FARINA, Nicola
Nacque a Baronissi (Salerno) da Francesco e da Maddalena Serio, il 10 apr. 1830, in una ricca e dinamica famiglia di borghesia agraria, la quale, oltre ad essere impegnata, per le vaste competenze nel campo agricolo, nel dibattito sui problemi del mondo rurale salernitano, aveva raggiunto anche un notevole livello di maturazione politica.
I Farina, proprietari e allevatori di cavalli nella piana di Eboli fin dai primi anni del secolo XIX, avevano promosso una moderna e razionale trasformazione dell'agricoltura, introducendo nuovi procedimenti nel settore della zootecnia, convertendo su basi capitalistiche la loro attività ed inserendosi in quel parziale tentativo di modernizzazione agraria registratosi in Campania nel periodo della Restaurazione borbonica sul modello toscano e padano-piemontese.
Dopo la proclamazione del nuovo Stato italiano il F. iniziò una lunga militanza politica, al seguito del fratello maggiore Mattia (nato il 18 dic. 1822 e morto l'11 marzo 1909), già oppositore liberale del governo borbonico, poi esponente della Sinistra storica e sodale di Giovanni Nicotera. Mattia, nel 1865, dopo essere stato per due anni presidente della Camera di commercio di Salerno, era stato eletto deputato nel collegio di Mercato San Severino, sconfiggendo il candidato governativo Raffaele Conforti, ministro di Grazia e Giustizia; fu rieletto anche nella X, XI e XII legislatura.
Sfruttando l'amicizia del Nicotera, per trent'anni deputato di Salerno e tra gli uomini politici più in vista della Sinistra storica, e giovandosi abilmente della situazione di monopolio politico-elettorale creata dalla sua famiglia e basata su un fitto tessuto clientelare e sull'appoggio della borghesia agraria e mercantile, il F. percorse tutti i gradi della carriera politica. Fu sindaco del suo paese, consigliere provinciale, amministratore di vari istituti di beneficenza, socio della Società economica di Salerno, cittadino onorario di Salerno per i servigi resi alla città, deputato per nove legislature, senatore del Regno.
Nel 1876, essendo stato lasciato vacante il collegio di Mercato San Severino dal fratello Mattia, nominato nel frattempo senatore, il F., nelle elezioni suppletive di quell'anno, entrò per la prima volta nel Parlamento italiano. Confermato nel successivo novembre, fu il rappresentante del collegio per cinque legislature, con votazioni quasi sempre plebiscitarie, fino a quando rimase in vigore lo scrutinio di lista. Nel 1892, ritornato il sistema maggioritario per collegi uninominali ed essendo stato Mercato San Severino inglobato nella circoscrizione elettorale di Salerno I, il F. fu il deputato, fino al 1900, del nuovo collegio.
La grande vittoria riportata dalla Sinistra storica nelle elezioni del 1876 e la significativa affermazione del gruppo del Nicotera valsero a proiettare il F. nell'agone politico nazionale, segnando l'inizio di una lunga attività che si svolse sempre nell'orbita nicoterina, vale a dire in quella grande maggioranza meridionale, di sentimenti sostanzialmente monarchici e moderati, che mediante un'accorta politica di favori clientelari tendeva ad allargarsi fino a comprendere anche il Centro e parte della stessa Destra.
In questa formazione omogenea per il suo moderatismo opportunista, il F. svolse un ruolo di gregario, legato sia al Nicotera, sia al deputato salernitano Diego Tajani, ministro di Grazia e Giustizia nei gabinetti Depretis; questi, dapprima antinicoterino, nel 1890 fu promotore di quel raggruppamento di opposizione della Sinistra meridionale, noto come "triumvirato meridionale", insieme con lo stesso Nicotera e con Agostino Magliani, deputato di Amalfi, più volte ministro delle Finanze.
In Parlamento il F., che non ricoprì mai incarichi di governo, si interessò soprattutto di problemi dell'agricoltura e dell'allevamento equino - a favore del quale si fece promotore di numerosi provvedimenti - e di concrete questioni locali, come quelle relative al Comune parmense di Borgotaro, alla costruzione della ferrovia Mercato San Severino-Salerno (ritardata peraltro per motivi sia tecnici sia politici), alle istituzioni di beneficenza che cercò di modernizzare ed adeguare ai tempi nuovi.
Nel 1877 fu chiamato a far parte della giunta parlamentare per l'inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola per la terza circoscrizione comprendente le province della Campania, al posto del senatore Antonio Ciccone, che si era dimesso. Esponente del mondo agrario meridionale, il F., nel contrasto sorto tra i due più rappresentativi componenti della giunta, Stefano Jacini e Agostino Bertani, assunse una posizione molto più vicina a quella tecnico-agraria dello Jacini che non a quella, più caratterizzata in senso sociale, propugnata dal Bertani.
Ma l'impegno del F. in questa commissione fu di breve durata. Dopo alcune sedute egli si dimise e il suo posto venne preso dal senatore Fedele De Siervo.
Nel 1891, in seguito alle insinuazioni fatte sul suo conto dall'on. Guido Baccelli, in merito all'acquisto di alcuni beni del collegio Ariano di Napoli, il F. presentò le dimissioni da deputato. Nella sua autodifesa egli fu affiancato e sostenuto dal Crispi e dal Nicotera. L'impegno di quest'ultimo autorizza a ritenere, con una certa dose di probabilità, che attraverso il F. si intendesse in realtà colpire proprio il Nicotera. Le dimissioni, respinte una prima volta, vennero infine accettate. Il F., ricandidatosi alle susseguenti elezioni suppletive del 26 luglio, venne eletto, ancora una volta, quasi plebiscitariamente, avendo l'appoggio anche della prefettura.
Il 14 giugno del 1900 il F. fu nominato senatore per la terza categoria. Negli ultimi anni della sua vita si dedicò con notevole impegno alla presidenza della Congrega di carità di Baronissi, fondata nel 1862, rendendosi promotore di un nutrito programma di iniziative ed attività sociali e filantropiche, programma nella cui attuazione si impegnò personalmente con generosità e disinteresse, coinvolgendovi anche il patrimonio familiare.
Morì il 30 dic. 1902 a Baronissi.
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