FABRIZI, Nicola
Uomo politico, nato a Modena il 4 aprile 1804, morto a Roma il 31 marzo 1885. Mentre attendeva agli studî di legge nell'università di Modena, partecipò alla congiura ordita da E. Misley per dare a Francesco IV il trono d'Italia, e strinse in quell'occasione rapporti d'amicizia con Ciro Menotti, rimasto a capo di essa quando il Misley andò all'estero per ordire sempre più fila a quell'effimera impresa. Il 3 febbraio 1831, insieme con altri congiurati, fu arrestato; ma due giorni dopo, fuggito il duca estense e proclamata la rivoluzione da Modena, il F. fu liberato e nella notte dall'8 al 9 febbraio partecipò al voto dei settantadue patrioti che proclamarono la decadenza di Francesco IV. Nominato capitano della guardia nazionale durante il governo provvisorio, riparò in Ancona quando gli Austriaci occuparono lo stato di Modena e le Romagne, imbarcandosi colà, insieme con tanti altri profughi, sull'Isotta che fu catturata e condotta a Venezia. Liberato nel maggio del 1832, riparò a Marsiglia, dove si strinse al Mazzini, e s'aggregò alla Giovine Italia. Fu pure a Lione e a Marsiglia, e, nell'agosto del 1833, a Ginevra per partecipare poi alla spedizione di Savoia (febbraio 1834); dopo il fallimento di quel tentativo insurrezionale andò in Spagna. Colà combatté nelle schiere dei costituzionali comandate da Borso dei Carminati, segnalandosi per atti di valore, e nel 1837, sembrandogli che un fremito rivoluzionario agitasse la Sicilia per emanciparsi dal giogo borbonico, andò a Corfù, poi a Malta, pronto a partecipare a un eventuale moto. A Malta rimase lunghi anni, tenendosi in corrispondenza con esuli italiani, specialmente col Mazzini; e nel 1839, disperando che la Giovine Italia riprendesse vita, fondò egli stesso un'associazione che intitolò Legione Italica, con intendimenti assai prossimi a quelli dell'associazione mazziniana, della quale nel frattempo l'esule genovese aveva ripreso i propositi. Tutto ciò fu causa per cui tra i due esuli parve troncata qualunque relazione epistolare, che però fu ripresa quando fallì il tentativo rivoluzionario, di cui il F. era consapevole, promosso in Romagna da P. e S. Muratori. Il F. rimase a Malta fin verso il 1848. Nel febbraio di quell'anno si trovava a Firenze, donde ebbe ordine di sfratto; a Roma fece pure brevissima dimora, poiché nel marzo era a Palermo, sperando che di là si propagasse il moto rivoluzionario italiano. Tornò nel continente dopo le Cinque Giornate e corse a Modena, dove si oppose alla fusione degli Stati Estensi col Piemonte, poi si trasferì nel maggio a Venezia, iscrivendosi in quel consiglio militare presso il comando generale del corpo dei volontarî e anche colà fu contrario al piano di fusione col Piemonte, quindi, avuto ordine dal Manin, sotto larvato incarico a Bologna, di abbandonare Venezia, andò a Roma partecipando alla difesa di quella repubblica, fino a quando, cessata ogni resistenza, tornò al suo esilio di Malta. Vi rimase lunghi anni. Nel 1857 cooperò col Mazzini e col comitato di Napoli a preparare la spedizione del Pisacane, che ebbe il tragico epilogo di Sapri. E sia pure non muovendosi da Malta, fermo nel pensiero che la rivoluzione italiana si sarebbe estesa sino a Palermo, partecipò da lungi alla campagna del 1859 con invio di volontarî per combattere in quella guerra di redenzione. Accorse però a Modena per facilitare la missione del Crispi presso il Farini, al fine di sollecitare una spedizione in Sicilia, e tornato al suo solito ricovero preparò una piccola spedizione, intitolatasi Cacciatori del Faro, che da Malta sbarcò a Pozzallo (2 giugno 1860), per unirsi con l'esercito liberatore. Garibaldi gli affidò il comando militare di Messina (luglio 1860), indi il portafoglio della Guerra. Dopo l'annessione accettò l'incarico datogli dal Cialdini di aiutarlo nella repressione del brigantaggio borbonico. Nel 1862 fu arrestato a Napoli insieme col Mordini e con altri deputati, con l'accusa di aver cooperato al fatto d'Aspromonte, e quattro anni dopo combatté nel Trentino con i volontarî garibaldini. La sua azione di combattente ebbe fine con la campagna dell'Agro Romano (1867).
Eletto deputato per il Collegio di Trapani nel corso dell'VIII legislatura, gli fu sempre riconfermato il mandato da varî collegi, tra cui quello della sua città natale.
Bibl.: G. G. Serafini, N. F., Roma 1885; La famiglia F., estratto di memorie tratte dagli atti politici del Governo estense, Modena 1896; S. Mirone, Cenni storici del gen. N. F. ed alcune sue lettere, Catania 1886; Lettere inedite del gen. N. F. (1858-1859) raccolte e commentate a cura del prof. V. Azzariti, Molfetta 1914. Per le relazioni tra il F. e il Mazzini, ved. l'introduzione al vol. I del Protocollo della Giovine Italia, Imola 1916.