Nicola II Romanov
Zar di Russia (Carskoe Selo 1868-Ekaterinburg 1918). Figlio di Alessandro III, zar dal 1894, nello stesso anno sposò Alice d’Assia, che esercitò una grande influenza sul suo debole e mutevole carattere. N. cercò di governare mantenendo il rigido sistema autocratico del padre, affidandosi al ministro delle Finanze S.J. Witte per la modernizzazione economica dell’impero. Favorevole al mantenimento dello status quo in Europa (nel 1899 promosse la Conferenza per la pace dell’Aia), lo zar seguì invece una politica espansionistica in Estremo Oriente: le mire russe sulla Manciuria e la Corea portarono però al disastroso conflitto con il Giappone (1904-05). Alla disfatta militare fece seguito una serie di scioperi operai, agitazioni contadine e insubordinazioni militari che costrinsero N. dapprima ad annunciare la costituzione di un’assemblea consultiva (Duma), eletta con suffragio censitario, quindi a firmare il manifesto del 30 ott. 1905, in cui annunciava la riforma costituzionale dello Stato e concedeva libertà di coscienza, riunione e associazione. Nel maggio 1906, alla vigilia della riunione della Duma, N. emanò un proclama in cui riaffermava la sua autorità assoluta e limitava i poteri dell’assemblea, che venne sciolta poco dopo. Chiamato al governo P.A. Stolypin e sciolta d’autorità anche la seconda Duma (marzo 1907), una nuova legge elettorale ridusse sensibilmente il numero degli elettori operai e contadini, permettendo la creazione di una terza assemblea dominata dalla nobiltà fondiaria. Dopo l’assassinio di Stolypin (1911), il governo accentuò le tendenze autoritarie, mentre la corte appariva sempre più soggetta all’influenza negativa del monaco G.E. Rasputin. Alle difficoltà interne e alla perdita di prestigio del regime N. cercò di far fronte trascinando il Paese in guerra: l’iniziativa della mobilitazione generale, presa il 30 luglio 1914, contribuì allo scoppio del primo conflitto mondiale; ai primi rovesci militari lo zar reagì, istigato da Rasputin, destituendo il granduca Nicola e assumendo personalmente il comando supremo delle forze armate. L’ulteriore aggravarsi della situazione bellica e di quella interna portarono infine alla rivoluzione antizarista del febbr. 1917 e all’abdicazione. Imprigionato, N. fu trasferito dapprima in Siberia quindi a Ekaterinburg, dove fu fucilato il 17 luglio 1918 con la sua famiglia per ordine del soviet degli Urali.