MICHETTI, Nicola
– Nacque a Roma il 26 ott. 1677, terzo di nove fratelli, da Francesco, servitore, e da Anna Riccardi (Roma, Archivio storico del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Battesimi, 17). Sposò Maria Caterina Fiascone prima del 1702 (Pinto, 1976, p. 9).
Nel 1704, quando gli fu pagato il disegno di alcuni sfondati, dipinti su tela da A. Gregorini per i soffitti del Belvedere (Chattard), il M. doveva frequentare da tempo Carlo Fontana, sovrintendente a quel restauro dei palazzi vaticani.
Dall’opera di Fontana avrebbe ripreso cromie e altre convenzioni grafiche di planimetrie e sezioni, nonché l’impiego di modelli lignei smontabili per verificare snodi problematici dei progetti o presentare alternative ai committenti (Pinto, 1976, p. 17). Il M. dovette poi unire alla prospettiva la conoscenza della meccanica delle costruzioni assistendo il figlio di Carlo, Francesco, nel trasporto della colonna di Antonino Pio (1704-05) – di qui trasse spunto per un disegno, il primo conosciuto, dove il monumento appare sullo sfondo di un prospetto per la fontana di Trevi – e nella riedificazione della basilica dei Ss. Apostoli, cantiere che avrebbe diretto dal 1709. Il M. ne illustrò le fasi costruttive in uno spaccato (Windsor Castle, Royal Library, n. 10325), memore dello studio sulla Perspectiva pictorum et architectorum di A. Pozzo, che attesta un’acquisita familiarità anche con impalcature e organizzazione delle maestranze.
Gli apparati effimeri sacri e profani gli meritarono la fama di «ingegniero […] singolarissimo, unendo alla vivacità del Pennello le Mattematiche speculative» (Distinta relazione ...). Fu stipendiato dal cardinale P. Ottoboni per il teatro della Cancelleria (1707-08), dove risiedeva nel 1710, e per gli apparati delle Quarantore a S. Lorenzo in Damaso (1707-10).
Nel 1710 il M. allestì nella nativa parrocchia di S. Lorenzo in Lucina una macchina del Santo Sepolcro e, al teatro Capranica, le scene della Dorisbe, non rappresentata per la disputa insorta nell’assegnazione dei palchetti tra gli ambasciatori di Francia e Impero. Diresse quindi la costruzione del teatro della Pallacorda, scenografando i melodrammi che lo inaugurarono, nel 1715 il Creso re di Lidia, su disegni di J. Courtois detto il Borgognone e di A. Rotati, e l’Artamene. Nel 1717 tornò al Capranica con Il trace in catena e Il Pirro (Franchi).
Il laborioso processo compositivo della cappella dei duchi Rospigliosi Pallavicini in S. Francesco a Ripa, iniziato nel 1710, è noto da almeno tre disegni del M. che mostrano i prospetti dei sepolcri ai lati.
Vi sono inoltre due modelli, uno complessivo ispirato all’altare di S. Luigi Gonzaga di A. Pozzo (Roma, Museo di Roma) e uno parziale (Roma, collezione Rospigliosi), attribuito però allo scultore G. Mazzuoli cui si deve, forse, l’impianto attuale, concluso nel 1725 e meno articolato rispetto alle estrose soluzioni del Michetti. Nel 1713 la stessa committenza gli pagava il modello della chiesa di S. Pietro a Zagarolo (Pinto, 1976, p. 332 n.); la perdita dei disegni originali, riprodotti in un catasto del 1730, impedisce però di valutare le modifiche apportate nel corso della sua assenza dal cantiere, apertosi solo nel 1717, dai sostituti L. Rusconi Sassi e G. Caccia.
Alla morte di Francesco (1709) e di Carlo Fontana (1714) il M. cercò di procacciarsi anche incarichi pubblici: risalgono al 1713 i disegni per l’episcopio di Sulmona, distrutto dal terremoto del 1706 (Pinto, 1976, p. 39), mentre della partecipazione al secondo concorso per la sagrestia vaticana (1715) rimane il modello ligneo, mutilo, caratterizzato dalla disposizione in sequenza degli austeri volumi della sacrestia, del chiostro e dell’ossario dei canonici (Città del Vaticano, Museo Petriano).
Iniziò in questi anni il patrocinio del cardinale G. Sacripante, che se ne servì a Narni, sua città d’origine, per una fabbrica di panni e il restauro di una cappella del duomo (Kelly), e a Roma, nella cappella in S. Ignazio destinata a propria sepoltura, su cui il M. compose una breve guida architettonica e iconografica (Breve descrizzione ... della cappella dedicata a San Giuseppe nella Chiesa di S. Ignatio ..., Roma 1713: trascrizione in Pinto, 1976, appendice I.9, pp. 276-281).
Il M. si attenne al vano quadrato, affidandosi piuttosto all’effetto della policromia e concentrando il segno architettonico nelle modanature e nei timpani inflessi: stilemi tanto ricorrenti nella sua opera da attribuirgli l’oratorio della Dottrina Cristiana per il catechismo dei fanciulli, fondato, sempre su iniziativa del cardinale, sul fianco di S. Maria in Traspontina (1715).
Il prelato, le cui cariche corrispondono in sostanza agli impieghi fissi allora assunti dal M., lo raccomandò anche per il posto vacante presso l’Ospizio apostolico del S. Michele, dove però dovette condividere il ruolo con F. De Romanis. Non è quindi certo a chi dei due vada assegnato il progetto della chiesa dell’istituto (Pinto, 1976, p. 27; Zorzi, p. 68). Per conto dell’ospizio il M. restaurò la Curia Innocenziana di Montecitorio (1715), in vista del traferimento dei tribunali camerali (Pinto, 1976, p. 26), e ideò officine e congegni idraulici delle gualchiere «all’olandese» (1716) e «alla romana» (1724) mosse dall’Acqua Paola, alle pendici del Gianicolo (Curcio).
L’agente di Pietro il Grande a Roma, J.I. Kologrivov, invitandolo a trasferirsi a San Pietroburgo, convinse il M. con lauti compensi e il prestigio di un incarico che, pur breve, richiese un adattamento a diverse condizioni ambientali e di lavoro e un’attività didattica, ispirata a C. Fontana, rivolta agli aiutanti russi, come M.G. Zemtsov. Lo zar gli commise i disegni per Ekaterinenthal, residenza presso Tallin, e per il palazzo e giardini di Strel´na. Con la morte di J.-B.-A. Le Blond, responsabile del piano urbanistico di San Pietroburgo, il M. fu nominato architetto generale e progettò edifici, viali, parterres e fontane dei giardini di Peterhof, nei pressi della capitale (Pinto, 2000).
Il cardinal Sacripante, in qualità di prefetto della Congregazione de propaganda Fide, era nel frattempo da lui informato della condizione dei cattolici in città dopo l’espulsione dei gesuiti e la lite tra le missioni dei cappuccini e dei minori osservanti per l’assegnazione dell’unica chiesa cattolica, che il M. aveva restaurato con 600 scudi giuntigli da Roma (Zacharie d’Haarlem).
Il M. tornò a Roma tra l’ottobre 1720 e il giugno 1721: potrebbe aver tarato allora, insieme con F. Fuga, i conti del 1719 per la cappella e lo scalone di Torre in Pietra, feudo dei Falconieri (Franceschini - Mori - Vendittelli). Dalla Russia gli chiedevano quanto potessero costare i calchi del Marco Aurelio in Campidoglio e del Costantino di G.B. Bernini, per un monumento equestre allo zar che lui stesso avrebbe dovuto disegnare; sua anche la proposta di spedire in Russia non solo statue a ornamento delle dimore imperiali, ma gessi delle sculture più celebri per «formare una accademia in S. Peterburgo di studio di figure» (lettera del 30 nov. 1720, in Androsov, p. 280).
Rimasero sulla carta però i progetti più legati alle riforme petrine. E cioè la planimetria di un collegio, il «giardino di Pietro» (1721), per un corso di studi di tipo europeo, la nuova cattedrale sulla punta dell’isola Vasilevska (1723), alla convergenza dei nuovi assi urbani, e il faro di Kronstadt, a segnalare la prossimità della capitale alle navi, la cui alberatura sarebbe potuta passare sotto l’alta arcata: la cuspide avrebbe raggiunto i 150 m, sfidando le meraviglie di Rodi e di Alessandria (modello a San Pietroburgo, Museo centrale della marina).
La nuova partenza del M., nel 1723, motivata dal bisogno di controllare i marmi scolpiti in Italia per Peterhof e forse dallo stallo dei cantieri – anche a Strel´na i lavori erano fermi per l’urgere di opere e spese militari – divenne definitivo con la morte di Pietro I (Androsov). Dalla fama acquisita durante il soggiorno russo il M. ottenne un titolo di cavaliere, con cui sottoscrisse già i conti del 1719 e, nel 1725, l’elezione ad architetto di merito dell’Accademia di S. Luca, dove si trovano i disegni estratti da una serie dedicata di Strel´na, da lui lasciati quale pegno per un dono ufficiale mai consegnato.
Dal 1724 al 1755 risulta architetto della Sapienza, di cui era rettore il nipote del cardinale Giuseppe Sacripante, Carlo Maria (Curcio), ma l’attività del decennio successivo, intensa nonostante una malattia lo inducesse nel settembre 1726 a fare testamento, fu in gran parte dedicata alla scenografia.
Lavorò all’Ermengarda regina d’Italia, data al collegio Salviati in onore del cardinale Pietro Ottoboni (1726); per il Carlo Magno (1729), celebrazione per la nascita del delfino, e il Costantino Pio (1730), su incarico del medesimo porporato, protettore in Curia degli interessi francesi. Le incisioni del sontuoso libretto del Carlo Magno illustrano la varietà dei cambi di scena, dal sipario, che riproduce lo sfondo del Carlo Magno di A. Cornacchini a S. Pietro, alle macchine conclusive dell’azione drammatica, con l’ascesa di Aurora e delle Grazie su di un carro sollevato da colombe tra nubi, che dischiuse svelavano la reggia di Apollo. Le vedute centrali o per angolo e le sovraccariche architetture di templi, cortili, interni, sono ancora ispirate alla giovanile collaborazione con F. Juvarra, forse scientemente distaccandosi dal precedente allestimento di D. Vellani (1728), più fedele all’ambientazione medievale dell’opera (Michel). Sempre nel 1729, per una festa presso il seminario romano, il M. realizzò un palcoscenico, ideato da Raimondo di Sangro principe di Sansevero, in grado di ripiegarsi in breve tempo per dar luogo a esibizioni equestri (Valesio).
Tra il 1731 e il 1733 fu autore delle complesse macchine per fuochi d’artificio, architettoniche e popolate di figure, della Chinea, erette davanti al palazzo del committente, il conestabile F. Colonna (Gori Sassoli).
Le vedute incise per l’occasione documentano la trasformazione avviata dal 1732 del muro della corte esterna in quinta architettonica della piazza: al centro, il «basso appartamento per la famiglia» e le botteghe, strette tra i portali di accesso al cortile; al di sopra, la terrazza e due padiglioni, di cui quello a settentrione cela preesistenze quattrocentesche, mentre l’altro era destinato a ricevere gli ospiti di riguardo. La sala da ricevimento, a pianta quadrata ma ridotta a ottagono per l’avanzare di colonne dagli angoli, sviluppa nelle tre dimensioni la prospettiva diagonale del terzo atto del Carlo Magno.
Clemente XII nominò il M. architetto della Camera apostolica con breve del 26 maggio 1730, dietro segnalazione di Carlo Maria Sacripante, allora tesoriere generale; gli affidò l’ampliamento della chiesa di Castel San Pietro presso Palestrina, mentre il nipote, N. Corsini, lo impiegava ad Anzio nel sorvegliare i lavori (1732-35) del casino progettato da A. Galilei ma adattato al sito e riletto dal M. nei dettagli borrominiani e nei profili mistilinei dei portali, delle balaustre e del ballatoio sul salone (Kieven).
Nonostante la fiducia del pontefice, il M., spesso occupato in computisteria nella stima dei lavori finanziati dall’Erario e definito sprezzantemente «misuratore» (Ghezzi), non realizzò come architetto pubblico che edifici modesti, quali il deposito delle polveri da sparo presso Porta S. Paolo (1752-53) o la torre comunale dell’orologio a Monterotondo (1742). Il 30 maggio 1752 sovrintese alla posa della statua di S. Michele sulla cima di Castel Sant’Angelo; nello stesso periodo ispezionava i moli di Ancona, Anzio e Fiumicino realizzati su progetti di L. Vanvitelli, che ne lamentava incompetenza e perfidia, attribuendogli l’insuccesso dei lavori.
Il rapporto di fiducia con le grandi casate è ancora attestato da piccoli restauri per i Falconieri (il principe Mario lo aveva lasciato erede, nel 1731, di una rendita mensile di 35 scudi [Franceschini - Mori - Vendittelli, p. 72]) e dagli apparati funebri di C.D. Rospigliosi del 1752 (Pinto, 1991, p. 53). Più incisivo fu tuttavia l’intervento del M. sui beni immobili di enti religiosi da destinare all’affitto: il casamento in via del Monte della Farina di proprietà dei teatini, di cui era architetto dal 1733, iniziato nel 1754 (Morganti); gli isolati della Congregazione di S. Girolamo, tra S. Carlo al Corso e l’Augusteo, che riformarono l’urbanistica del quartiere, regolarizzandone i tracciati viari e rimediando al degrado sociale (Curcio).
Il M. morì il 28 dic. 1758 a Roma nella sua casa in piazza Margana (Pinto, 1976, p. 9). L’aiutante N. Forti, che dal 1757 conduceva i lavori in assenza del maestro, ereditò gli incarichi camerali e degli ordini religiosi (Curcio, p. 403).
Fonti e Bibl.: F. Posterla, Istorico e perfetto ragguaglio ... di quanto si è operato per l’inalzamento, et abbassamento dell’antica Colonna Antonina ..., Roma 1705, p. [6]; Distinta relazione … della sontuosa machina … per la solenne esposizione dell’augustissimo sacramento nella chiesa de’ Ss. Lorenzo, e Damaso …, Roma [1707]; F. Valesio, Diario di Roma (1729), a cura di G. Scano, V, Milano 1979, p. 95; Carlo Magno. Festa teatrale …, Roma 1729, tavole; P.L. Ghezzi, Le memorie … scritte da sé medesimo da gennaio 1731 a luglio 1734, giugno 1731, a cura di N. Mancini, in Palatino, XII (1968), 4, p. 484; Il quinto libro del novo teatro delle fabriche et edificj fatte fare in Roma e fuori di Roma dalla Santità di Nostro Signore papa Clemente XII …, Roma 1739, tavv. 25 s.; Le lettere di Luigi Vanvitelli della Biblioteca Palatina di Caserta, a cura di F. Strazzullo, I, Galatina 1976, ad ind.; F. Titi, Descrizione delle pitture, sculture e architetture esposte al pubblico in Roma …, Roma 1763, p. 48; G.P. Chattard, Nuova descrizione del Vaticano …, III, Roma 1767, p. 176; Z. d’Haarlem, L’expédition des capucins en Russie, in Collectanea Franciscana, XII (1942), 1, pp. 54-63; Id., Les capucins à Saint-Pétersbourg (1720-1725), ibid., 2, pp. 219-245; 3, pp. 353 s., 361 s.; F. Fasolo, Architettura di Zagarolo. Postilla sugli architetti, in Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura, 1954, n. 6, pp. 7-11; J.A. Pinto, N. M. (circa 1675-1758) and 18th century architecture in Rome and Saint Petersburg, dissertazione, Harvard University, Cambridge, MA, 1976; B. Marchetti, Monterotondo. Guida storico-artistica, Monterotondo 1981, p. 41; E. Donati, N. M. architetto dei teatini, in Regnum Dei, XLI (1985), 111, pp. 279-301; G. Curcio, N. M., in In Urbe architectus. Modelli, disegni, misure: la professione dell’architetto. Roma 1680-1750 (catal.), a cura di B. Contardi - G. Curcio, Roma 1991, pp. 401-404 (con bibl.); J.A. Pinto, Il modello della cappella Pallavicini Rospigliosi, ibid., pp. 50-57; Id., Il modello della Sacrestia vaticana, ibid., pp. 58-69; C.C. Kelly, Carlo Rainaldi, N. M. and the patronage of cardinal Giuseppe Sacripante, in Journal of the Society of architectural historians, L (1991), 1, p. 57-67; J.A. Pinto, N. M. and eighteenth century architecture in Saint Petersburg, in Architectural progress in the Renaissance and Baroque sojourns in and out of Italy. Essays in architectural history presented to Hellmut Hager …, a cura di H.A. Millon - S.S. Munshower, University Park, PA, 1992, pp. 527-566; M. Franceschini - E. Mori - M. Vendittelli, Torre in Pietra. Vicende storiche, architettoniche, artistiche di un insediamento della Campagna romana dal Medioevo all’Età moderna, Roma 1994, pp. 65-101; M. Gori Sassoli, Della Chinea e di altre «macchine di gioia». Apparati architettonici per fuochi d’artificio a Roma nel Settecento, Roma 1994, pp. 53, 96-103; C.S. Salerno, Il palazzetto dei padri di S. Marcello al Corso, presso piazza Sciarra, in Roma borghese. Case e palazzetti d’affitto, a cura di E. Debenedetti, I, Roma 1994, p. 126 n.; L. Morganti, La fabbrica nuova dei padri teatini in via del Monte della Farina, ibid., II, Roma 1995, pp. 304-306, 308 s., 311; S. Franchi, Drammaturgia romana, II, Roma 1997, pp. 69-71, 115, 131, 215 s., 250, 261 s.; M. Zorzi, Carlo Fontana e N. M.: la chiesa del Ss. Salvatore nel S. Michele a Ripa (1710-1728), in Bollettino d’arte, LXXXII (1997), 101-102, pp. 68, 70 s., 74 s., 77 s.; J.A. Pinto, in Art in Rome in the eighteenth century, a cura di E.P. Brown - J.J. Rishel, London 2000, pp. 134-137; E. Kieven, Villa Sarsina (Corsini, Aldobrandini), in Atlante storico-ambientale. Anzio e Nettuno, a cura di G. Caneva - C.M. Travaglini, Roma 2003, pp. 437-442; S.O. Androsov, Petr Belikii i Skul´tura Italii (Pietro il Grande e la scultura italiana), Sankt Peterburg 2004, pp. 251-302; F. Pennacchi - G. Falcidia, Giovanni Sorbi, un pittore senese a Roma (e una nota su N. M.), in Arte collezionismo conservazione. Scritti in onore di Marco Chiarini, a cura di M. Chiappelli, Firenze 2004, pp. 370-373; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 532; Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica, IV, p. 44; The Dictionary of art, XXII, pp. 473 s.
F. Vignato