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GUERRA, Nicola

di Cristina Badii Ciccaglioni - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)
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GUERRA, Nicola

Cristina Badii Ciccaglioni

Nato a Napoli il 2 maggio 1865 da Antonio e da Raffaella Pollo, iniziò a studiare danza nella sua città con Aniello Amaturo. In possesso di un'ottima tecnica, esordì al teatro alla Scala di Milano, ove apparve in seguito in qualità di primo ballerino in Excelsior (8 genn. 1888), La Devadacy (11 genn. 1890), Pietro Micca (15 febbr. 1890), Rodope (5 genn. 1892; al fianco di Pierina Legnani). Fu quindi a San Pietroburgo, Parigi, Londra, New York, e dal 1896 al 1901 a Vienna, coreografo e maestro di danza presso il teatro dell'Opera, per il quale creò 19 balletti tra cui Künstlerlist, su musiche di F. Skofitz (17 marzo 1898). Nel 1899 pubblicò a Milano il trattato sull'arte coreutica Tersicoreide.

Le sue doti di coreografo superarono presto quelle di ballerino: dal 1902 al 1915 fu attivo all'Opera di Budapest, dove si adoperò per la riorganizzazione del balletto, che raggiunse sotto la sua guida uno splendore mai conosciuto prima.

Fra le sue creazioni ungheresi, tutte con scene e costumi di J. Kómóndy (tranne diversa indicazione), si ricordano: Szerelmi kaland (Avventura d'amore; mus. di R. Mader, 15 apr. 1902); Müvészfurfang (Astuzie d'artista; F. Skofitz, 15 genn. 1903); Velencei carnevál (Il carnevale di Venezia; H. Bertè, 17 ott. 1903); A törpe gránátos (Il granatiere nano; A. Szikla, 22 dic. 1903); Gemma (G. Zichy, 20 febbr. 1904); Álom (Sogno; A. Szikla, 5 febbr. 1905); Maladetta (P.A. Vidal, 30 ott. 1905); Táncegyveleg (Suite di danze; A. Szikla, 20 apr. 1906); Psyche (P. Juon, 11 dic. 1906); Magyar táncegyveleg (Suite di danze ungheresi; F. Liszt e A. Szikla, 16 dic. 1907); Táncrészletek (Selezione coreografica; C.-Ph.-L. Delibes, 30 genn. 1908); A csodaváza (Il vaso miracoloso; I. Hüvös, 9 maggio 1908); Mesevilág (Mondo di fiabe; O. Nedbal, 14 marzo 1909); Pierette fátyola (Il velo di Pierrette; E. Dohnanyi, 7 maggio 1910); Havasi gyopár (Edelweiss; I. Hüvös, 4 marzo 1911); Tavasz (Primavera; F. Schubert, R. Schumann e F. Chopin, 18 nov. 1911); Prométheus (L. van Beethoven; scene e costumi di M. Bauffy, 19 marzo 1913); Ámor játékai (Giochi d'amore; W.A. Mozart; scene e costumi di Bauffy, 3 maggio 1913); Téli álom (Sogno d'inverno; Schumann, 4 apr. 1914).

I balletti creati a Budapest rispecchiano a pieno la sua concezione estetica riguardo al genere: per il G., infatti, il balletto doveva suscitare nello spettatore una sorta di incanto, se non addirittura di ipnosi, liberando la mente dagli affanni, senza tediarla con argomenti tristi e pesanti. Tale effetto di magico stupore era creato, in genere, mediante un'accurata scelta tematica, solitamente di ispirazione fantastica, mitica o leggendaria. Il balletto ungherese di maggiore successo fu tuttavia A törpe gránátos, di genere comico e ricco di danze dal netto sapore realistico.

Rientrato in Italia all'inizio della prima guerra mondiale, il G. fondò nel 1915 una compagnia di balletti italiani formata da elementi accuratamente scelti, con la quale portò in scena uno spettacolo di alto livello artistico dal titolo Pastelli coreografici. Dal 1919 al 1922, su invito di J. Rouché, fu all'Opéra di Parigi, dove allestì l'opéra-ballet Castor et Pollux di J.-Ph. Rameau, e curò le coreografie di La tragédie de Salomé (1919; musica di F. Schmitt, scene di R. Piot), l'Artémis troublée (1922; P. Paray, scene di L. Bakst), interpretate entrambe da Ida Rubinstein, e Goyescas (E. Granados, protagonista Amelia Molena). Nel 1923, riaperta già da due anni per interessamento di A. Toscanini la scuola di ballo della Scala, il G. tornò in Italia in qualità di direttore coreografo del balletto scaligero, ma trovatosi presto in contrasto con dirigenti e danzatori, preferì rinunciare al prestigioso incarico.

Nell'autunno di quello stesso anno fu impegnato presso il teatro dell'Opera di Roma, ove curò la coreografia dei seguenti balli: Cupido si diverte (musica di W.A. Mozart); La tragedia di Salomè (Schmitt); Nei campi Elisi (Rameau); Passatempo (autori diversi); Giuditta (A. Pedrollo); Ellade (Beethoven); Leggenda (F. Spetrino).

Nel 1924 formò una propria piccola compagnia che ebbe come primi ballerini Stacia Napierkovska ed E. Caorsi. Nel 1926 la compagnia si sciolse, e il G. fu nuovamente chiamato all'Opéra di Parigi, dove nel 1927 realizzò le coreografie per Le diable dans le beffroi di D.-É. Inghelbrecht, e Cyrca di M. Delmas. Nel 1931 assunse la direzione della scuola di danza e coreografia dell'Opera di Roma, ma entrato in contrasto anche con i dirigenti di quel teatro, abbandonò l'incarico dopo una sola stagione, e venne sostituito dal suo allievo Caorsi. Tornò quindi ancora una volta a Parigi, e alla Scala per il balletto Fiordisole di F. Vittadini (14 febbr. 1935).

Nives Poli, affiancata da Regina Colombo e G. Corbo, fu interprete fine e sensibile di quella fantasia coreografica, mostrandosi protagonista ideale della creazione del Guerra. Fiordisole si riallacciava nella struttura e nell'impostazione al sostrato coreografico dal quale il G. proveniva: vi erano infatti scene corali e intrecci mimici caratteristici del ballo all'italiana, anche se la disposizione dell'impianto del balletto mostrava una leggerezza che sapeva di novità.

Il G. fu l'unico maestro che, sebbene fedele al classicismo della tradizione, seppe fronteggiare le innovazioni dei Ballets russes e gli accademismi dell'Opéra, guadagnandosi il rispetto e la stima delle istituzioni e del pubblico. Interprete dei propri balletti, nei quali spesso si esibiva comparendo in ruoli mimici di rilievo, il G. fu l'ultimo grande esponente della gloriosa scuola coreografica napoletana, contribuendo ad alimentare il prestigio del ballo italiano all'estero. Tra i suoi allievi più noti si ricordano Caorsi, Corbo, F. Nadasy e A.M. Milloss.

Il G. morì a Cernobbio (Como) il 5 febbr. 1942.

Fonti e Bibl.: G. Tani, Cinquant'anni di opera e balletto in Italia, Roma 1954, p. 138; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), II, La cronologia, a cura di G. Tintori, Milano 1964, pp. 206, 210, 213; L. Rossi, Il ballo alla Scala 1778-1970, Milano 1972, pp. 121 s.; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, IV, pp. 147, 163; A. Testa, Storia della danza e delballetto, Roma 1988, p. 155; Enc. dello spettacolo, VI, coll. 22 s.; J. Baril, Dictionnaire de danse, Paris 1964, p. 114; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 353; H. Koegler, Diz. della danza e del balletto, Roma 1995, p. 122.

Vedi anche
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