CELANO, Nicola di
Figlio primogenito di Pietro conte di Celano, nacque con molta probabilità nel terz'ultimo decennio del sec. XIV dato che, quando nell'anno 1400 è ricordato per la prima volta nelle fonti, appare già in età adulta.
La vicenda politica del C. si colloca nel quadro della lotta tra il partito durazzesco e quello angioino che travagliò il Regno negli ultimi anni del sec. XIV e i primi del successivo. Il C. appare un tipico esponente della feudalità meridionale di questo periodo, tutto teso ad accrescere i propri domini territoriali, a consolidare la propria influenza a corte e ad ottenere dal monarca, in cambio del sostegno, più ampi privilegi. Le prime notizie su di lui lo mostrano impegnato ad operare ampliamenti dei propri feudi. Nel 1400 egli - ormai succeduto al padre nella contea familiare - ricevette dal governo regio alcune concessioni in cambio della restituzione del castello di Avignanelli che aveva in precedenza sottratto a Gurello Caracciolo, detto il Carafa. Nel relativo diploma è indicato come "ciambellanus", titolo che fa pensare ad una sua carica presso la corte. Nello stesso anno, insieme con il fratello Ruggero, iniziò una disputa con il possessore del castello di Roiano Cristoforo, disputa che doveva risolversi in suo favore nel 1407.
Il C. doveva essere già da allora tra i sostenitori di Ladislao. La sua fedeltà al partito durazzesco appare confermata dal matrimonio celebrato nel 1402 con Maria, figlia del duca di Sessa e conte di Squillace, Iacopo di Marzano. Quest'ultimo nel 1395 era passato nel partito angioino e aveva cercato di consolidare i propri legami con Luigi II d'Angiò promettendogli in sposa proprio la figlia Maria. Alla sua morte, nel 1402, Ladislao decise di colpire la famiglia e assalì i feudi dei Marzano facendo prigionieri la moglie e i figli di Iacopo, ad eccezione di Maria la quale "havea lo conte de Cilano per mogliere" (Diurnali del duca di Monteleone, p. 73). È probabile che il matrimonio tra il C. e Maria sia avvenuto dopo la morte del padre di questa e prima dell'incarcerazione dei familiari e fosse stato voluto da Ladislao (così in Summonte) per legare quella casata a persona di sua piena fiducia. Il re richiese, comunque, al C. di rinnovare il giuramento di fedeltà prima della celebrazione del matrimonio.
Nel 1407 troviamo il C. ancora impegnato in dispute con nobili - la contessa di Sant'Agapito, Iannella Caetani e Corrado di Acquaviva, conte di San Valentino - per il possesso di terre e casali. Nel medesimo anno acquistò parte del casale di Pulignanello, o Pulanello, e ricevette da Ladislao la signoria di Cucullo, Ascoli e Castelvetere.
Il C. era ormai diventato uno dei principali esponenti del partito durazzesco. Nel 1407 fu nominato consigliere regio. Nel 1408, poi, il sovrano destituì il gran giustiziere del Regno Roberto Orsini, figlio del conte di Nola, e al suo posto nominò il C.: questi il 13 ottobre si trasferì a Napoli, accolto con grandi onori, per assumere la carica. In seguito il C. ricevette da Ladislao ampi premi per la sua fedeltà: ebbe per un anno le entrate delle collette della contea di Celano, della baronia di Carapelle, di Castelluccio, Vicalvi, Capossa e di altre terre e quindi venne investito del feudo di Foie in Abruzzo.
Il C. prese parte alla battaglia tra Angioini e Durazzeschi svoltasi il 19 maggio 1411 nella piana di Roccasecca. Insieme con il suo re e con alcuni baroni venne fatto prigioniero: a differenza di altri nobili durazzeschi rifiutò di passare al partito avverso e preferì versare una ingente somma per il proprio riscatto (14.060 fiorini). Tornato libero, si recò subito (24 dicembre) presso Ladislao, che si trovava a Tripergole presso Aversa, e gli fece una dettagliata relazione sullo stato dell'esercito nemico.
Alla morte di Ladislao il C., continuò a tenere l'ufficio di gran giustiziere. In questa carica lo confermò Giovanna II il 15 genn. 1417, quando gli riconobbe tutti i privilegi che gli aveva concesso Ladislao, insieme con le signorie di Celano, Carapelle, Castelpaterni, Castelrobe, Castelpastine e di numerose altre terre in Abruzzo, Capitanata e Terra di Lavoro.
Morì con ogni probabilità nel 1418: il 20 ottobre di quell'anno ser Gianni Caracciolo ottenne infatti che la regina affidasse al conte di Nola l'ufficio di gran giustiziere che si era reso vacante per la morte del C. (Faraglia, Storia, p. 561 n. 1).
Dal suo matrimonio aveva avuto un figlio, di nome Bernardo di cui si sa soltanto che sposò Margherita Cantelmo. Non pare che Bernardo succedesse al padre nella contea di Celano, la quale sembra essere passata alla morte del C. a Giovanna, probabilmente figlia di uno dei fratelli di questo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, ms. Serra di Gerace, III,p. 1033; Sala della ricostruzione angioina, a. 1400, A, n. 365, ff.157, 160; a. 1400, B, n. 366, ff.98, 108-111; a. 1404, n. 367, f. 1; a. 1404, n. 368, f. 1v; a. 1407, n. 369, f. 61; a. 1410, n. 371, ff.36, 36 bis; Napoli, Biblioteca Brancacciana, IV D. 1, ff. 22, 458v; I Diurnali del duca di Monteleone, in Rerum Italicarum Script.,2 ediz., XXI, 5, a cura di M. Manfredi, pp. 73, 79, 83, 84, 104; S.Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, Napoli 1580, I, 2, pp. 193 s.; C. Tutini, De Maestri Giustizieri del Regno di Napoli, in Discorsi da sette officii ... del Regno di Napoli, Roma 1666, p. 75; A. Summonte, Dell'historia della città e Regno di Napoli, II, Napoli 1675, p. 540; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province del Meridione, Napoli 1875, I, p. 199; V, p. 73; M. Camera, Elucubrazioni storico-diplomatiche, Salerno 1889, p. 154; N. F. Faraglia, Saggio di corografia abruzzese merid., in Arch. stor. per le prov. napol., XVI(1891), p. 436; Id., Storia della regina Giovanna II d'Angiò, Lanciano 1904, pp. 78, 121; R. Moscati, L'evoluz. della feudalità, in Arch. stor. per le prov. napoletane, XXXII(1936), p. 108; A. Cutolo, Re Ladislao di Durazzo, Napoli 1936, I, pp. 131, 139.