SPINELLI, Nicola
– Nacque quasi certamente a Giovinazzo, tra il 1320 e il 1325, da Bartolomeo (non da Giovanni, come asserito da alcuni tardi biografi) che fu capitano di Manfredonia; ignoto è il nome della madre. Ebbe un fratello, di nome Leone; due zii paterni, Giovanni e Matteo, sono ricordati anche come professori di diritto civile.
Quasi nulla è noto degli anni della sua giovinezza: forse iniziò gli studi di diritto a Napoli, concludendoli altrove, quasi probabilmente a Padova, dove insegnava Rainerio Arsendi da Forlì.
Poco attendibile sembra essere la notizia, insistentemente ripetuta, di una sua docenza a Napoli: l’attestazione documentaria sembra ridursi alla tarda annotazione, a margine del suo nome, di Antonio Porcellini nella matricola del Collegio dei giuristi padovani.
A Padova è attestato come studente già il 6 aprile 1348 (A. Gloria, Monumenti..., 1884-1885, pp. 101 s., n. 671); come docente il 7 giugno (pp. 102 s., n. 672) e il 13 agosto 1351 e il 18 febbraio 1352. Fu condotto a Bologna come docente straordinario di diritto civile, quasi certamente dall’ottobre del 1352, con uno stipendio di 300 fiorini annui, fatti salire a 500 nel 1355 da Giovanni Visconti da Oleggio, signore della città, del quale divenne fidato consigliere e grazie al quale ebbe inizio la sua intensissima attività di diplomatico, una prima fase della quale lo vide spesso operare tra Bologna e il legato papale, Egidio de Albornoz, o al servizio di quest’ultimo.
Nel settembre del 1355, in una fase di rivolgimenti politici, fu infatti inviato come ambasciatore presso Albornoz. Ancora docente a Bologna nel 1356-57, fu incaricato nel luglio del 1357 di un’ambasceria ad Avignone per la revoca dell’interdetto sulla città, dovuto ai tumulti di ventitré anni prima contro Bertrando del Poggetto: nelle due procure d’incarico Nicola aveva il titolo di maestro razionale della curia regia (così ancora nel 1366), ma incerto è l’esercizio di tale carica. Questo titolo testimonia il prestigio di cui già godeva nella corte napoletana; ne è conferma un’ambasceria ad Avignone, su incarico di Giovanna I d’Angiò, svolta, forse, nel 1359. Insegnò ancora a Bologna tra il 1358 e il 1360.
Durante i primi mesi del 1360, con il vicario Giovanni di Minuccio, intervenne nelle trattative tra Oleggio e Albornoz che portarono alla cessione di Bologna alla Chiesa. Come «auditore generale della corte del legato» (Romano, 1902, p. 62) ricevette un incarico, nel novembre del 1360, presso il marchese Aldobrandino d’Este. Poco dopo fu ad Avignone in rappresentanza del legato e in difesa di Bologna. Fu ad Ancona presso il legato, nell’ottobre 1361, e a fine dicembre ad Avignone. Nei primi mesi del 1362, con Giovanni di Minuccio, fu in missione a Ferrara, Verona e Padova per la costruzione di un’intesa, siglata il 16 aprile, in funzione antiviscontea tra il legato e i signori di quelle città. Intorno a metà agosto, dopo un’altra missione ad Avignone, cercò, invano, di intervenire nel conflitto tra Firenze e Pisa. Da Ferrara, dove il 3 settembre restituì agli Estensi le terre di Nonantola, Bazzano e Ponzano, passò a Cesena presso il legato; questi gli concesse il castello di Montenovo. Incerti risultano gli eventuali incarichi svolti tra ottobre e novembre; sicura è la sua presenza ad Avignone in dicembre, e ad Ancona nel gennaio del 1363. Agli inizi di aprile era di nuovo ad Avignone, dove fu incaricato da Urbano V di far adottare dagli Stati italiani i provvedimenti nei confronti del Visconti. Tra la fine di agosto e i primi di settembre a Cesena partecipò, probabilmente, agli inizi delle trattative tra la Chiesa e i Visconti, che portarono alla pace di Bologna del marzo 1364. Per una decina di mesi fu ad Avignone come procuratore al servizio del legato. Attestato in Italia il 20 agosto 1365 come «avvocato della camera apostolica» (Romano, 1902, p. 104), fu poi, probabilmente, a Napoli con Albornoz per la sua legazione.
Fu in questo periodo che egli passò al servizio della regina Giovanna I: il 15 gennaio 1366 fu nominato suo promotore presso la Curia del papa, dove già si trovava, prestando giuramento nelle mani del siniscalco di Provenza. Risale al 29 dello stesso mese la vendita, tramite procuratore, di un suo immobile bolognese, usato come scuola, a Giovanni da Legnano. Iniziava pertanto la seconda fase della sua carriera di ‘professionista della politica e della diplomazia’, scandita anche simbolicamente dalla morte del suo protettore Albornoz (23 agosto 1366), al servizio della regina e del papato.
Nominato gran cancelliere del Regno di Sicilia (titolo attestato nel febbraio del 1367), fu, agli inizi di aprile, a Firenze, per un’ambasceria, e in giugno a Viterbo, dove si trovava il papa, per negoziati diplomatici, che durarono sino ad agosto, in funzione antiviscontea: a questo successo fece seguito la concessione papale delle terre di Corinaldo e Mondolfo, nelle Marche.
Da Viterbo passò a Roma con il papa; fu poi a Napoli e da qui accompagnò la regina Giovanna I a Roma. Ritornò a Napoli probabilmente ancora nel 1367 e lì visse con la famiglia, rimanendovi sino all’autunno del 1368; l’acquisto del castello di Piediluco potrebbe risalire a questo periodo. Nuovamente a Roma nel dicembre, partì a fine mese, con il logoteta del Regno Napoleone Orsini di Manoppello, per un’ambasceria a Firenze volta a trattare la pace, siglata a fine febbraio 1369. Il 1° agosto 1370 fu nominato, da Giovanna, siniscalco di Provenza; nel settembre, dopo un breve soggiorno a Roma, prese possesso dell’ufficio e accompagnò Urbano V ad Avignone.
Importante fu il suo impegno in Provenza, e in più occasioni riuscì a concludere tregue; il 18 maggio 1371, dal nuovo papa Gregorio XI, ricevette in feudo i castelli di Miranda e di Gallese, nel Lazio. Creata la lega contro i Visconti nel 1372, fu nominato dalla regina, il 12 marzo 1373, capitano generale in Piemonte, e ricevette ampi poteri dal papa come suo delegato. Tra la fine del 1373 e la convocazione dell’assemblea di Aix (1° ottobre 1374) rimase in Provenza. Intanto il papa, già dal luglio 1374, cercava di trattare la pace con i Visconti: una tregua annuale fu stipulata il 4 giugno 1375 a Bologna.
Nella situazione sempre più precaria dei territori ecclesiastici, pressati da Firenze, l’appoggio della regina Giovanna al papa si rivelò sempre più indispensabile e il ruolo di Spinelli fu ancora una volta molto rilevante. Nel gennaio-marzo 1376 si recò infatti (via Pisa) a Firenze, con il ruolo di legato, per un tentativo di pacificazione con la città. Fu poi nelle Marche dove, quasi certamente, si dedicò a costituire un esercito attendendo l’arrivo del papa a Roma, che vi giunse il 17 gennaio 1377. Probabilmente fu in questo periodo che ricevette da Giovanna l’investitura dei castelli di San Giovanni Incarico, Ambrifi, Cielo e Pescosolido.
Nel marzo del 1377 a Roma fu, con Ugolino Falconi, procuratore del marchese di Monferrato Secondo Ottone nelle trattative del matrimonio tra questo e Violante figlia di Galeazzo II Visconti. Tra fine maggio e inizio giugno Spinelli operò per la riorganizzazione dello Stato pontificio (nelle Marche, presso i mercenari bretoni in Romagna, e a Bologna che il 4 luglio si assoggettò nuovamente alla Chiesa). A dicembre fu a Roma come promotore di Carlo IV presso la Curia, nel febbraio del 1378 a Napoli, nel marzo con Ottone di Brunswick al congresso di Sarzana (interrotto per la morte di Gregorio XI sopraggiunta il 27 marzo).
Con l’apertura dello scisma (elezione di Urbano VI, 8 aprile, e quella di Clemente VII, il 20 settembre) Spinelli si trovò di fronte a una scelta importante, che aprì una terza fase della sua carriera. Dapprima (sino a giugno) fu consigliere di Urbano VI, ma fatalmente i legami stretti negli anni e decenni precedenti con gli ambienti francesi lo portarono a sostenere i cardinali scismatici, e successivamente a destreggiarsi nella grave crisi angioina.
Da luglio ebbe in effetti molta parte nelle trattative per l’elezione di Clemente VII e a lungo insistette per un candidato italiano; ma dopo l’elezione di Clemente VII mediò per il suo riconoscimento da parte della regina Giovanna. Anche quest’ultima aveva accolto con favore l’elezione di Urbano VI, ma presto, con il sostegno di Spinelli, appoggiò i cardinali scismatici e riconobbe il neoeletto il 20 novembre. Negli anni successivi Nicola rimase fedele alla regina, che per contrastare Carlo III d’Angiò-Durazzo (scelto da Urbano VI come re di Napoli) scelse come erede (4 giugno 1381) Luigi I d’Angiò impostole da Clemente VII, e nell’occasione ratificò la donazione di Bitetto, di altri beni in Puglia e altri in vicariato nella Marca. Spinelli, inoltre, ebbe, quasi certamente, la conferma dei quattro castelli ricevuti nel 1377 e la concessione (attribuita da più fonti a Giovanna) della contea di Gioia, della quale fu titolato anni dopo ma senza averne il possesso.
A seguito della presa di potere di Carlo III d’Angiò-Durazzo e della capitolazione della regina, Spinelli venne incarcerato (per un tempo imprecisato). Perse il cancellierato (recuperato peraltro l’anno successivo) e si vide confiscati i beni, ma il suo nome non compare tra quelli che prepararono la spedizione contro il durazzesco. È probabile, dunque, il ritiro presso uno dei suoi castelli, e l’avvicinamento a d’Angiò al suo arrivo in Abruzzo. Spinelli, nuovamente cancelliere, fu a Taranto nell’agosto del 1383, e lì è attestato ancora in novembre.
Qualche mese dopo Luigi I gli affidò una missione presso la corte francese, probabilmente per chiedere sostegno: passò perciò da Avignone, dov’è attestato nel febbraio del 1384, per raggiungere Parigi; il 29 maggio era di nuovo ad Avignone. Ritornato in Puglia nel giugno del 1384, accompagnò Luigi, il 21 luglio, da Taranto a Bari. Tra il 20 e il 21 settembre Luigi morì, dopo aver nominato Spinelli tra i governatori angioini in attesa degli aiuti di Enguerrand Coucy. Quasi nulla è noto di Spinelli per circa tre anni: probabilmente fu a Taranto ove mantenne l’ufficio ricevuto.
Ricomparve, agli inizi del maggio 1387, ad Avignone, e a fine mese a Pertuis, per riottenere la carica di cancelliere. Ritornò in Italia, fu in missione a Pavia nel giugno del 1387 e passò al servizio di Gian Galeazzo Visconti: fu questa l’ultima tappa della sua carriera.
Nessun documento ne attesta la docenza pubblica nello Studio pavese; l’11 settembre 1387 fu tra i promotori all’esame privato in diritto civile di Raffaele Fulgosio, e fu, forse, aggregato al collegio dei giuristi.
Già nel 1388 è attestato come consigliere di Gian Galeazzo, con altri celebri diplomatici. A metà marzo del 1388 fu, assieme a Iacopo Dal Verme, ambasciatore a Venezia, per trattare l’alleanza contro Francesco da Carrara il Vecchio: l’accordo venne siglato il 29 maggio e nel dicembre 1388, Padova, Feltre e Belluno divennero viscontee. Nel febbraio del 1389 fu di nuovo a Venezia come ambasciatore; il 23 gennaio 1390, a Pavia, fu presente al dottorato in utroque iure di Fulgosio. Nel 1391 Spinelli fu ad Avignone per trattare con i capi delle truppe che, guidate da Giovanni d’Armagnac, minacciavano di attaccare la Lombardia. Dopo la partecipazione a Genova, nel dicembre del 1391, alle trattative di pace tra Firenze e Milano, siglata nel gennaio del 1392, tornò a Pavia, dove è attestato da marzo con incarichi amministrativi.
Nel novembre del 1392 fu inviato a Parigi per chiedere l’alleanza a Carlo VI. Superate le prime difficoltà nei negoziati, il re sembrò convincersi a insediare papa Clemente VII, con la promessa che questi infeudasse ampi territori della Chiesa a Luigi d’Orléans, genero di Gian Galeazzo. Su questi eventi Spinelli scrisse due memorie: sono le uniche sue composizioni politiche superstiti. Il progetto però, dopo due anni di trattative, fallì. Nicola rimase a Parigi, dove ritornò nuovamente dopo un viaggio ad Avignone del maggio 1395. Partecipò all’accordo del 31 agosto tra Gian Galeazzo e Carlo VI, e in dicembre è attestato in Lombardia. Era ancora vivo il 10 giugno 1396, quando suo figlio Belforte ottenne la licenza in diritto civile (ebbe, tra i promotori, proprio Fulgosio).
Morì, entro il 1399, a Pavia. Scompariva con lui un giurista e diplomatico di professione al servizio di più potenti, tra i primi ad aver operato nell’Italia del secondo Trecento tormentata dalle guerre, ma anche in via di assestamento territoriale.
Spinelli aveva sposato un’aristocratica del Regno, Simona della Marra figlia di Niccolò, forse già negli anni di permanenza a Padova. Fu padre di Bartolomea, moglie di Giovanni Orsini; Gaspara, moglie di Colantonio Zurlo; Nuta (o Venuta), moglie di Benedetto Caetani; Matteo; Luca, marito di Maddalena Brancaccio; Belforte, dottore in utroque iure, vescovo di Cassano e conte palatino.
Nel testamento del 1439 Belforte diede disposizioni per la fondazione a Padova, dove si era trasferito da anni, di un collegio studentesco familiare «pro remissione anime bone memorie domini Nicolai Spinelli patris mei, qui fuit magnus doctor et cum scientia multos honores habuit et multa bona acquisivit et ut dem materiam descendentibus ex eo studere et sequi eius vestigia» (Archivio di Stato di Venezia, Procuratori di San Marco, Misti, b. 155 (commissaria Belforte Spinelli), Testamento, c. 2r).
Opere. Lectura super tribus libris Codicis, Pavia, Cristoforo Cani, 1491 (rist. Sala Bolognese 1982); Lectura Institutionum, Pavia 1506 [Giovanni Giolito de Ferrari il Vecchio] (rist. Sala Bolognese 1978); Lectura in aliquot titulos primae partis Infortiati; glosse e additiones alle Constitutiones et capitula regni Siciliae; due memorie politiche; il consilium Quod doctores et medici non teneantur ad collectas. Secondo varie testimonianze, alcune quattrocentesche, scrisse anche in materia feudale.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Procuratori di San Marco, Misti, b. 155 (commissaria Belforte Spinelli), Testamento, c. 2r; A. Gloria, Monumenti della Università di Padova (1222-1318), Venezia-Padova 1884-1885, pp. 101-103, nn. 671-672.
G. Romano, Niccolò Spinelli da Giovinazzo diplomatico del sec. XIV. Contributo alla storia politica e diplomatica della seconda metà del Trecento. Con documenti inediti tratti da archivi italiani e stranieri, Napoli 1902, estratto da Archivio storico per le province napoletane, XXIV (1899), XXVI (1901): si rimanda a quest’opera per documenti d’archivio e bibliografia retrospettiva relativi a Nicola, alla famiglia, al contesto storico-politico; F. Novati, Niccolò Spinelli di Napoli e l’elezione d’un vescovo mantovano nel 1367, in Archivio storico lombardo, XXXIII (1906), 9, pp. 122-128; R. Morghen, Spinelli, Niccolò, in Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, XXXII, Roma 1950, p. 377; G. Galasso, Il Regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese (1266-1494), in Storia d’Italia, diretta da G. Galasso, XV, 1, Torino 1992, pp. 206 ss.; M. Luzzati, Spinelli, Niccolò (oder Nicola) da Giovinazzo, in Lexikon des Mittelalters, VII, Stuttgart-Weimar 1999, col. 2118; P. Benussi, L’età medievale, in I collegi per studenti dell’Università di Padova. Una storia plurisecolare, Padova 2003, pp. 72-76; C. Danusso, Spinelli, Niccolò, in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), diretto da I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, pp. 1905 s.; G. Vitolo, Città, reti di scambio, città famose, in Id., L’Italia delle altre città. Un’immagine del Mezzogiorno medievale, Napoli 2014, pp. 31-33; A. Kiesewetter, I grandi ufficiali e le periferie del regno. I dirigenti della cancelleria dei principi di Taranto e dei duchi di Durazzo (ca. 1305-1380), in Les grands officiers dans les territoires angevins. I grandi ufficiali nei territori angioini, a cura di R. Rao, Roma 2016.