FORTUNATO, Nicola
Nacque nel 1720 a Giffoni Valle Piana, nel Salernitano, da una famiglia di condizione borghese. I suoi familiari erano impegnati in attività di commercializzazione di drappi e coperte, lavorazione alla quale si dedicava la piccola borghesia locale.
Giovanissimo il F. fu mandato a Napoli a studiare giurisprudenza: conseguita la laurea, iniziò a svolgere la professione forense con buon successo. Negli anni Quaranta conobbe il cavaliere F. Vargas-Macciucca, avvocato fiscale della Camera regia, il quale gli accordò la sua protezione e gli fece conoscere il ministro B. Tanucci. Frattanto il F. si legava al mondo forense napoletano e diveniva amico dei giureconsulti F. Santoro e D. De Lorenzo, con i quali patrocinò importanti cause fiscali e patrimoniali.
Egli si trovò a vivere l'intenso dibattito culturale promosso dalle idee di A. Genovesi. Quando nel 1754, grazie al lascito di B. Intieri, fu istituita la cattedra di commercio e di meccanica, che venne affidata al Genovesi, il F., sollecitato anche dal Vargas-Macciucca, iniziò a frequentarne le lezioni stringendo con il Genovesi cordiali rapporti.
Sotto la sua influenza il F. avviò quindi i suoi primi studi di carattere economico. Nel 1757 scrisse e consegnò all'avvocato fiscale del R. Patrimonio i testi: Discorso e riflessioni intorno al commercio antico e moderno del Regno (11 aprile) e Riflessioni sopra la polizia delle finanze marittime. Navigazione mercantile, e colonia delle assicurazioni (11 maggio). Pubblicò poi le Riflessioni intorno al commercio antico e moderno del Regno di Napoli, sue finanze maritime, ed antica loro polizia, navigazione mercantile, e da guerra. Additati alcuni ripari, ed espedienti quanto distruttivi de' difetti dell'antica polizia, altrettanto facili a porsi in pratica con vantaggio della Reale Azienda e de' popoli… (Napoli 1760).
A quali idee il F. si richiamasse lo attestava anzitutto la lettera introduttiva nella quale proprio il Genovesi testimoniava al governo napoletano la bontà e l'utilità dell'opera di "Nicola Fortunato giureconsulto napoletano" (Riflessioni, p. LXVII). Le Riflessioni dimostravano anche l'adesione del F. alla politica economica della Reggenza, impegnata in un aspro conflitto con il baronaggio delle province, poco propenso a dedicarsi ai negozi e ai traffici. I riformatori, infatti, erano convinti occorresse estirpare il pregiudizio dei nobili nei confronti delle attività commerciali per poter rigenerare la vita economica del Regno. Il F., così come il suo maestro Genovesi e gli economisti G.B.M. Jannucci e F. Galiani, riteneva indispensabile che aumentasse la popolazione utile.
Tra il 1765 e il 1767 apparvero i due volumi delle Lezioni di commercio o sia d'economia civile del Genovesi. Sull'onda dell'intenso dibattito da essi suscitato, il F. diede alle stampe l'opera Discoverta dell'antico Regno di Napoli col suo presente stato a pro della sovranità e de' suoi popoli… (2 voll., Napoli 1767).
In quest'opera il F. riprendeva tutti i temi esposti nelle Riflessioni, arricchendoli di particolari storici e di riferimenti bibliografici. Ancora una volta entusiastici erano i richiami agli insegnamenti del Genovesi (Discoverta, I, p. 7) e alle idee del Muratori (ibid., pp. 30 ss.). Non mancavano riferimenti encomiastici per l'azione riformistica del Tanucci (ibid., pp. 80 ss.) e per i modelli economici seguiti nel Regno di Sardegna e nel Granducato di Toscana. Il F. mostrava, soprattutto, una approfondita conoscenza dei problemi concreti esistenti nelle province, nelle grandi proprietà fondiarie di origine feudale delle Calabrie, dei Principati Citra e Ultra. Forte di tale esperienza diretta poteva fornire utili suggerimenti per realizzare una efficace politica agraria, da un lato con esenzioni tributarie per quei terreni ove era possibile aumentare la produzione agricola, dall'altro con l'allargamento dei pascoli laddove i terreni si mostravano redditizi soltanto per l'allevamento.
Il F. dirigeva, quindi, una critica radicale nei confronti del sistema catastale nato dal complesso lavoro della R. Camera della Sommaria tra il 1741 e il 1742, le cui Istruzioni avevano portato le oltre duemila Comunità del Regno alla formulazione del catasto onciario. Il F. sostenne che le Istruzioni su cui si fondava il catasto erano "un mescuglio di regole non adatte, rintracciate ne' maggiori torbidi del Regno" (p. 113); la formazione del catasto era stata fondata su interessi locali e privati, invece che sull'interesse pubblico, danneggiando quindi le finanze pubbliche e favorendo i grandi proprietari feudali ed ecclesiastici.
Nell'ottobre del 1769, subito dopo la morte del Genovesi, il F. partecipò al concorso bandito per ricoprire la cattedra di commercio, ma ne uscì battuto. Prima di presentarsi aveva annunciato la pubblicazione di un Corpo di scienza economico-politica, teorica e pratica, del commercio in generale e di quello di Napoli in particolare (cfr. Estratto della letteratura europea, ottobre-dicembre, 1769, p. 253), che non vide mai la luce.
Nell'agosto del 1771 ebbe un contenzioso giudiziario con il marchese di Arena, T. Caracciolo, del quale era stato avvocato sin dal giugno 1765 in un'importante causa di successione feudale. Il mancato pagamento del suo onorario spinse il F. a ricorrere all'intervento del magistrato (Fatti e ragioni per l'avvocato d. N. F. contro gl'illustri marchese di Arena e duca di Paduli, s.n.t., datato Napoli 28 ag. 1771; rarissimo, una copia nel Fondo Capone della Biblioteca provinciale di Avellino).
Ignota è la data di morte, avvenuta a Napoli verso la metà degli anni Settanta.
Fonti e Bibl.: Scarsissime sono le notizie biografiche sul Fortunato. Un elenco dei suoi scritti fu inserito da lui stesso nella Discoverta…, II, pp. 103-105 nota A. Riferimenti alla sua opera in C. Minieri Riccio, Memorie stor. degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 133. Una sommaria analisi del suo pensiero economico in T. Fornari, Delle teorie economiche delle provincie napoletane, Milano 1888, II, pp. 200-204, 361-364, 422 s., 445, 463 ss., 712. Riferimenti alla sua opera e alla partecipazione al concorso del 1769 in Illuministi italiani, V, Riformatori napoletani, a cura di F. Venturi, Milano-Napoli 1967, pp. 355, 357. Per la polemica sull'istituzione del catasto onciario vedi F. Barra, Pensiero e azione di governo. Il dibattito sul catasto nel Mezzogiorno, in Il Mezzogiorno settecentesco attraverso i catasti onciari, I, Aspetti della catastazione borbonica, Napoli 1983, pp. 33-36. Un riferimento agli scritti anche in A. Placanica, Cultura e politica nel Mezzogiorno settecentesco, in Storia del Mezzogiorno, X, Napoli 1991, pp. 224, 252 n. 47.