Nicola I Romanov
Zar di Russia (Carskoe Selo 1796-San Pietroburgo 1855). Figlio di Paolo I; succeduto (1825) al fratello Alessandro I, represse la rivolta dei scoppiata il giorno della sua proclamazione; la ribellione degli ufficiali decabristi indusse N. a fare affidamento, per la stabilità del regime, più che sulle forze armate, su un forte apparato burocratico e poliziesco. Strenuo difensore dell’idea legittimista, scelse come insegna il motto «autocrazia, ortodossia e nazionalità», avviando l’orientamento politico-ideologico che legava il trono alle tradizioni religiose della vecchia Russia. In politica interna accompagnò alla repressione dei gruppi oppositori (associazione Cirillo e Metodio, circolo di A. Herzen) un’azione legislativa che investì specialmente la sfera dell’istruzione pubblica, limitando il numero degli studenti universitari e riservando di preferenza anche la scuola media ai giovani di nobile estrazione; nel 1828 fu introdotta la doppia censura, preventiva e repressiva, fu proibito ricevere libri e giornali stranieri e abiurare la religione ortodossa. Fu quindi avviata, sotto la direzione di M.M. Speranskij, la raccolta di tutte le leggi russe promulgate dopo il 1649: il codice completo delle leggi imperiali fu pubblicato in due edizioni nel 1833 e nel 1843. N. si occupò a lungo della servitù della gleba, che avrebbe voluto abolire gradualmente, ma senza danneggiare i proprietari terrieri; le riforme introdotte tra il 1837 e il 1842 non andarono però oltre il riconoscimento generico del diritto di proprietari e contadini ad accordarsi liberamente, e non impedirono lo scoppio di frequenti rivolte nelle campagne. Lo zar diede inoltre avvio a un programma di industrializzazione, con la costituzione di una prima linea ferroviaria nel 1837. In politica estera N. proseguì la tradizionale politica russa di influenza sul Mar Nero e nei Balcani e di tutela della fede ortodossa, dapprima con la vittoriosa guerra contro i turchi del 1828-29, a favore degli insorti greci, quindi con il sostegno accordato al sultano contro il ribelle Muhammad ‛Ali nel 1831-33, infine con il trattato di alleanza difensiva con i turchi stretto a Hünkâr-Iskelesi (1833), che garantì alla flotta russa una posizione di privilegio negli Stretti fino al 1841, quando la convenzione di Londra ne sancì la neutralità. Nei rapporti con le potenze europee N. interpretò il ruolo di campione della controrivoluzione: scoppiata in Francia la rivoluzione di luglio (1830), cercò inutilmente di convincere Austria e Prussia a restaurare con le armi i Borbone; intervenne contro l’insurrezione polacca e, attuata una dura repressione, introdusse uno «statuto organico» (1832), in forza del quale il regno di Polonia divenne parte integrante dell’impero russo. Nel 1848-49 lo zar aiutò l’Austria a reprimere il movimento nazionale ungherese. L’interesse sempre maggiore delle potenze europee alla questione d’Oriente e l’influenza anglo-francese a Costantinopoli finirono per distogliere definitivamente lo zar N. dai suoi piani di accordo con il sultano. Nel febbr. 1853 chiese il riconoscimento esplicito del protettorato russo su tutti i sudditi ortodossi dell’impero ottomano; al rifiuto della Porta le sue truppe entrarono nei principati di Moldavia e Valacchia. Ma la Russia giunse isolata alla guerra di Crimea (1853-56): Francia, Inghilterra, Piemonte si schierarono con la Turchia, mentre la Prussia e l’Austria conservarono un atteggiamento neutrale sostanzialmente favorevole agli ottomani. Morì mentre gli alleati assediavano Sebastopoli.