FIANI, Nicola
Nacque a Torremaggiore in Capitanata (od. prov. di Foggia) il 23 nov. 1757 da Giuseppe e Marianna Maffei. Nel paese natale, feudo del principe R. Di Sangro, restò fino agli anni della prima fanciullezza. Poi la famiglia, di buona tradizione borghese, lo avviò giovanissimo allo studio delle lettere e della filosofia. Trasferitosi a Napoli, iniziò a studiare sotto la guida del sacerdote don Brunetti. Ma, a differenza degli altri fratelli, anziché scegliere la strada del diritto o della letteratura, il F. imboccò quella delle armi. Frequentò la scuola militare, raccogliendo ottimi risultati.
In questi anni di studio la sua formazione intellettuale e le sue future scelte politiche furono condizionate dagli insegnamenti del pensatore F. Conforti e del giurista P. Baffi, entrambi martiri del 1799, nonché del francese T. Peyrol, espulso dall'insegnamento dopo solo nove mesi di lezioni per le sue simpatie massoniche.
Nel 1775 entrò nell'esercito e, diventato ufficiale di cavalleria, fece una carriera molto brillante. Infatti, nel 1791 fu chiamato a far parte della guardia del corpo del re, costituita in gran parte dai rampolli delle grandi famiglie patrizie del Regno.
Nei primissimi anni Novanta il F. stabilì sempre più frequenti contatti con esponenti radicali e giacobini tanto a Napoli quanto in Puglia, dove alla preesistente articolata rete di associazioni di matrice massonica, si aggiunse la nascita di alcuni nuclei cospirativi d'ispirazione giacobina. Proprio il F. è annoverato tra i promotori del giacobinismo in Puglia insieme con il giovane aristocratico R. Lentini di Monopoli, E. De Deo di Minervino, N. Celentano di Foggia (cfr. A. Lucarelli, I, pp. 331 ss.).
Nella capitale il F. fu quasi sempre presente alle lezioni tenute da C. Lauberg nella sua scuola privata di vicolo dei Giganti insieme con A. Giordano. Le idee rivoluzionarie professate dai due maestri colpirono particolarmente il F., che imboccò definitivamente la strada della cospirazione antimonarchica. Infatti, quando nel 1793 la Società dei clubs, presieduta proprio dall'ex scolopio, stampò una traduzione della costituzione francese del 1793, il F., insieme con il fratello Giambattista, fu tra i suoi più appassionati divulgatori. La traduzione, stampata clandestinamente dal libraio-stampatore G. Giaccio per interessamento dei fratelli Del Re e del Lauberg, conteneva anche la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino.
Nei primi giorni del gennaio 1794 la polizia borbonica, su denuncia di un prete pugliese, P. N. Patarini di Gioia del Colle, arrestò il De Deo, i fratelli B. e M. Del Re e A. Vitaliani. I membri della Società patriottica furono tutti inquisiti e il F., nonostante la grande prudenza, finì a Castel Sant'Elmo il 26 marzo 1794.
I familiari ed in particolare la madre riuscirono ad ottenere il suo proscioglimento e a strapparlo dalle mani del carnefice: dopo alcuni mesi di carcere, nel gennaio del 1795 riebbe la libertà. Fu persino riammesso nella guardia del corpo del re, ma ritornò quasi subito all'attività cospirativa. Nel marzo di quell'anno alcuni giacobini cercarono di attuare un progetto rivoluzionario teso alla deposizione di Ferdinando IV e alla proclamazione della Repubblica. Nella nuova congiura erano coinvolti molti esponenti del mondo provinciale presente a Napoli e in particolar modo il Fiani. Si avanzò anche l'ipotesi di un progetto di regicidio visto che "le Guardie del Corpo erano tutte repubblicane e la vita del re era nelle loro mani" (A. Simioni, II, p. 253). Anche in questa occasione le delazioni e i tradimenti fecero naufragare i propositi cospirativi e ben 259 persone, tra cui E. Fonseca Pimentel, finirono in carcere; il F., il "campione di tutti i complotti" come viene definito dal Simioni, fu di nuovo arrestato il 5 maggio del 1795. Questa volta restò in carcere fino alla fuga dei reali da Napoli nel dicembre 1798. Certamente egli non rientrò nell'indulto del 25 luglio '98, con il quale furono liberati tutti i detenuti per reati politici; essendo un ufficiale era stato condannato per reati punibili dal codice militare.
Il 3 genn. 1799 il F. fu designato capo legione della guardia nazionale, ma solo pochi giorni dopo gli veniva riconosciuto il grado di capitano comandante: quando successivamente il generale F. Federici riordinò la cavalleria dell'armata repubblicana, fu assegnato al secondo reggimento. Le sue capacità organizzative gli permisero ben presto di ottenere l'incarico di aiutante di campo del generale G. Manthoné, ministro della Guerra della Repubblica napoletana, ed egli si dedicò ad una importante opera di raccordo tra l'esercito e la struttura statale.
Nei primissimi giorni di vita della Repubblica fu profondamente turbato dall'uccisione del fratello Giambattista (12 febbr. 1799), avvenuta alla presenza della madre da parte della plebaglia realista a Torremaggiore. Negli ultimi giorni della Repubblica il F., al seguito del generale Manthoné, partecipò alla difesa di Castel Sant'Elmo. Dopo la capitolazione, fu trasferito insieme con numerosi altri patrioti sulle navi straniere ancorate nella rada del porto di Napoli e il 3 agosto, dopo la violazione degli accordi stipulati con il cardinale F. Ruffo, con il fratello Onofrio e con decine di altri repubblicani, fu trasferito nelle tetre galere di Castelnuovo. Difesosi davanti alla giunta di Stato, il F. fu ingannato da V. Speciale, componente della stessa, che, appellandosi a vecchi rapporti di amicizia, finse di volerlo aiutare. In realtà l'implacabile giudice siciliano, ottenuta la confessione del F., lo fece condannare subito dopo (26 agosto) alla pena capitale e alla confisca dei beni. Dopo l'esecuzione, avvenuta il 29 ag. 1799, il corpo del F. fu dilaniato da una folla inferocita.
Fonti e Bibl.: Sulle vicende biografiche e familiari, vedi P. Ricciardelli, N. F. di Torremaggiore e la rivoluzione napoletana del 1799, Serracapriola 1961 (ricco, anche se con qualche inesattezza, di rinvii bibliografici e archivistici); presso la Biblioteca comunale di Torremaggiore si conservano, inoltre, degli appunti mss. di M. de Angelis riguardanti il F. e la sua famiglia; altri documenti si trovano presso gli Archivi di Stato di Napoli e di Palermo. P. Ricciardelli, Il martire N. F. eroe della Repubblica Partenopea..., in Annuario del liceo-ginnasio statale "N. Fiani" di Torremaggiore, I, aa. ss. 1973-1975, pp. 161-174. Sull'attività politica del F. vedi A. Lucarelli, La Puglia nel Risorgimento, I, Storia documentata, Trani 1931, passim; II, La Rivoluzione del 1799, ibid. 1934, passim; S. La Sorsa, Storia di Puglia, IV, La Puglia dal '500 al '700, Bari 1955, ad Indicem; V, Dalla rivoluzione francese alla costituzione del Regno d'Italia, ibid. 1960, ad Indicem. Riferimenti alla partecipazione ai fatti del '99 e alla sua terribile fine vedi in M. D'Ayala, Vite degl'Italiani benemeriti della libertà e della patria uccisi dal carnefice, Torino-Roma-Firenze 1883, pp. 275-278; D. Marinelli, I giornali: due codici della Bibl. Naz. di Napoli, I, 1794-1800, a cura di A. Fiordelisi, Napoli 1901, pp. 90 s., 120; C. De Nicola, Diario napoletano 1798-1825, I, Napoli 1906, pp. 271, 293, 296; M. D'Ayala, Teste e figure. Schizzi biografici N. F. ..., in Arch. pugliese del Risorg. ital., I (1914), pp. 51 s.; V. Cuoco, Saggio storico sulla Rivoluzione napoletana del 1799 ..., a cura di F. Nicolini, Bari 1929, pp. 201, 304, 371; A. Simioni, Le origini del Risorgimento dell'Italia merid.., II, Messina 1925, pp. 219 ss.; P. Colletta, Storia del Reame di Napoli dal 1734 al 1825, a cura di N. Cortese, II, Napoli 1957, pp. 117 s. Spunti dedicati al F. ancora in A. Vannucci, I martiri della libertà ital. dal 1794 al 1848, Firenze 1860, p. 118; M. D'Ayala, Napoli nel terrore (1799-1800), in Nuova Antologia, 16 ott. 1901, p. 671. Una scheda biografica in Diz. del Risorg. naz., III, pp. 86 s. Altre notizie vedi in F. Carabellese, La rivoluzione anarchica del 1799 in Puglia (estr. dalla rivista Flegrea), Napoli 1899, p. 19; L. Manzi, Commemor. centenaria dei martiri di Capitanata, Foggia 1900, passim.