VACCHELLI, Nicola
– Nacque a Cremona il 17 marzo 1870 da Pietro, uomo politico di spicco, e Alessandrina Germani, figlia di un ricco possidente e commerciante cremonese.
Ebbe tre fratelli: Giuseppe (1864-1918), ingegnere libero professionista; Giovanni (1866-1940), avvocato, professore di diritto amministrativo all’Università di Pavia e poi alla Cattolica di Milano; Tito (1874-1934), ingegnere.
Sposò Teresa Vaciago, nata a Torino il 13 febbraio 1869, dalla quale ebbe due figli: Adele Pina e Alessandro, nati entrambi a Cremona rispettivamente il 23 settembre 1896 e il 7 marzo 1898.
Vacchelli compì i suoi studi al liceo di Cremona, all’Accademia militare di artiglieria e genio di Torino e poi alla scuola di guerra; nel 1890, a soli vent’anni, era già sottotenente e nel 1892 tenente d’artiglieria. Divenuto capitano di stato maggiore, nel 1905 fu comandato dalla divisione militare di Bari all’Istituto geografico militare (IGM) con sede a Firenze, sotto la direzione del generale Camillo Crema, inizialmente nel ruolo di addetto al Comando e, successivamente (1906-14), in quello di capo dell’Ufficio ordinamento lavori. Tali incarichi gli consentirono di acquisire grande padronanza e professionalità nelle attività dell’Istituto e nei vari settori della geografia, nonostante la mancanza di una preparazione specifica.
Nel 1912 fu in Libia, dove si occupò di rilievi topografici coloniali per la pubblicazione delle mappe della Tripolitania (1913).
Partecipò alla prima guerra mondiale come segretario del reparto operazioni e capo del Servizio cartografico del comando supremo (dal 1916).
Dopo il conflitto, il 1° aprile 1919, promosso colonnello brigadiere generale per meriti eccezionali, ottenne la direzione dell’IGM, che mantenne fino alla morte.
Nello stesso anno, come membro della Commissione del dopoguerra, su incarico del ministero delle Colonie, redasse il Progetto riassuntivo per un ordinamento militare nelle colonie (Roma 1919), nel quale propose per l’Italia un’organizzazione sul modello tedesco e inglese, con un corpo militare unico per ogni colonia, costituito da elementi misti (nazionali e indigeni), volontario e retribuito.
Nel 1920 Vacchelli fondò e fu il primo direttore della rivista L’Universo, organo dell’IGM. Dallo stesso anno (fino al 1932) fu presidente della Commissione geodetica italiana, istituzione alla quale riuscì a dare nuova vita e prestigio dopo la scomparsa quasi simultanea di autorevoli membri, quali Paolo Pizzetti, Vincenzo Reina, Giovanni Celoria e Adolfo Venturi; sul tema della geodesia, si vedano gli scritti con Luigi Carnera: il Rapporto sul progresso dei lavori geodetici compiuti dall’Italia nel periodo 1922-1924 (Firenze 1925) e il Rapporto sui lavori eseguiti nel triennio 1924-1927 (Trieste 1927).
Dal 1921 al 1923 fu presidente della Società di studi geografici e coloniali, della quale era membro dal febbraio del 1920, con sede a Firenze.
Nel ruolo di comandante dell’IGM, oltre che rinnovare e ristrutturare i settori della produzione cartografica, Vacchelli seppe dotare l’ente di una nuova funzione geografica, in seguito allo sconquassamento causato dalle vicende belliche. Egli mise in atto, quindi, un’intensa opera di riorganizzazione dell’Istituto, sviluppando le operazioni sul terreno, modernizzando gli uffici e le officine, le dotazioni di strumenti e macchinari, la biblioteca e i ruoli e la formazione del personale, in relazione alle nuove esigenze del Paese e ai progressi della scienza e della tecnica; fu tra i primi, in Italia, a favorire la nascente aerofotogrammetria e la stereofotogrammetria terrestre, che avrebbero in breve rivoluzionato la produzione cartografica.
Consapevole dei vantaggi che ne sarebbero derivati, si adoperò per allacciare forti legami con i geografi accademici, giungendo a svolgere un ruolo rilevante di guida. Fondamentali, in questo percorso, furono i rapporti con il più autorevole geografo italiano dell’epoca, Olinto Marinelli (docente nell’Istituto di studi superiori di Firenze), che portarono vantaggi a entrambe le comunità (quella militare e quella universitaria e scientifica), grazie all’integrazione degli aspetti teorico-scientifici con quelli tecnico-pratici.
Uno dei risultati di questa collaborazione, oltre all’organizzazione dell’VIII Congresso geografico italiano (Firenze, 1921, in cui Vacchelli fu presidente del comitato esecutivo e del Congresso e Marinelli segretario), fu la stampa di due opere basilari per le scienze geografiche: l’Atlante dei tipi geografici desunti dalle mappe dell’IGM alle scale 1:25.000 e 1:50.000, dello stesso Marinelli (1922); i Monumenta Italiae cartographica di Roberto Almagià (1929).
Sul piano politico, Vacchelli (fascista convinto) «operò indubbiamente con non comune abilità tra i geografi, sfruttando le loro debolezze per crearsi un solido piano d’appoggio, dal quale poi diresse per molti anni, con fermezza e decisione, ogni loro movimento» (Luzzana Caraci, 1982, p. 165).
Nel 1922, in seguito alla proposta fatta da Vacchelli nel discorso inaugurale e approvata dal Congresso geografico del 1921, nacque il Comitato geografico nazionale italiano, che nel 1928 divenne uno dei comitati disciplinari del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), nato nel 1923, e che assunse, poco dopo, il nome di Comitato nazionale per la geografia (con organo di stampa ufficiale la Rivista geografica italiana), allo scopo di aggregare i cultori della disciplina e di occuparsi dell’organizzazione dei congressi plenari, esautorando di fatto la Società geografica italiana con sede Roma. Dal 1927 Vacchelli, da semplice membro, fu eletto nel direttorio del CNR, sotto la presidenza di Guglielmo Marconi, e divenne presidente del Comitato.
La nuova configurazione consentì al CNR di selezionare, attraverso i comitati, gli indirizzi di ciascun ambito di ricerca, determinando la destinazione di una quota significativa delle risorse (peraltro modeste) che lo Stato attribuiva alla ricerca scientifica. Ruolo dei comitati era, in questo periodo, quello di guidare ricerca, industria e forze armate verso la formazione di un Paese moderno sul piano militare e industriale.
Nel 1924 Vacchelli dette alle stampe: Prime pubblicazioni della spedizione italiana De Filippi nell’Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn cinese (1913, 1914) (in L’Universo, V (1924), 11, pp. 777 s.) e un resoconto su L’attività attuale dell’Istituto geografico militare del Regno d’Italia (Firenze 1924).
Membro del Partito nazionale fascista (PNF), nel 1924 e nel 1929 fu eletto rappresentante al Parlamento (nella terza circoscrizione, che comprendeva Cremona) per due legislature. In quegli anni ottenne dal governo incarichi di prestigio come: rappresentante nel consiglio d’amministrazione del Museo didattico nazionale, presidente della Commissione per la delimitazione dei confini italo-jugoslavi, membro della Commissione per lo studio della riforma amministrativa dell’Esercito, presidente del Comitato tecnico per l’incremento dell’ottica in Italia. In quest’ultimo settore contribuì alla fondazione dell’Istituto nazionale di ottica, inaugurato a Firenze nel 1928.
Vacchelli ebbe anche incarichi internazionali, ricoprendo prima la carica di vicepresidente e poi, dal 1925 (dopo la morte del principe Rolando Bonaparte) al 1928, quella di presidente dell’Unione geografica internazionale, accrescendo così ulteriormente il suo prestigio e il suo potere e controllando ormai, di fatto, tutte le posizioni di rilievo della geografia italiana. In questo ruolo si occupò dell’organizzazione del Congresso geografico internazionale del Cairo nel 1925 (in occasione del quale promosse la redazione delle carte topografiche della Cirenaica e dell’isola di Rodi, diffuse in omaggio al Congresso) e di quello di Londra-Cambridge del 1928; per l’occasione gli fu conferita una laurea honoris causa dall’Università di Cambridge.
Durante il viaggio in Egitto, nel 1925, Vacchelli visitò anche la Palestina e, al suo ritorno, promosse la fondazione di un istituto geografico per lo studio della Palestina, della cui commissione scientifica chiamò a far parte, oltre a Marinelli, Almagià, Filippo De Filippi, padre Girolamo Golubovich, Eliseo Porro, Pietro Gribaudi e Angelo Sacerdoti.
Nel 1926 scrisse alcune pagine sul tema delle colonie: L’Italia e il suo problema coloniale (in Bollettino della Reale Società geografica italiana, VI, III (1926), p. 418) e Giornata coloniale (in La Geografia, XIV (1926), 3-4, pp. 74-84).
Nel X Congresso geografico italiano Vacchelli presentò due importanti progetti portati avanti in quegli anni con l’impegno dell’IGM: la Carta archeologica d’Italia in scala 1:100.000 (Atti del X Congresso geografico italiano, I, Milano 1927, pp. 308-313, con Ranuccio Bianchi Bandinelli) e la carta del mondo in scala 1:1.000.000 (I progressi e lo stato attuale della Carta internazionale del mondo al milionesimo, in Atti del X Congresso geografico italiano, cit., I, pp. 182-185, con Attilio Mori); quest’ultima era già stata avviata prima della guerra e si basava su specifici accordi e convenzioni internazionali. Nello stesso Congresso presentò una relazione sull’intenso lavoro svolto dall’IGM, a partire dal 1920, per la delineazione dei nuovi confini con l’Austria e con la Iugoslavia, sia sul terreno sia sulla nuova cartografia in via di ultimazione (La linea di confine attorno alle terre redenti e i nuovi rilevamenti geografici, in Atti del X Congresso geografico italiano, cit., I, pp. 134-140).
Nel 1928 Vacchelli (promosso generale di divisione), in seguito allo scioglimento del consiglio direttivo dopo anni di tensioni, fu nominato commissario regio della Società geografica italiana – di cui era membro del Consiglio dal 1923 – «allo scopo di riorganizzarne le strutture e di attuare il suo collegamento con il CNR» (Luzzana Caraci, 1982, p. 165). Nello stesso anno fu eletto presidente (carica che mantenne fino alla morte): di fatto, la Società fu consegnata «non ai geografi, ma al regime» (Cerreti, 2000, p. 103). Nel ruolo di presidente, favorì le iniziative di esplorazione geografica in campo coloniale che la Società promosse in quel periodo; si ricorda, in particolare, quella nel Fezzan (1932) che ottenne l’alta direzione del duca di Aosta.
Nel 1928 Vacchelli scrisse un breve ricordo dell’esploratore delle regioni polari, il norvegese Roald Amundsen – socio d’onore e pluridecorato dalla Società geografica italiana – all’indomani della sua scomparsa in occasione del viaggio con idroplano in soccorso della spedizione di Umberto Nobile, dispersa durante una trasvolata del Polo Nord (Roald Amundsen, in Bollettino della Reale Società geografica italiana, LXI, 1928, 11-12, pp. 548-552). Nello stesso anno pubblicò un altro breve articolo dal titolo Coscienza geografica (in L’Oltremare, II (1928), 2, pp. 159 s.).
Vacchelli fu insignito di numerose decorazioni e onorificenze, fra cui: grande ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia, commendatore dei Ss. Maurizio e Lazzaro, commendatore dell’Ordine coloniale della Stella d’Italia, commendatore della Stella di Polonia. Fu anche membro del Comitato geologico nazionale e del Comitato astronomico italiano.
Morì di polmonite il 19 novembre 1932, a Firenze in via Cesare Battisti 8, nella sua abitazione annessa alla sede dell’IGM, dopo un mese di malattia.
Fonti e Bibl.: L. De Marchi, N. V., in Bollettino della Reale Società geografica italiana, LXV (1932), 12, pp. II-VII; A. Mori, Il generale N. V., in Rivista geografica italiana, XXXIX (1932), 6, pp. 184-189; In omaggio alla memoria del generale N. V., in L’Universo, numero monografico, dicembre 1932; E. Balducci, N. V., in Rivista di biologia, XV (1933), 1-2; E. Bianchi, N. V., in Memorie della Società astronomica italiana, LXII (1933), 6, p. 441; R. Fabiani, L’opera del generale N. V. per la Sicilia, in Bollettino dell’Associazione mineraria siciliana, IX (1933), 1-3; E. de Martonne, Le générale N. V., in Annales de géographie, XLII (1933), 236, p. 215; In morte del generale N. V., in Bollettino del R. Ufficio geologico d’Italia, LVIII (1933); I. Luzzana Caraci, La geografia italiana tra ’800 e ’900 (dall’Unità a Olinto Marinelli), Genova 1982; C. Cerreti, Della Società geografica italiana e della sua vicenda storica (1867-1997), Roma 2000.