funere cardinalis N. C., Neapoli 1728 (rist. in Opuscola, I, Neapoli 1771, pp. 5-15); M. Guarnacci, Historiae pontificum Romanorum et S.R.E. cardinalium, II, Romae 1751, pp. 281-283; F. Granata, Santuario capuano, I, Napoli 1766, pp. 175-188; L. Cardella, Mem. stor. de' cardinali, VIII, Roma 1794, p. 163; G. Cappelletti, LeChiese d'Italia, XX, Venezia 1866, pp. 109-112; G. Ceraso, Il duomo di Capua…, Santa Maria Capua Vetere 1916, passim; L. Bittner-L. Grose, Repertorium der diplomatischen Vertreter aller Länder, I, Berlin 1936, p. 389; F. Fabris, La genealogia della fam. Caracciolo, a cura di A. Caracciolo, Napoli 1966, tav. XXX; G. Moroni, Diz. di erudiz.stor-eccl., IX, p. 234; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica..., V, Patavii 1952, pp. 30, 142, 377.