ANTONELLI, Nicola Maria
Nacque a Pergola, nella Legazione di Urbino, l'8 luglio 1698, da una nobile famiglia di Senigallia. Terminati a Roma gli studi filosofici, seguì quelli di diritto civile e canonico, e studiò anche le lingue orientali. Divenuto cameriere segreto. di Clemente XII, entrò in prelatura, distinguendosi sempre, alla corte pontificia e nella Curia, per la sua vasta ed intelligente cultura, le sue conoscenze e la sua brillante attività intellettuale. Nel 1730 fu nominato soprintendente della biblioteca del Collegio Urbano, dove aveva cominciato i suoi studi, e nel 1733, sostituendo il cardinal Riviera, fu prefetto degli archivi di Castel S. Angelo. Aveva già pubblicato il De titulis quos S. Evaristus romanis presbyteris distribuit (Romae 1725), una dotta dissertazione in difesa del carattere parrocchiale delle chiese della Roma primitiva. Durante il pontificato di Benedetto XIV l'A. si vide confermato il favore goduto sotto Clemente XII e divenne segretario dell'Accademia dei Concili, istituita da papa Lambertini che lo volle associato, fin dal 1741, alla commissione incaricata di preparare i lavori per la riforma del breviario, cui l'A. lavorò per molti anni. In seguito dallo stesso papa gli furono conferiti altri importanti incarichi: nel 1744 era uno dei tre commissari incaricati di studiare il Lezionario; più tardi fu nominato Segretario di Propaganda Fide. Clemente XIII lo consacrò cardinale il 24 sett. 1759. A questa rapida carriera ecclesiastica non era venuta meno una intelligente e dotta attività di studioso.
Quando, durante la guerra di successione austriaca, si riaprì la vecchia contesa fra Benedetto XIV e la corte di Vienna circa la supremazia feudale della Chiesa su Parma e Piacenza, l'A. scrisse alcune opere, tra cui le Ragioni della sede apostolica sopra il ducato di Parma e Piacenza, esposte a, Sovrani, e Principi d'Europa, Roma 1741.
Dopo un Compendium Summae S. Thomae, destinato agli studenti del Collegio di Propaganda, pubblicò sotto il nome del gesuita Emanuele de Azevedo, che, stando al Vecchietti, sarebbe stato soltanto il curatore dell'edizione, il Vetus missale Romanum monasticum lateranense cum praefationibus, notis et appendice, Romae 1754 (una ristampa del 1756 apparve col nome dell'Antonelli). Ma l'opera che ebbe allora un certo rilievo nel campo erudito sono i Sermones S. Patris Iacobi, ep. Nisibeni, Romae 1756, in cui, con testo armeno e traduzione latina a fronte, furono pubblicati per la prima volta i discorsi di uno dei più antichi Padri della Chiesa, il siriaco Afraate, col nome di Iacobus de Nisibus.
Nel 1760 l'A. era prefetto della Congregazione delle Indulgenze e l'anno seguente, succedendo al cardinale D. Passionei, segretario dei Brevi; da allora si dedicò all'esercizio delle sue cariche, fino alla morte avvenuta il 25 sett. 1767.
Bibl.: V. Vecchietti, Biblioteca Picena, I, Osimo 1790, p. 175-177; E. De Tipaldo. Biografia degli italiani illustri, I, Venezia 1834, p. 13; L. v. Pastor, Storia dei Papi, XVI, 1,Roma 1933. pp. 136, 1025; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica..., VI, Patavii 1958, p. 72; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., III, coll. 840-841; Dict. de Théol. Cath., I, col. 1449; Enciclopedia Cattolica, I, col. 1518.