MESTRINO, Nicola (Nicolò). – Nacque a Milano nel 1748, come scrisse in una lettera del 18 ag. 1786 ai governatori dei Paesi Bassi austriaci (Fétis)
Non si conoscono i nomi dei genitori.
L’assenza di notizie relative alla sua formazione ha indotto taluni a ritenere che egli fosse un violinista autodidatta. Secondo Choron-Fayolle, il M. sarebbe stato per alcuni anni un suonatore ambulante e avrebbe addirittura conosciuto il carcere; queste affermazioni non documentate furono confutate da Fétis.
Prima del 1780 il M. doveva trovarsi a Venezia, dove fra l’altro contribuì alla formazione del contrabbassista D.C.M. Dragonetti, e affrontò anche questioni relative alla tecnica degli strumenti ad arco.
Nel novembre del 1780 il M. entrò al servizio del principe Nikolaus Esterházy in qualità di membro dell’orchestra, allora diretta da Franz Joseph Haydn, muovendosi al seguito di questa fra Vienna, Eisenstadt e Esterháza. Nel 1785 si trasferì a Pressburg, l’odierna Bratislava, dove occupò il posto di Kammermusiker presso la cappella del conte Ladislas Erdödy il quale, a sua volta, soggiornava spesso a Vienna, finché, alla morte di questo, nel febbraio del 1786, la cappella venne sciolta. Dalla citata lettera del 1786 ai governatori dei Paesi Bassi austriaci, che il M. scrisse da Bruxelles, apprendiamo del suo tentativo senza successo di ottenere il posto di maestro di cappella di corte in quella città, rimasto vacante alla morte di N. Croës e più tardi assegnato a un certo Witzhumb. Nella stessa lettera il M. dichiarava che i suoi viaggi in Italia, in Germania e in altri Paesi avevano stabilito e consolidato la sua reputazione sia di compositore sia di esecutore; sosteneva inoltre di parlare correttamente il tedesco e il francese (Fétis.).
A Natale del 1786 il M. si trovava a Parigi, dove fece il suo debutto al Concert spirituel suonando un proprio concerto. Una recensione apparsa nel Mercure de France il 6 genn. 1787 riferisce che la sua esecuzione fu molto apprezzata: il suo stile vi è descritto come «neuve, pleine d’expression, de sensibilité» (Die Musik in Geschichte und Gegenwart, col. 83). Conquistata in breve tempo a Parigi una notevole celebrità, il M. vi si stabilì, entrando poi a far parte della cerchia di virtuosi che si raccoglieva intorno a G.B. Viotti. Fu prontamente accolto nel salotto di Charles-Ernest barone de Bagge, uno fra i più importanti della città e senza dubbio il più rilevante per i cultori dell’arte violinistica; all’influente barone – noto mecenate e dilettante di musica, autore a sua volta di un concerto per violino – dedicò il primo dei suoi concerti (cfr. Schering). Divenne quindi in breve tempo uno dei più celebri virtuosi degli anni Ottanta, rivaleggiando con A. Lolli e con l’allievo di questo Ivan Mane Jarnović. Allorché Viotti, che sul finire degli anni Ottanta aveva abbandonato il concertismo a favore dell’attività imprenditoriale, aprì a Parigi il théâtre de Monsieur, il 26 genn. 1789, scelse come direttore d’orchestra il M., il quale, tuttavia, poté svolgere solo per pochi mesi l’incarico, affiancato dal violinista lucchese Giuseppe Maria Puppo.
Il M. morì a Parigi alla fine di luglio del 1789, come risulta dal necrologio apparso nel Journal de Paris il 1° agosto dello stesso anno.
Il M., annoverato da Moser fra i capostipiti della scuola violinistica lombarda, fu uno dei maggiori compositori di concerti per violino del genere virtuosistico, tipico della scuola francese, prima di Paganini. I suoi dodici concerti per violino, pur essendo di levatura più modesta rispetto a quelli di Viotti o di J.-P.-J. Rode, si segnalano per la ricca vena melodica, spesso di carattere popolare, che risente più dei modelli tedeschi che di quelli francesi, e su cui influì almeno in parte la lunga permanenza del M. alla corte degli Esterházy; l’attacco di alcuni dei suoi rondò, in particolare, presenta una certa affinità con quello di analoghi movimenti di Haydn (Schering, p. 173). Nei concerti del M. è nondimeno evidente la progressiva assimilazione dello stile concertistico francese che lo indusse ad accentuare il già brillante virtuosismo, non di rado superiore persino a quello di Viotti, che era stato il suo modello.
Come esecutore, il M. rimase celebre soprattutto per i suoi andanti, nella maggior parte dei quali – secondo quanto afferma M. Woldemar in Grande méthode ou Étude élémentaire pour le violon – egli avrebbe peraltro fatto uso eccessivo del «portamento». Woldemar, che fu allievo di Lolli, fornisce un esempio di tale effetto, che trovò molti imitatori, da lui definito «couler à la Mestrino», intendendo con tale espressione il passaggio da una nota all’altra mediante la scala enarmonica ovvero i quarti di tono, e sottolineando che tali passaggi venivano eseguiti con lo stesso dito (Woldemar, p. 34). Il M. avrebbe pertanto contribuito in modo sostanziale alla reintroduzione, a Parigi, di quello stile enarmonico che rappresentava, secondo Woldemar, il contrassegno della musica italiana. È indubbio che il M., con le sue esecuzioni, abbia contribuito ad attirare l’attenzione sul portamento e ad accentuarne la valenza espressiva: secondo alcuni la sua presenza nell’orchestra degli Esterházy avrebbe indotto Haydn a introdurre in alcuni dei suoi quartetti diteggiature che richiamavano tale effetto.
La figura del M. fu immortalata nella sonata per violino e basso L’ombre de M., una delle quattro Sonates fantomagiques (1800 circa) di Woldemar, in cui l’autore immagina un dialogo musicale con le anime di quattro grandi violinisti scomparsi, ossia Lolli, G. Pugnani e G. Tartini, oltre che il M. stesso.
Mentre le composizioni virtuosistiche del M., il cui successo era legato anche alla sua fama di interprete, caddero rapidamente nell’oblio, i suoi Caprices furono usati nella didattica fino ai primi decenni del Novecento. Fra i suoi allievi viene ricordata «Mademoiselle de la Jonchère» più tardi conosciuta come «Madame Ladurner» (Choron-Fayolle; Fétis).
Opere (pubblicate a Parigi, senza data, salvo diversa indicazione): Caprices ou Études du violon dédiés aux amateurs (Vienna s.d.; 6 Caprices, a cura di J. Bloch, ibid. 1920 circa); Modulations ou exemples pour passer d’un ton à l’autre (ibid. s.d.); duetti per 2 violini op. 2-4 e op. 7; sonate per violino e basso continuo op. 5; Capriccio arpeggio per 2 violini; Fantaisie et variations per violino solo, op. postuma (1793 circa; ripubblicata in Die hohe Schule des Violinspiels, a cura di F. David, Leipzig 1868); dodici concerti per violino (facsimile del concerto n. 4, a cura di K. Cooper, New York 1989); 12 Grands solos ou Études pour le violon, choisies dans les ouvrages de Mestrino (in parte tratti dai primi movimenti dei concerti per violino); Romanze per violino e pianoforte in Der Himmel voller Geigen, a cura di W. Burmester, Berlin 1905.
Fonti e Bibl.: M. Woldemar, Grande méthode ou Étude élémentaire pour le violon…, Paris [1798-99], p. 34; A.-E. Choron-Fayolle, Dictionnaire historique des musiciens…, Paris 1810-11, II, p. 45; C. Gervasoni, Nuova teoria di musica…, Parma 1812, p. 186; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, Paris 1884, VI, pp. 108 s.; M. Pincherle, Les violonistes, compositeurs et virtuoses, Paris 1922, p. 99; A. Moser, Geschichte des Violinspiels, Berlin 1923, p. 299; A. Schering, Geschichte des Instrumentalkonzerts, Leipzig 1927, pp. 172 s.; R. Eitner, Quellenlexikon, VI, pp. 450 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, p. 507; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XII (2004), coll. 82 s.
S. Gaddini