GALLO (de Gallis), Nicola
Apparteneva a una famiglia dell'aristocrazia romana che aveva - secondo quanto racconta Gaspare da Verona - lontane origini imolesi. Non si conosce il nome del padre, mentre si sa con certezza che la madre era una delle sorelle di Stefano Porcari, l'autore della congiura contro Niccolò V del 1453, nella quale lo stesso G. fu coinvolto. Incerta è anche la data di nascita: stando allo stesso Gaspare, il G. era ancora un adolescente all'epoca della congiura: in base a questa affermazione si potrebbe dunque supporre che egli fosse nato tra la fine degli anni '20 e gli inizi degli anni '30 del XV secolo. Ma, poiché l'espressione di Gaspare si colloca in un contesto in cui si tende a sminuire le responsabilità del G. nella congiura, non si può escludere che la sua data di nascita sia da retrodatare di una decina di anni: questa ipotesi renderebbe più comprensibili alcune delle notizie biografiche riportate di seguito (il conferimento del canonicato almeno dal 1447, la carriera di docente universitario, già attestata nel 1450).
La famiglia Gallo contava tra i suoi membri diversi mercanti e proprietari di casali nella Campagna romana, tra i quali i più noti furono Giuliano, mercante e banchiere del rione Parione attivo nella seconda metà del XV secolo, e suo figlio Giacomo, mercante, scrittore delle lettere apostoliche e collezionista antiquario, i cui eredi raccolsero nella loro casa anche opere di Michelangelo.
All'aprile del 1447 risale la prima notizia del G. riguardante la sua appartenenza al capitolo di S. Pietro, come canonico; il capitolo della basilica vaticana fu per lungo tempo appannaggio delle famiglie aristocratiche romane, sia delle grandi famiglie baronali sia di quelle di più recente affermazione, e il conferimento di un canonicato era segno e conferma di una posizione sociale ed economica ormai consolidata nella città. Sempre Gaspare da Verona sottolinea la figura del G., come dottore in legge e mirabile compositore di orazioni in latino: sembra del resto che egli sia da identificare con certezza con il "dominus Nicolaus de Gallis", rettore degli studenti citramontani, che insegnò diritto civile all'Università di Bologna negli anni 1450-51.
Solo in veste di canonico il G. è invece ricordato in occasione della congiura di Stefano Porcari, alla quale partecipò anche un altro canonico di S. Pietro, anch'egli appartenente a una nota famiglia romana, Cornelio de Planca. La congiura del Porcari trovava le sue radici più profonde nel crescente disagio delle famiglie romane, che tradizionalmente avevano amministrato il Comune cittadino, nei confronti di una signoria pontificia che stava progressivamente erodendo ogni margine di autonomia municipale. Non è dunque un caso che il Porcari abbia trovato consensi anche all'interno del capitolo di S. Pietro, che nel Quattrocento era diventato una roccaforte indiscussa dell'aristocrazia locale. Stefano Porcari, che in più di un'occasione aveva dato adito a sospetti di insubordinazione al potere pontificio e aveva tentato di sollevare il popolo romano alla rivolta, era stato confinato a Bologna da Niccolò V dopo il tumulto scoppiato in piazza Navona nel 1451 durante i giochi del carnevale. Da Bologna il Porcari aveva tessuto le fila della rivolta che aveva in animo di organizzare: "per liberar la patria soa de servitute" (Infessura, p. 54), tenendo contatti con Roma, con altre città dello Stato pontificio e forse con lo stesso re di Napoli, Alfonso d'Aragona.
Uno dei punti di riferimento più saldi a Roma nei mesi che precedettero la congiura fu proprio il G., suo nipote, che, insieme con Battista Sciarra (più tardi giustiziato a Città di Castello), sollecitò Stefano a rientrare a Roma. Informato per primo del suo prossimo arrivo e ricevuta la notizia che questi era giunto clandestinamente alle porte della città il 2 gennaio 1453 e si nascondeva in una vigna della chiesa di S. Maria del Popolo, il G. gli andò incontro con un cavallo e lo accompagnò nella casa paterna, nel rione Pigna. I piani dei congiurati furono subito scoperti (5 gennaio) e la loro impresa fallì sul nascere. Molti di essi furono arrestati, nonostante il tentativo di difendersi con le armi, che furono ritrovate in gran numero nelle loro case. La repressione pontificia fu dura e immediata: il 9 gennaio Stefano Porcari fu impiccato in Castel Sant'Angelo e il suo corpo fu lasciato pendere di fronte all'intera città a dimostrazione dell'inflessibilità della giustizia pontificia. La medesima sorte toccò a molti dei congiurati, alcuni di essi furono invece graziati, altri riuscirono a fuggire. Tra questi il G., che, racconta l'Infessura, "se ne fuggì, et gissene in Damasco, e lì stette fino che fu morto papa Nicola" (p. 5).
La fuga del G. a Damasco richiama un altro episodio, dai contorni poco definiti, che riguarda la città siriana in quei medesimi anni, riferito dall'erudito e storico Pietro Ranzano nei suoi Annales omnium temporum (ed. parziale in Figliuolo, pp. 356-371): un Carlo Porcari, romano di origine (ma nessun Carlo è altrimenti noto in questa famiglia), organizzò una congiura a Damasco contro il sultano mamelucco d'Egitto, difendendo con un'orazione di stampo prettamente umanistico i valori della libertà siriana ed esaltando il tirannicidio. Se Carlo fosse da identificare con un parente di Stefano, o addirittura con il fratello Mariano - del quale da un certo punto in poi si perde ogni traccia documentaria - la fuga del G. a Damasco troverebbe una spiegazione nella presenza di un parente in linea materna in quella città.
Con tutta probabilità il G. ritornò a Roma, una volta scomparso Niccolò V (1455). Privato del canonicato per volere di quel pontefice, il suo nome - diversamente da quanto accade per Cornelio de Planca - non compare più nei registri del capitolo. A Roma godette della protezione del cardinale Pietro Barbo: il futuro Paolo II non nascose infatti la sua benevolenza per il Porcari e per il G., manifestata tra l'altro in occasione di una visita che questi gli rese insieme con Gaspare da Verona, per chiedere notizie sulla possibilità di riottenere il canonicato. In tale occasione il cardinale di S. Marco dichiarò - secondo quanto riferisce lo stesso Gaspare - che se Stefano si fosse rifugiato presso di lui nei pochi giorni intercorsi tra l'arrivo a Roma e l'arresto, egli non lo avrebbe denunciato, bensì persuaso a fuggire lontano. E a proposito del G. il Barbo aggiunse che, se fosse stato pontefice, non avrebbe mai voluto punire un ragazzo così giovane e ossequiente nei confronti dello zio, colpevole quest'ultimo solo di essere ritornato a Roma in maniera e circostanze sommamente ingiuste.
Reintegrato a pieno titolo nella vita cittadina il G. fu in seguito professore presso lo Studium romano ai tempi di Paolo II. Morì a Roma, di peste, il 14 ag. 1467.
Dopo la sua morte, il 12 luglio 1468, un suo figlio di nome Carlo ottenne dal pontefice - secondo una prassi tutt'altro che inconsueta nel tardo Medioevo - di essere promosso agli ordini sacri malgrado il difetto dei natali, dovuto al fatto che suo padre era un canonico. Sembra invece da escludere, per ovvi motivi cronologici, che fosse figlio del G. quel Giacomo Gallo, già morto nel 1472 e figlio di un "dominus Nicolaus Gallus", che aveva sposato una tal Mattuzza e che era il padre del Giuliano, mercante e banchiere del rione Parione ricordato di sopra.
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Archivio del Capitolo di S. Pietro, Censuali, 5, 1447, cc. 17v, 23v, 44v e passim; Reg. Vat. 528, c. 307r; Bibl. apost. Vaticana, Ottob. lat. 2550: D. Jacovacci, Repertorii di famiglie, III, p. 78; Le vite di Paolo II di Gaspare da Verona e Michele Canensi, a cura di G. Zippel, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., III, 16, pp. 10 s., 61 s., 137 s.; G. Marini, Lettera… al chiarissimo monsignor Giuseppe Muti Papazzurri…, nella quale si illustra il ruolo de' professori dell'Archiginnasio romano, Roma 1797, p. 66; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifici di Roma…, V, Roma 1874, p. 168 n. 268; O. Tommasini, Documenti relativi a Stefano Porcari, in Archivio della Società romana di storia patria, III (1880), pp. 105, 109; I rotuli dei lettori… dello Studio bolognese, a cura di U. Dallari, I, Bologna 1888, p. 28; S. Infessura, Diario della città di Roma, a cura di O. Tommasini, in Fonti per la Storia d'Italia (Medio Evo), V, Roma 1890, p. 55; Petrus de Godis, De coniuratione Porcaria dialogus, in Horatii Romani Porcaria seu de coniuratione Stephani Porcarii carmen cum aliis… carminibus, a cura di M. Lehnerdt, Lipsiae 1907, pp. 59 s.; L. von Pastor, Storia dei papi, I, Roma 1958, pp. 573, 834 s.; C. Piana, Il "Liber secretus iuris Caesarei" dell'Università di Bologna. 1451-1550, Milano 1984, p. 4; M. Miglio, Roma dopo Avignone. La rinascita politica dell'antico, in Memoria dell'antico nell'arte italiana, a cura di S. Settis, Roma 1984, p. 106; Un pontificato ed una città. Sisto IV (1471-1484). Atti del Convegno, … 1984, a cura di M. Miglio e altri, Roma-Città del Vaticano 1986, pp. 321, 667, 691 s., 712, 715; P. Cherubini, Studenti universitari romani del secondo Quattrocento a Roma e altrove, in Roma e lo Studium Urbis. Spazio urbano e cultura dal Quattro al Seicento. Atti del Convegno,… 1989, a cura di P. Cherubini, Roma 1992, pp. 122 s.; B. Figliuolo, Europa, Oriente, Mediterraneo nell'opera di Pietro Ranzano, in Europa e Mediterraneo tra Medioevo e prima età moderna, a cura di S. Gensini, Pisa 1992, pp. 343-361; A. Modigliani, I Porcari. Storie di una famiglia romana tra Medioevo e Rinascimento, Roma 1994, pp. 68, 72 s., 77, 182, 199, 347, 459.