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NICOLA da Forca Palena

di Giovanna Casagrande - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 78 (2013)
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NICOLA da Forca Palena

Giovanna Casagrande

NICOLA da Forca Palena. – Nacque a Forca (Chieti) intorno al 1349.

La notizia si desume da Flavio Biondo che nella Italia illustrata (Basilea 1559, p. 339), scritta verso il 1450, annota: «Ornatum vero fuit Furca oppidum sancto et celebris famae anachoreta Nicolao Furcensi, qui proximo anno, apud urbem Romam centenarius est defunctus, miraculisque plurimis coruscavit».

In mancanza di una vita coeva, la ricostruzione delle vicende biografiche poggia sulla documentazione e sul materiale raccolto da Giovan Battista Sajanello in Historica monumenta ordinis S. Hieronymi congregationis beati Petri de Pisis (1728), di cui si è servito ampiamente Constantin Suyskens per la sua disamina negli Acta Sanctorum (1762).

Educato piamente – se ne ignora l’estrazione sociale – divenne sacerdote ed esercitò il ministero nella diocesi di Sulmona. Desideroso di condurre vita più rigorosa e austera si recò a Roma forse sull’onda dell’ascesa al soglio pontificio del sulmonese Innocenzo VII (1404) e lì aderì a un gruppo di eremiti che viveva, sotto la guida di fra Rainaldo de Pedemonte, nel rione di S. Eustachio presso la chiesa di S. Salvatore in thermis, donata nel 1384 da Raynonus de Raynonis (così in Acta Sanctorum, p. 237) o Randonus Christofori de Randonis (così in Bullarium Franciscanum, I,n. 856). Scomparso Rainaldo, figura di riferimento del gruppo divenne Nicola.

Il suo nome si legge – alla data del 30 settembre – in alcune edizioni del Martyrologium Franciscanum (1939; 1946), quale sacerdote e confessore del Terz’ordine francescano. In realtà non è chiara l’appartenenza a quest’ordine di Nicola e dei suoi compagni, che nelle fonti documentarie (come per esempio le lettere di Eugenio IV) sono sistematicamente indicati come pauperes eremitae, senza altra specificazione. Se è vero che nel 1445 tal Valentino di Antonio ottenne da Eugenio IV la facoltà di poter vivere con l’abito del Terz’ordine in seno alla societas di Nicola (Bullarium Franciscanum, I, n. 953), tuttavia questo dato non è sufficiente per ritenere tutto il gruppo eremitico composto da terziari francescani, dal momento che mai nelle altre lettere del medesimo pontefice compare tale indicazione. Parrebbe trattarsi di una corrente eremitica autonoma e svincolata da specifiche afferenze.

Nel 1417 Nicola si trovava a Napoli, dove dette vita al cenobio e alla chiesa di S. Maria delle Grazie a Caponapoli. Lettere di Eugenio IV del 1436 e del 1437 provano la sua presenza con i pauperes eremitae a Firenze, dove erano entrati in possesso del monastero di S. Maria di Ricorboli in luogo della preesistente comunità femminile benedettina soppressa. Il pontefice, riformatore della vita monastica, favorì e sostenne gli eremiti sia nei riguardi dei patroni del monastero (Rodolfo e Giovanni di Tommaso dei Bardi) sia esentandoli dal pagamento delle varie imposte (ibid., I, nn. 825, 845).

Il favore di Eugenio IV nei riguardi della formazione eremitica è attestato, per esempio, in due lettere del 2 ottobre 1437 in cui intervenne per confermare le donazioni di case avute da Nicola e compagni a Roma, Napoli e altrove (Firenze: S. Maria di Ricorboli e S. Cristina in Alpi) e per riconoscere loro il diritto di riceverne altre, di erigere cappelle e altari, di celebrare funzioni liturgiche e amministrare sacramenti. Il pontefice accordò, inoltre, l’esenzione da imposte varie (ibid., I, nn. 856, 857).

Dopo il periodo fiorentino Nicola fu di nuovo a Roma nel 1444 quando, qualificato come prete e rettore dell’altare, quindi titolare della cappella, di S. Salvatore nella regione di S. Eustachio, si era rivolto al pontefice al fine di poter permutare un orto, sito nella medesima regione, contiguo alla casa dove stava con altri eremiti, con beni più utili (ibid., I, n. 983). È assai probabile che a quella data fossero in piena fase di edificazione il cenobio e la chiesa di S. Onofrio al Gianicolo, riguardo alla quale una lettera di Nicolò V del 1447 (in Acta Sanctorum, pp. 240 s.) rivela il lavorìo di acquisti fatto da Nicola, grazie ai sussidi di Eugenio IV oltre che ai suffragi di fedeli. Nel maggio 1448 Nicola rinunciò alla cappellania di S. Salvatore, che il pontefice provvide ad assegnare a un altro personaggio qualificato pauper eremita (Bullarium Franciscanum, I, n. 1076), e si trasferì a S. Onofrio.

Gli ultimi anni di vita di Nicola furono segnati da un altro evento di notevole importanza: l’unione con la congregazione di eremiti fondata dal beato Pietro Gambacorta da Pisa (girolamiti). Forse i due eremiti si erano incontrati a Roma nel 1425, tuttavia solo nel 1446 si procedette all’atto di unione (Acta Sanctorum, pp. 241-243), cui seguì la conferma ufficiale da parte di Eugenio IV in data 1° gennaio 1447 (Bullarium Franciscanum, I, n. 1032).

Morì a Roma, a S. Onofrio, nel 1449; il giorno è incerto, anche se comunemente è indicato il 29 settembre.

La fama di santità dovette essere immediata come provano il testo di Flavio Biondo e l’epitaffio apposto sulla sua pietra tombale che recita: «Divo Nicolao heremitae beatae memoriae MCCCCXLVIIII/Hoc tumulo aeternum, pater o Nicolae, quiescis, Urbs quem Roma tenet, Furcae genuere Palenae/Tu sanas morbos, caedente Macaonis arte./O pietas! O sancta fides! O munera Christi!/Denique Ianiculo meritis defendit eremum/Ipse tuis placido nunc sanctus Onofrius ore».

Palena, che nel 1638 lo elesse protettore, ne ottenne le reliquie nel 1647. Il corpo trovò solenne sepoltura nel 1712 sotto la mensa dell’altare maggiore di S. Onofrio. Nel corso del ’700 l’Ordine dei girolamiti si adoperò perché il suo culto fosse ufficialmente riconosciuto, cosa che avvenne nel 1771 da parte di Clemente XIV.

Fonti e Bibl.: G.B. Sajanello, Historica monumenta ordinis S. Hieronymi congregationis beati Petri de Pisis, Venezia 1728, pp. 95-98; C. Suyskens, Acta Sanctorum, Septembris,VIII, Antwerp 1762, pp. 235-258; Martyrologium Franciscanum, Vicenza 1939, pp. 382 s.; Martirologio Francescano, Città del Vaticano 1946, p. 304; P. Ferrara, Luci ed ombre nella cristianità del secolo XIV. Il B. Pietro Gambacorta da Pisa e la sua Congregazione (1380-1933), Città del Vaticano 1964, pp. 103, 160-163; M. Como, Palena nel corso dei secoli, Sulmona 1977, pp. 290-293; Bibliotheca Sanctorum, 9 (1967), coll. 918-920 (con relativi rinvii ai processi sul culto ab immemorabili); Eremiti di S. Girolamo di Nicola da Forca Palena, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, III (1976), coll. 1204 s.; Nicola, da Forca Palena, beato, ibid., VI (1980), coll. 290 s.; Bullarium Franciscanum. Supplementum, I, a cura di C. Cenci, Grottaferrata 2002, passim.

Vedi anche
beato Piètro Gambacorta Piètro Gambacorta, beato. - Eremita (Pisa 1355 - Venezia 1435) sul Monte Cesena, presso Urbino, fondò la Congregazione dei poveri eremiti di s. Girolamo, soppressa nel 1933. Il culto fu confermato nel 1693. Eustòchio Eustòchio (lat. Iulia Eustochium). - Santa (Roma 368 - Betlemme 419); figlia terzogenita della matrona romana Paola, fece parte del cenacolo di Marcella sull'Aventino, del quale s. Girolamo teneva la direzione spirituale: per lei egli scrisse la lettera 22, De custodia virginitatis. Poi (386) Eustochio ... Gregòrio di Nazianzo, santo Gregòrio di Nazianzo (o G. Nazianzèno), santo. - Padre e dottore della Chiesa (Arianzo presso Nazianzo, Cappadocia, 330 circa - ivi 390 circa). Fu, con s. Basilio e con Gregorio di Nissa, uno dei "grandi Padri cappadoci". Maestro di retorica, divenne vescovo di Sasima e quindi di Costantinopoli, incarico ... Sirìcio papa, santo Sirìcio papa (lat. Siricius, gr. Σιρίκιος), santo. - Romano (m. Roma 399); successe a Damaso (384), invano ostacolato dall'avversario di Damaso, Ursino. Affermò la supremazia del vescovo di Roma su tutto l'Occidente e tenne un concilio (386), curando poi l'applicazione delle norme presso tutti i vescovi ...
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Vocabolario
fórca
forca fórca s. f. [lat. fŭrca]. – 1. a. Attrezzo agricolo usato per smuovere e caricare fieno, paglia e prodotti analoghi; è per lo più fatto di un ramo biforcuto di legno duro, come il corniolo, oppure di un robusto manico di legno in...
forcata
forcata s. f. [der. di forca]. – 1. a. Colpo di forca (attrezzo agricolo): dare, ricevere una f.; colpire con una forcata. b. Quantità di paglia, fieno, ecc. che si solleva in una sola volta con la forca: con due o tre f. vuotò la stalla...
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