MARESCA, Nicola
– Nacque a San Pietroburgo il 25 ag. 1790, da Antonino, duca di Serracapriola, ministro plenipotenziario del Regno di Napoli presso la corte di Caterina II, e dalla principessa Anna Alexandrovna Vjazemskij.
Educato negli ambienti dell’aristocrazia russa gravitante attorno alla zarina, sotto la guida di precettori francesi riparati in Russia dopo la rivoluzione, appena terminata la classica formazione da rampollo di nobile famiglia cominciò ad affiancare il padre in modo informale nel disbrigo del lavoro presso la legazione. Ma da Palermo, dove i Borboni s’erano rifugiati in seguito alla conquista napoleonica del Regno di Napoli, tardava a giungere una nomina ufficiale che ne consacrasse il ruolo e anche per questo, nel 1812, il M. si accingeva ad abbandonare la legazione per entrare nell’esercito russo. Recedette da tale proposito quando dalla Sicilia gli giunse il conferimento della «chiave» di gentiluomo di camera di re Ferdinando.
Nel 1814 il M. accompagnò il padre al congresso di Vienna, incaricato di essere a disposizione della regina Maria Carolina d’Austria Lorena – giunta anch’ella nella capitale imperiale, dove morì l’8 settembre di quell’anno –, che se ne servì come segretario particolare. Fu lui a portare copia del trattato da Vienna a Palermo e a sottoporlo all’attenzione del re.
In quella occasione ricevette la decorazione della croce di S. Costantino e di S. Giorgio, nonché – da parte dell’Ordine di Malta – la commenda di Polizzi, rimasta vacante dopo la morte dello zio, Benedetto Maresca, che ne era stato sin lì titolare. Poco più tardi giunse la nomina ad aggiunto presso l’ambasciata di Napoli a San Pietroburgo. Nei due anni seguenti, mentre il padre sostava per qualche tempo a Napoli, il M. ne assunse l’interim alla corte dello zar e in quella veste siglò per conto del re delle Due Sicilie l’adesione alla Santa Alleanza, nel 1815.
Al ritorno del padre in Russia, ottenne un congedo per recarsi a sua volta a Napoli, dove convolò a nozze con donna Margherita, figlia del duca Nicola di Sangro, capo dei gentiluomini di camera del re, e dove profuse danaro ed energie per il restauro del palazzo familiare di via Chiaia, che negli anni precedenti aveva subito gravi danni in seguito all’attentato contro il ministro di polizia murattiano Cristoforo Saliceti, che aveva fatto di quel palazzo la sua residenza.
Nel 1820 il M. fu incaricato dal reggente Francesco di Borbone e poi dal re di recarsi in missione in Russia presso il padre; lungo la strada si fermò brevemente a Vienna, latore di alcune missive riservate all’imperatore d’Austria. In una di queste Ferdinando I informava il sovrano austriaco della sua intenzione di ritirare il mandato di ambasciatore presso la sua corte al principe Alvaro Ruffo. Tra quest’ultimo e i Maresca correva cattivo sangue già dal 1815, quando, durante il congresso di Vienna, s’erano rese evidenti le loro divergenze in tema di politica estera. Il nuovo passaggio del M. a Vienna irritò ulteriormente Ruffo e fu probabilmente quest’ultimo a far pervenire a Napoli alcuni rapporti di polizia nei quali l’inviato straordinario veniva dipinto come un carbonaro, intenzionato, a dispetto delle istruzioni ricevute, a perorare la causa costituzionale napoletana e a scongiurare l’intervento nel Regno delle potenze della Santa Alleanza (Arch. di Stato di Napoli, Maresca di Serracapriola, Incarichi, b. 111: memoriale del M., 16 ag. 1823). Entrambi i Maresca, padre e figlio, caddero in disgrazia presso Ferdinando I, nel frattempo reinsediato dalle truppe austriache come sovrano assoluto sul trono delle Due Sicilie, nel 1821. Nel 1822 giungeva il sostanziale perdono da parte del re, ed era il M. a farsi latore a San Pietroburgo della relativa lettera del sovrano al padre Antonino.
Alla morte di quest’ultimo, sul finire del 1822, il M. ne ereditò il titolo di duca di Serracapriola e assunse nuovamente l’interim in quanto aggiunto, confidando di ricevere al più presto la nomina a ministro plenipotenziario effettivo. Ma gli venne risposto che «il re non poteva prometter[gli] il posto in Russia perché non voleva rendere tali posti ereditari» (ibid.). Per qualche tempo si pensò di nominarlo ministro senza destinazione a mezzo soldo (ibid., b. 111: memoriale s.d. [ma 1822] del ministro degli Esteri). Poi non se ne fece più nulla.
Due anni più tardi il M. fu richiamato a Napoli, dove giunse nel giugno 1824. A lungo rimase ai margini della vita pubblica del Regno, anche se la moglie fu accolta nel novero delle dame di corte della regina. Malgrado il perdono ufficiale del re alla sua famiglia, evidentemente non tutte le ombre addensatesi su di lui nel 1820 s’erano dissipate, tanto più che il grande nemico dei Maresca, il principe Alvaro Ruffo, aveva visto nel frattempo salire ulteriormente il proprio prestigio a Napoli, dove per alcuni anni aveva svolto la funzione di ministro degli Esteri.
Le cose cominciarono a prendere una piega migliore durante gli anni Trenta. Il M. conquistò la simpatia del futuro Ferdinando II, vicario generale del Regno, al tempo del viaggio in Spagna effettuato dal padre, Francesco I, nel 1829. Appena salito al trono, un anno più tardi, Ferdinando lo insignì dell’Ordine di S. Gennaro, nominandolo in seguito sovrintendente del comitato direttore degli spettacoli pubblici (inclusi quelli tenuti presso il teatro S. Carlo), e poi presidente dell’Accademia reale, l’esclusivo circolo ricreativo nel quale, spesso alla presenza del re e della famiglia reale, solevano riunirsi i membri dell’alta aristocrazia borbonica. Nel 1837, all’epoca del colera, il M., presidente del Consiglio provinciale, si distinse nelle iniziative di soccorso alla popolazione.
Nel 1840 fu pienamente reinserito negli alti ranghi della diplomazia borbonica, dai quali era stato allontanato da ormai quindici anni. Il 27 marzo gli furono infatti consegnate le istruzioni regie per il disimpegno delle funzioni di ambasciatore straordinario presso il re di Francia e subito dopo partì per la nuova destinazione. Il suo primo incarico speciale in tale veste fu quello di risolvere la controversia degli zolfi, ovvero di convincere il governo di Londra a rinunciare alla privativa di cui gli Inglesi godevano sullo zolfo della Sicilia e ad accettare che anche alcuni imprenditori francesi operassero nello stesso settore. I suoi carteggi degli anni Quaranta lo mostrano assai attivo nella conduzione di un’alta diplomazia che molto spesso consistette nella vigile osservazione delle trattative dinastiche e delle alleanze matrimoniali intessute presso la corte di Luigi Filippo.
Il M. era divenuto davvero un uomo di fiducia di Ferdinando II, che nel 1847 lo richiamò a Napoli per nominarlo subito dopo luogotenente generale in Sicilia. Tuttavia non poté assolvere le sue funzioni, perché scoppiò la rivoluzione del 1848. Fu incaricato allora di formare sia il primo gabinetto costituzionale, nel quale fu presidente e ministro degli Esteri, sia il secondo. Ma nel marzo 1848, di fronte al radicalizzarsi della situazione, si dimise.
Una volta domata la rivoluzione, il M., da fedele funzionario quale si era ormai ampiamente accreditato, ricoprì l’ufficio di vicepresidente della Consulta del Regno. Accettò l’incarico dopo avere rifiutato quello di ambasciatore a Madrid e lo tenne fino al 1860 abbandonando Napoli solo in occasione di una missione straordinaria in Russia nel 1856, attribuitagli con la speranza di riuscire ad allentare l’isolamento diplomatico nel quale erano nel frattempo precipitati i Borboni partenopei. Nel 1860 entrò brevemente nel Consiglio di reggenza lasciato in città da Francesco II alla vigilia dell’ingresso di Garibaldi. Fu il suo ultimo impegno pubblico.
Dopo la costituzione del Regno d’Italia, il M. si ritirò a vita privata e morì a Portici il 17 nov. 1870.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Maresca di Serracapriola, Incarichi, b. 111; M. Gustave, Notice biographique sur la vie et sur les travaux de M. le duc de Serracapriola, Paris 1842, pp. 7-23; N. Cortese, Ricerche e documenti sul 1848 napoletano. Gli avvenimenti napoletani del gennaio 1848 nei ricordi del duca di Serracapriola, in Arch. stor. per le provincie napoletane, s. 3, X (1972), pp. 307-374; A. Scirocco, Dalla seconda restaurazione alla fine del Regno, in Storia del Mezzogiorno, diretta da G. Galasso - R. Romeo, Roma 1986, pp. 729, 747, 764; D.L. Caglioti, Associazionismo e sociabilità d’élite a Napoli nel XIX secolo, Napoli 1996, pp. 49, 55 s.; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, IV, p. 375; Enc. Italiana, XXXI, p. 456 (s.v. Serracapriola, N. M., duca di).