NICOLA di Ulisse da Siena
NICOLA di Ulisse da Siena (Nicola da Siena). – Non si conosce la data di nascita di questo pittore, ricordato dalle fonti (riassunte da Cordella, 1990, cui si fa riferimento per tutti i documenti citati se non diversamente indicato) come di natali senesi, residente a Norcia e attivo in Umbria, nelle Marche e in Abruzzo nel corso del XV secolo.
La sua eventuale produzione a Siena è ancora da ricostruire. Sembra da scartare l’ipotesi di un’attività come miniatore (suggerita, quando erano noti i soli affreschi di S. Antonio e di S. Maria a Cascia, da Longhi [1954] e sviluppata da Chelazzi Dini [cfr., in particolare, il contributo del 1982]): di fronte all’ampliarsi del catalogo del pittore, la proposta non tiene per ragioni di qualità (Londra, British Library, ms. Yates Thompson 36, Divina Commedia) e di cultura figurativa (Siena, Biblioteca comunale, ms. X.II.2, Messale romano). Pare da espungere dalle primizie di Nicola anche il Cristo benedicente del Museo diocesano di Siena, ora ricollegato a un polittico di Sassetta e Sano di Pietro (M. Israëls, Sassetta and the Guglielmi Piccolomini altarpiece in Siena, in The Burlington Magazine, CLII [2010], pp. 162-171). L’attività senese di Nicola andrebbe forse cercata nell’orbita di Giovanni di Paolo, la cui influenza si fa ancora sentire nelle opere degli anni umbri.
Un documento del 1442 lascia intuire che in quell’anno risiedeva già stabilmente a Norcia: resta ancora da individuare l’occasione puntuale del trasferimento, per quanto Siena e la Valnerina fossero comunque collegate da scambi commerciali. Al 1442 risalgono due importanti incarichi per opere oggi perdute: il 29 gennaio Alessandro Sforza scrisse ai consoli nursini affinché il pittore decorasse la camera del fratello Francesco nel castello del Girfalco di Fermo (Cordella, 2000); il 29 aprile Nicola strinse un sodalizio con Bartolomeo di Tommaso, Andrea Delitio, Luca Alemanno e Giambono di Corrado per la decorazione a fresco della tribuna di S. Agostino a Norcia. A fine anno entrò in conflitto con gli ultimi tre pittori dell’équipe.
Il contatto con Bartolomeo di Tommaso lasciò su Nicola un’impronta riconoscibile, evidente soprattutto nella propensione per una caratterizzazione grafica dei volumi, per una linea sintetica, talora viscosa e non indulgente all’arabesco, come si evince in particolare da alcune opere su tavola: il Cristo risorto del Museo della Castellina a Norcia, il S. Ginesio protegge la città durante la battaglia contro i Fermani (San Ginesio [Macerata], Pinacoteca civica S. Gentili), e il polittico con i Ss. Placido, Benedetto, Spes e Fiorenzo già nell’abbazia di S. Eutizio (Piedivalle, fraz. di Preci, Perugia) e ora nel Museo nazionale del Ducato di Spoleto.
Quest’ultima opera, secondo una fonte cinquecentesca (G.B. Bracceschi, Commentari delle Storie di Spoleto, in Cordella, 1990), datata 1472, nello sportello centrale, oggi vacuo, aveva forse in origine un S. Eutizio in legno policromo, ancora conservato presso l’abbazia (per il dibattito sulla pertinenza cfr. Fratini, 2003, fautore dell’attribuzione a Nicola della scultura, tuttavia stilisticamente dissimile dai modi del pittore).
Prima del novembre 1446 cominciò a lavorare alla pala dell’altar maggiore di S. Benedetto a Norcia; l’opera, da considerarsi distrutta, era sicuramente finita nel 1451. Dal verbale di stima si ricava che l’ancona, probabilmente a due facce, mostrava al centro del registro principale posteriore il titolare della chiesa, e che la predella conteneva Storie della vita e miracoli di s. Benedetto (per una proposta di identificazione di un frammento, cfr. Toscano, 1987, p. 364). Non più rintracciabile è un’altra commissione significativa, compiuta entro il maggio 1452: un’Assunta con angeli e santi destinata a decorare la residenza degli esecutori di Gabella nel palazzo pubblico di Siena.
Dopo questi incarichi importanti, fu attivo per committenti di diverse estrazioni sociali, e con esiti talora corsivi e mediocri. Pur mantenendo verosimilmente la propria bottega a Norcia, intensificò le occasioni di lavoro e i viaggi in direzione delle Marche e dell’Abruzzo: il 9 novembre 1457 gli venne concesso un salvacondotto di un mese per recarsi ad Ascoli Piceno (ove si conservano un S. Antonio Abate a fresco, datato 1458, in S. Pietro Martire e una rovinatissima Madonna col Bambino su tavola nel Museo diocesano); del 1462 è la ‘firma’ di un «Nichola sanese», con ogni probabilità proprio Nicola da Siena, su un perduto affresco in S. Maria del Borgo a Vittorito (L’Aquila); il 16 agosto 1465 è documentato a Palazzata, nel contado di San Severino Marche (Paciaroni, 2002) e una settimana dopo terminò un affresco nella vicina Aliforni; del 26 dicembre 1466 è la notizia di una lite col ministro di S. Francesco a Fermo per un’ancona non finita; il 23 agosto 1468 è attestato a Montereale (L’Aquila), forse chiamato dall’abate di S. Lorenzo (con cui risulta avere avuto una lite pendente il 3 maggio 1470), e nel 1469 fu probabilmente ad Ascoli Piceno. In parallelo, intensificò l’attività in Valnerina: un suo Crocifisso dipinto si conserva nella già citata abbazia di S. Eutizio; nel 1461 eseguì una Deposizione a fresco in S. Maria a Cascia e, nella stessa città, terminò il ciclo con Storie della Passione di Cristo nel coro delle monache di S. Antonio, datato e ‘firmato’ con un’iperbolica lode in versi del proprio pennello degno di superare l’arte di Policleto e di Pirgotele (trascrizione in Todini, 1989, p. 249); nel 1466 dipinse una Madonna col Bambino in S. Salvatore a Campi, nei dintorni di Norcia; probabilmente dopo il 1° marzo 1476 cominciò a dipingere tre cappelle con il figlio adottivo, Bartolomeo Scarpetta, nella pieve di S. Maria a Norcia.
La data di morte va collocata tra quest’ultima data e il 2 maggio 1477, quando la moglie risulta vedova.
Il recupero della personalità storica di Nicola, a lungo dimenticata, è frutto di quella stagione di conoscitori (da Longhi a Zeri, a Toscano) e di eruditi (Cordella) che hanno saputo ricostruire la geografia artistica dell’Umbria appenninica del Quattrocento, restituendo così l’immagine di una regione aperta a molteplici orbite culturali: la profonda eterogeneità dei committenti lascia d’altronde intuire la vitalità della bottega di Nicola a Norcia, soprattutto negli anni Quaranta del secolo.
Fonti e Bibl.: M. Guardabassi, Indice-guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l’istoria e l’arte esistenti nella provincia dell’Umbria, Perugia 1872, pp. 39 s.; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell’Umbria, Spoleto 1923, pp. 218 s.; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, VIII, The Hague 1927, pp. 382-384; R. Longhi, La biblioteca dei re d’Aragona, in Paragone, V (1954), 53, p. 63; III Mostra di opere restaurate (catal.), a cura di F. Santi, Perugia 1956, pp. 19-20; B. Toscano, Bartolomeo di Tommaso e N. da S., in Commentari, n.s., XV (1964), pp. 37-51; G. Chelazzi Dini, N. di U. da S., in Il Gotico a Siena (catal., Siena), Firenze1982, pp. 371-376; B. Toscano, La pittura in Umbria nel Quattrocento, in Lapittura in Italia. Il Quattrocento, a cura di F. Zeri, II,Milano 1987, pp. 362-365; F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, I, Milano 1989, pp. 249 s.; R. Cordella, Nuovi dati su alcuni pittori della Valnerina nel secondo ’400, in Dall’Albornoz all’età dei Borgia. Questioni di cultura figurativa nell’Umbria meridionale. Atti del Convegno di studi, Amelia …1987, Todi 1990, pp. 207-247 (con riassunto dei documenti); Id., Artisti dalmati a Norcia e altri contatti fra Valnerina, Marche e Dalmazia nel sec. XV, in Adriatico. Un mare di storia, arte, cultura. Atti del Convegno, Ancona… 1999, a cura di B. Cleri, Ripatransone (AP) 2000, pp. 96-102; R. Paciaroni, Nuovi documenti su Lorenzo d’Alessandro e una conferma per l’affresco di Aliforni, San Severino Marche 2002, pp. 7 s.; C. Fratini, Pitture e intagli nelle valli appenniniche umbre nel XV secolo, in I da Varano e le arti. Atti del Convegno internazionale, Camerino… 2001, a cura di A. De Marchi - P.L. Falaschi, Ripatransone (AP) 2003, II, pp. 693-696; L. Pisani, s.v.Maestro della Divina Commedia Yates Thompson, in Dizionario biografico dei miniatori italiani, secoli IX-XVI, a cura di M. Bollati, Milano 2004, pp. 533-535; M. Bollati, Gli artisti. Il Maestro della Commedia Yates Thompson e Giovanni di Paolo nella Siena del primo Quattrocento, in La Divina Commedia di Alfonso d’Aragona re di Napoli. Manoscritto Yates Thompson 36, Londra, British Library, a cura di M. Bollati, Modena 2006, I, pp. 63-138.