HEUSCH, Nicola
Figlio di Gioacchino, ufficiale dell'esercito toscano, e di Carolina Pieri, nacque il 5 marzo 1837 a Calci, presso Pisa. Non ancora diciottenne, intraprese la carriera militare nelle truppe granducali e venne assegnato il 13 genn. 1855 al battaglione veliti. Nominato cadetto nel I battaglione fanteria di linea il 28 marzo, ottenne di lì a poco e, come d'uso, in rapida successione le promozioni a sergente onorario e a sergente maggiore. Assegnato al IX battaglione fu promosso sottotenente con decreto granducale del 28 luglio 1857. Aiutante maggiore del battaglione dal 9 apr. 1858, il 13 maggio 1859 fu promosso tenente; dopo la caduta del governo granducale, passò in Lombardia ed Emilia con il 1° reggimento fanteria, inquadrato nella divisione "Toscana".
Rientrato in sede, il 2 marzo 1860 fu trasferito dal 1° reggimento fanteria toscano - divenuto ora 29° fanteria - al Regio Liceo militare di Firenze, come ufficiale di governo. Incarico, questo, che l'H. ricoprì per pochissimo tempo, perché, immesso come tutti i militari toscani nell'Esercito sardo, il 19 maggio, dopo esser stato promosso capitano, fu destinato al 18° reggimento fanteria. Con l'avanzamento a capitano di prima classe (30 maggio 1862) passò al 69° reggimento fanteria, del quale divenne aiutante maggiore in 1a dal luglio 1864, e con il quale prese parte nel 1866 alla guerra per la liberazione del Veneto. Intanto, durante la permanenza a Firenze, l'H. aveva sposato Antonietta Dumas.
Il 28 ag. 1870 fu promosso maggiore e, destinato al 26° reggimento fanteria, ne divenne dapprima relatore del consiglio di amministrazione e successivamente, dal 27 ott. 1872, comandante del I battaglione di istruzione. Le altre promozioni seguirono con regolarità: tenente colonnello dal 15 luglio 1877, il 1° dic. 1881 fu promosso colonnello e destinato al comando del 71° reggimento fanteria "Puglie". Il 13 ott. 1882 assunse il comando del neocostituito 6° reggimento alpini, di stanza a Conegliano Veneto, e il 29 giugno 1884 ottenne quello del 4° alpini che conservò fino alla promozione a colonnello-brigadiere, accordatagli l'11 ott. 1888.
Posto al comando della brigata di fanteria "Cagliari", l'H. fu anche chiamato a far parte della Commissione per lo studio delle armi portatili. Maggiore generale a partire dal 4 nov. 1889, restò al comando della "Cagliari" sino all'11 dic. 1892, quando fu nominato ispettore del corpo degli alpini. Il 16 genn. 1894 fu inviato commissario straordinario con pieni poteri per la provincia di Massa-Carrara per sedare i disordini scoppiati in Lunigiana.
Le difficili condizioni ambientali, in una zona nella quale anarchici e socialisti erano già fortemente radicati, i numerosi incidenti sul lavoro tra i cavatori di marmo, la concomitanza con i moti dei Fasci siciliani e, causa occasionale, il richiamo alle armi di alcune classi avevano dato luogo, il giorno 14, a dimostrazioni sfociate, in Carrara, nell'assalto alla caserma della Guardia di finanza, con un morto tra i dimostranti e uno tra i carabinieri, e, ad Avenza, con la morte di un altro carabiniere. Qualche centinaio di rivoltosi prese subito dopo la via dei monti, con qualche arma e un po' di esplosivi; gli scontri cui, presso Torano, li impegnò il sopraggiungere delle truppe si conclusero con otto morti e una ventina di feriti.
In pratica la rivolta - se tale poteva essere considerata - era stata prontamente repressa, ma la paura indusse i conservatori a chiedere e ottenere che l'H. proclamasse lo stato di assedio. L'arrivo dell'H. coincise, quindi, con la fine dei moti e l'inizio della repressione, con circa 600 arresti, soprattutto tra anarchici e socialisti, e i relativi processi davanti ai tribunali militari.
L'H. era persuaso che la rivolta avesse avuto motivazioni esclusivamente politiche e fosse stata, come scrisse nel suo proclama del 16 gennaio, "opera sconsiderata di pochi insensati o malvagi". Successivamente, però, dovette almeno in parte ricredersi e, incaricato - dal 1° febbraio al 10 sett. 1894 - di reggere la prefettura di Massa Carrara, iniziò una politica paternalistica, favorendo la costituzione di un ente per l'assicurazione degli infortuni sul lavoro e l'approntamento di quattro posti di pronto soccorso destinati ai cavatori di marmo, per realizzare i quali dovette vincere la resistenza degli industriali. Questo tipo di politica poté incontrare un certo seguito negli ambienti moderati e, in parte, anche tra gli operai, cosicché si pensò pure, per qualche tempo, di proporre la sua candidatura nel collegio di Massa per le elezioni politiche della primavera del 1895. Si premiò invece la sua azione in Lunigiana con la commenda dell'Ordine militare di Savoia, "attestato eccezionale della Sovrana soddisfazione per gli importanti servizi militari resi allo Stato", e con la promozione a tenente generale (5 febbr. 1895), mentre gli era confermato l'incarico di ispettore degli Alpini che mantenne anche dopo la breve partecipazione alla campagna d'Etiopia, che aveva visto la divisione da lui comandata giungere in colonia dopo Adua.
Il 1° genn. 1897 ebbe il comando della divisione militare territoriale di Livorno. Si trovava appunto in Toscana quando nel 1898, all'inizio di maggio, si verificarono disordini, con morti e feriti, in diversi centri della regione: a Figline, Livorno, Sesto Fiorentino, Firenze e Pisa.
Il giorno 9 l'H. fu nominato regio commissario straordinario per l'ordine pubblico nelle province di Firenze e Livorno, con facoltà di estendere lo stato di assedio anche alle altre province comprese nel territorio dell'VIII corpo d'armata, ciò che egli fece già il successivo giorno 10. Seguirono anche questa volta alcune decine di arresti e di processi davanti ai tribunali militari (da uno di questi venne condannato anche il deputato socialista G. Pescetti), vennero soppresse le testate socialiste e repubblicane e sciolte le camere del lavoro e le associazioni comunque riconducibili ai partiti di sinistra. Seguendo, probabilmente, le direttive politiche del governo, su sollecitazione dei moderati toscani, il 25 maggio - a due settimane dalla cessazione dei tumulti - furono sciolti anche i circoli cattolici di Firenze e fu data libertà di fare altrettanto ai prefetti delle altre province (l'H. reggeva infatti dal 15 maggio la prefettura di Firenze e l'avrebbe retta fino al 18 giugno quando sarebbe stato sostituito dal generale A. Baldissera). Il 6 giugno, infine, venne sciolto il comitato regionale dell'Opera dei congressi e furono soppressi alcuni giornali cattolici.
Costretto dalla scomparsa prematura del suo successore a tornare a Roma per riprendere possesso dell'ispettorato degli alpini, il 16 febbr. 1902 l'H. venne assegnato all'XI corpo d'armata di Bari, comando che resse però per assai breve tempo.
L'H. morì improvvisamente a Bari l'11 apr. 1902.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. dell'Ufficio stor. dello Stato Maggiore dell'Esercito, Biografie, n. 81, Repertorio stor. per le milizie toscane, 1855, p. 16; 1857, p. 18; 1859, p. 46; P. Villari, Scritti sulla questione sociale in Italia, Firenze 1902, pp. 175 s.; R. Mori, La lotta sociale in Lunigiana (1859-1904), Firenze 1958, pp. 194, 198 s., 203-206, 267; L. Gestri, Capitalismo e classe operaia in provincia di Massa Carrara. Dall'Unità d'Italia all'età giolittiana, Firenze 1976, pp. 53, 161 s., 167, 172, 176, 201-203; Storia d'Italia (Einaudi), Le regioni dall'Unità ad oggi. La Toscana, a cura di G. Mori, Torino 1986, pp. 189 s.; S. Rogari, Dall'unificazione alla crisi di fine secolo, in Storia della civiltà toscana, V, L'Ottocento, a cura di L. Lotti, Firenze 1998, pp. 112, 116; Enc. militare, IV, s.v.; M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d'Italia, Roma 1981, ad indicem.