SOLE, Nicola
Poeta, nato il 31 marzo 1821 a Senise (Lucania), ivi morto l'11 dicembre 1859. Iniziò giovanissimo l'esercizio della poesia improvvisa, che continuò a Napoli, dove si recò nel '40 a studiare prima medicina e poi legge; e a Napoli pubblicò, come prefazione all'omonima strenna per il 1842, Il Menestrello, canto in ottave su motivi specialmente lamartiniani, che ebbe nel Mezzogiorno molta diffusione. Il Carmelo, in versi sciolti, è del 1843. Tornato nel '43 a Senise, donde nel'45 si trasferi a Potenza, vi esercitò la professione di avvocato, ma senza tralasciare la sua attività di poesia estemporanea e meditata (L'arpa lucana, Potenza 1848), d'ispirazione, quest'ultima, nettamente liberale. Sopraggiunta la reazione, si sottrasse a un primo processo con la fuga nei paesi della provincia; si costituì nel secondo, ma riuscì a ottenere l'assoluzione.
Passò tra Potenza e Senise gli anni sino al '57, quando si trasferì a Napoli, dove pubblicò le poesie che era venuto intanto componendo, e ristampò, con molte correzioni quando non addirittura rifatte, alcune già apparse nell'Arpa lucana (Canti, Napoli 1858). Il secondo soggiorno napoletano, che gli fu dolce per la notorietà dalla quale era affettuosamente circondato, e per illustri amicizie, fu interrotto da una grave malattia che lo colpì alla fine del '58 e contro la quale cercò invano sollievo nell'aria del paese nativo.
Dalla mancanza di concentrazione, d'intima commozione, di vero sentimento, e quindi di personalità, dipendono i caratteri esteriori dei versi del S.: ricchezza di suono nei metri più varî, armonia vuota, lusso d'immagini, prolissità, piglio declamatorio, giuochi d'immaginazione. Ugualmente ne è segno l'echeggiamento ora del Monti, ora del Foscolo, ora del Leopardi, ora del Berchet, ora del Byron, ora del Lamartine. Il ritorno frequente di alcuni motivi: il religioso, il patriottico, il familiare e il domestico, l'amore alla propria terra, la fede nel progresso, il rispetto degl'ideali morali e sociali rivela le doti dominanti del suo spirito, che, se non ebbe ali d'aquila, ne aveva tuttavia il desiderio e che, nel buon senso, nella rettitudine del carattere, nella generosità dei propositi, è quello di un uomo nobile e buono. Cfr. l'edizione dei Canti, a cura di B. Zumbini (Firenze 1896).
Bibl.: S. Giura, Della vita e dei versi di N. S., in L'Omnibus, XXVIII, febbraio 1860; F. De Sanctis, La lett. ital. del sec. XIX, lezioni XII-XIII; E. De Vincentiis, N. S., Taranto 1902; F. Torraca, A proposito di N. S., in La critica, I (1903), poi in Scritti vari, Roma 1928.