SALA, Nicola
– Nato il 7 aprile 1713 a Tocco nel Beneventano (l’odierna Tocco Caudio) da Bernardino e Margherita Formichella (Marcarelli 1915). Allievo di Nicola Fago e di Leonardo Leo, studiò nel Conservatorio della Pietà dei Turchini dal 1732 al 1740. Morto Leo nel 1744, Sala tentò senza successo di succedergli come primo maestro nella Cappella reale: lo testimonia la fuga a 5 parti (Protexisti me) composta per l’esame d’ammissione, riportata nelle sue Regole del 1794 (III, p. 143). Neanche l’intervento del senato di Messina, che nel 1783 chiese al re di nominare Sala maestro di cappella esentandolo dall’usuale esame d’ammissione, diede alcun risultato. Nel Conservatorio dei Turchini dovette attendere la morte di Pasquale Cafaro, nel 1787, per poter accedere, ormai settantaquattrenne, alla cattedra di composizione dapprima come secondo maestro (dal 1787 al 1793) e poi come primo maestro (dal 1793 al 1799). Morì a Napoli il 31 agosto 1801.
La fama di Sala è principalmente legata alle sue doti di didatta e al trattato che, nel corso della sua formazione e della sua carriera a Napoli, cui si dedicò con diuturna applicazione a partire dagli insegnamenti del maestro Nicola Fago. Nonostante le difficoltà iniziali e gli scoraggiamenti («Ma caro Don Nicola, e chi volete che si associ ad un’opera non servibile per altri che pe’ soli compositori, o per gli organisti, e perciò a’ nostri tempi poco spaccio potrebbe avere», gli avrebbe detto Cafaro; Elogio, 2016, p. 257), l’opera, conosciuta dapprima manoscritta, fu data alle stampe nel 1794 in tre volumi col titolo Regole del contrappunto pratico sotto il patrocinio di Ferdinando IV di Borbone. Suscitò notevole interesse in Francia e in Inghilterra: Alexandre-Étienne Choron e Charles Burney, con diverso intento e da differenti punti d’osservazione, la notarono (Cafiero, 2008, p. 735).
In particolare spetta a Choron e ai suoi Principes de composition des Écoles d’Italie (1808), che riproducono gran parte delle Regole, il merito di avere conservato per i posteri la testimonianza dell’insegnamento di Sala dopo che, saccheggiata nei moti rivoluzionari del 1799 la stamperia reale, le lastre di rame dell’opera erano andate perdute. Fu inoltre lodevole la scelta dello studioso francese di riprodurre anche una serie di partimenti – ossia abbozzi su pentagramma singolo che avviano all’apprendimento delle tecniche per improvvisare alla tastiera una composizione a più voci 8, introdotti ai primi del Settecento, soprattutto a Napoli, e in seguito diffusisi in tutta Europa– che non figurano nell’edizione originale delle Regole. Choron giudicò i modelli d’imitazione e i contrappunti di Sala «le plus beau traité de la fugue que l’on ait encore rédigé» (Principes de composition, p. XXV). Giuseppe Sigismondo, il bibliotecario della Pietà dei Turchini dal 1794 al 1826, si ascrisse il merito di aver promosso la pubblicazione delle Regole: indispettito per l’indebita appropriazione dell’opera di Sala da parte di Choron, nella sua Apoteosi della musica del Regno di Napoli deplorò il destino del maestro («Povero Sala: tu fosti il solo fra’ maestri in Napoli, ultima parte dell’Italia, che fatigasti per lasciare il tuo nome immortale, e ti è toccato in sorte, dopo l’ultimo tuo fato, restar nella tomba, rivestito alla francese!»; Elogio, 2016, p. 261).
Tra i Dr. Burney’s musical extracts, tre sono dedicati alla trascrizione integrale delle Regole di Sala, cui il collezionista ebbe accesso grazie a un esemplare di lastra che riuscì fortunosamente a reperire (London, British Library, Mss. Additional 11589-11591, cit. in Cafiero, 2008, p. 741). Burney evidenzia l’impostazione fondata sull’esempio piuttosto che sulla precettistica teorica (in linea con la tradizione napoletana) e ritiene che le Regole si possano considerare «the most ample, complete, and best digested rules of counterpoint, without violating the ancient laws of modulation» (Burney, The Cyclopedia, Appendice, cit. in Cafiero, 2008, p. 745).
Particolarmente versato nel genere ecclesiastico, Sala compose uno Stabat mater (manoscritto, London, Royal College of Music), col quale si inscrive tra gli emuli del famoso Stabat di Pergolesi; i Responsori per la Settimana santa a 4 voci e organo; un Dixit Dominus a 5 voci; un Miserere per doppio coro; un Justus ut palma florebit a 4 voci a cappella; un O quam pulchra; un Quem pulchri sunt; un Sumunt boni; un madrigale spirituale dal titolo A chi muore per Dio a 4 voci del 1794 (tutte opere manoscritte, conservate principalmente nel Conservatorio di Napoli).
Per il teatro di San Carlo a Napoli compose tre drammi: del Metastasio una Zenobia (27 dicembre 1760) e un Demetrio (12 dicembre 1762), dello Zeno una Merope (13 agosto 1769), nonché tre Prologhi (1761, 1763 e 1769) per genetliaci reali e una serenata epitalamica (Il giudizio d’Apollo, 1768). Rimangono inoltre l’oratorio metastasiano Giuditta, ossia La Betulia liberata (Napoli 1780) e due cantate composte nel 1763 e nel 1769.
Tra le opere didattiche, oltre alle Regole, scrisse Elementi per ben suonare il cembalo; Disposizione a 3 per introduzione alle fughe in tre parti; Il modo di disporre a tre sopra la scala diatonica; Il modo di fare la fuga a due voci per li studiosi scolari; una serie di fughe, canoni e solfeggi (Napoli, Conservatorio San Pietro a Majella).
Font e bibl.: N. Sala, Regole del contrappunto pratico,Napoli 1794; A.-É. Choron, Principes de Composition des Écoles d’Italie adoptés par le Gouvernement français pour servir à l’instruction des éleves des maitrises de cathedrales, Paris 1808; A.-É. Choron - F. Fayolle, Dictionaire historique des musiciens, II, Paris 1811, pp. 259 s.; C.A. De Rosa, marchese di Villarosa, Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli, Napoli 1840, pp. 191-195; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens et bibliographie generale de la musique, Parigi 1864, VII, pp. 374 s.; G. Marcarelli, L’Oriente del Taburno: storia dell’antica città di Tocco e dei suoi casali, Benevento 1915, p. 186; G. Leo, N. S., in Rivista storica del Sannio, IV/5 (1918); U. Prota-Giurleo, Musicisti sanniti, in Samnium, n. 1 (1928), p. 63; Enciclopedia della Musica, IV, Milano 1964, p. 94; The new Grove dictionary of music and musicians, XXII, London-New York 2001, pp. 139 s.; R. Cafiero, Un viaggio musicale nella scuola napoletana: note sulla fortuna delle «Regole del contrappunto pratico» di N. S. (Napoli, 1794), in Il presente si fa storia. Scritti in onore di Luciano Caramel,Milano 2008, pp. 733-756; G. Stella, “Le Regole del contrappunto pratico” di N. S., una testimonianza sulla didattica della fuga nel Settecento napoletano, in Rivista di Analisi e Teoria musicale, XV/1 (2009), pp. 116-136; G. Sanguinetti, The art of partimento: history, theory, and practice, Oxford 2012, pp. 74-77; G. Sigismondo, Apoteosi della musica del Regno di Napoli, a cura di C. Bacciagaluppi - G. Giovani - R. Mellace, Roma 2016, ad ind. (in particolare: Elogio di N. S., pp. 256-262).