SPEDALIERI, Nicola (Niccolò)
Nato a Bronte (Catania) il 6 dicembre 1740, morto a Roma il 26 novembre 1795. Educato (1751-64) nel seminario di Monreale, professore (1765) di filosofia e matematiche nel medesimo seminario, poeta, musicista, oratore, storico, matematico, fu prevalentemente apologeta e pubblicista. Un suo Propositionum theologicarum specimen (Roma 1772) gli valse la censura dai suoi diretti superiori e poi l'invito di recarsi a Roma presso la curia papale, cui aveva ricorso. E a Roma, dove si trasferì nel 1773, trovò finalmente il campo adatto alla sua vocazione di pubblicista. Entrato in Arcadia (1774) col nome di Melanzio Alcioneo, mercé la pubblicazione dell'Analisi dell'Esame critico del Fréret (1778), della Confutazione della Storia del Gibbon (1784) e particolarmente De' diritti dell'uomo (1791) - in cui volle provare che i "diritti dell'uomo", banditi dalla rivoluzione francese, si trovavano già nel Vangelo; che il regicidio, in casi estremi, è ammesso anche da S. Tommaso; che le idee religiose sono il più saldo sostegno dei governi; che la religione rivelata è la sola capace di fissare il destino e il benessere dei popoli -, suscitò così vivo interesse e polemiche, da raggiungere la celebrità. Ottenne allora da Pio VI l'ascrizione fra i chierici beneficiati della Basilica Vaticana, riservata ai soli cittadini romani; mentre, d'altro canto, i suoi libri venivano deprecati dai giansenisti e, in genere, dai rappresentanti del movimento liberale. Mori inaspettatamente, tanto da dar luogo alla leggenda che fosse stato avvelenato.
Opere principali: Analisi dell'"Esame critico del cristianesimo" di Nicola Fréret, Roma 1778; Ragionamento sopra l'arte di governare, ivi 1779; Ragionamento sulla influenza della religione cristiana sulla società civile, ivi 1779, Confutazione dell'esame del cristianesimo fatto da Gibbon nella sua storia della decadenza, ivi 1784; De' diritti dell'uomo, Assisi [ma Roma] 1791; Difesa de' diritti dell'uomo dello Spedalieri in risposta al Bianchi, Assisi 1793; Ragionamento recitato all'adunanza degli Arcadi nel Bosco Parrasio il XXIV agosto MDCCXCIV... sul verso di Orazio "Scriptorum chorus amat nemus et fugit urbes", Roma 1794.
Bibl.: G. Cimbali, N. S. pubblicista del secolo XVIII, Città di Castello 1886, voll. 2; id., L'Antispedalieri, ossia despoti e clerici contro la dottrina rivoluzionaria di N. S., Torino 1909; B. Croce, Uomini e cose della vecchia Italia, Bari 1927, II, p. 148 segg.