Zingarelli, Nicola
, Critico e filologo (Cerignola, Foggia, 1860 - Milano 1935). Conseguì la laurea a Napoli nel 1882 e poi, dopo un biennio di perfezionamento a Firenze (1883-1884), seguì in Germania i corsi del Gaspary a Breslavia, del Tobler e della Schwan a Berlino. Dal 1902 al 1916 ebbe la cattedra di storia di lingue e letterature neolatine a Palermo e dal 1916 della stessa disciplina a Milano, succedendo al Monaci, per passare poi, sempre a Milano, alla letteratura italiana, dopo la morte di M. Scherillo, dal 1931.
Con lo Z. metodo e istanze della nuova critica su salde basi storiche e filologiche si sperimentano dinanzi a temi tradizionali e ne rinnovano insieme i particolari e la struttura. La letteratura del Duecento e le connessioni con le letterature coeve, D. e Petrarca, sono i temi che più frequentemente si ritrovano in quell'età. Lo Z. ne assaggia le condizioni, porta avanti e chiarifica gli sviluppi, accerta le conquiste altrui sul metro di una diretta e meditata lettura dei testi. La filologia si contempera con lo schietto e garbato psicologismo; la storia, l'indagine anzi sul documento e per il documento, convive onestamente con certo istintivo e probo gusto estetico. Trionfa una misura sana ed elegante, che esprime talvolta una calcolata prudenza dinanzi a fazioni in contrasto. L'amicizia col Gaspary, di cui le lettere inedite documentano variamente un vasto periodo dal 19 aprile 1885 al 6 gennaio 1891, contribuì certo a rassodare idee e tendenze, in un giovane d'ingegno avido di fervidi slanci, con una disciplina tutta rigore e misurate proporzioni. La traduzione della Storia della letteratura italiana del Gaspary è un lungo e puntiglioso esercizio non solo di perfezionamento nella lingua tedesca, ma anche di accordo e controllo di un metodo esemplare. Dall'altra parte l'amicizia e la collaborazione con M. Barbi, dal 1893, documentata peraltro dalle molte lettere inedite che intercorsero, vale per seguire formazione e sviluppo della simpatia e della tendenza dello Z. per gli studi danteschi, ma anche per precisare o cogliere di questi taluni momenti significativi in un arco di tempo denso e vario di correnti e polemiche.
A D. lo Z. ha dedicato oltre cinquant'anni di ricerche e di meditazioni: dal saggio Parole e forme della D.C. aliene dal dialetto fiorentino (1884), con cui il Monaci si compiaceva di aver inaugurato i suoi " Studi di Filologia Romanza ", ai vari paragrafi su D. e Petrarca, meditati a lungo e poi pubblicati postumi nella poderosa introduzione a Le Rime di F. Petrarca (Bologna 1965, 3-278), alle decine e decine di studi su D., cui si deve aggiungere un numero assai vasto di recensioni, note, profili di dantisti e filologi nelle riviste del tempo: non c'è libro o tesi di un certo rilievo su D., apparsi in quegli anni, che non abbia trovato pronto e pugnace lo Z. sia per diretto interesse, sia per suggerimento del Barbi. Un lavoro enorme entro cui si pone l'opera La vita, i tempi e le opere di D. (Milano 1898-1902; 1931²). Anzi par chiaro che quegli studi e quelle ricerche, vasti e minuti, non tanto o non solo valgono in sé stessi, quanto invece collegati all'" opus magnum ", a quella enciclopedia dantesca che si pianta solida nella vita dell'uomo e dello studioso.
Due elementi-guida assunse lo Z. nel suo lavoro: soddisfare in ogni modo lo studioso-lettore di D., fornendogli notizie, dati, suggerimenti e richiami; e in secondo luogo presentarsi libero da schemi ideologici e da metodi di scuola. Ma è indubbio che allo Z. mancò, in quel suo primo impegno, una mente atta a organizzare e a coordinare l'enorme materiale che il rinnovamento degli studi storici e filologici gli poneva dinanzi. Le notizie si ammassano tra loro, i dati ne stimolano altri. L'ordine è affidato alla gradazione naturale della materia trattata. La tela è affidata alla pura cronologia. Non di rado l'indagine storica scade in curiosità del minuto e del particolare, che lo stesso Barbi non approvava. Lo sforzo dello Z., in trent'anni di ripensamenti, fu poi di salvare l'opera come mole e raccolta di notizie e non proprio il suo impianto, darle un'unità, che non fosse predominio di un'idea (cui egli non solo era negato, ma era decisamente ostile per convinzione ed educazione storica), ma accordo di biografia e pensiero, di tempo e arte, di vicenda umana e fantasia poetica.
In sostanza l'opera dello Z. punta su diversi elementi: sull'unità nel seguire e commisurare le vicende dell'uomo e del tempo e le opere da esse imposte: un'unità che tanto più salva il critico dal tratteggiare un " personaggio ideale " (e cioè astratto e avulso dalla storia) quanto più lo lega al sottofondo biografico (e chiaramente egli parla di " orditura biografica " nel suo grande Dante); sulla ricerca di un equilibrio tra poesia e scienza di D.: l'una e l'altra mai considerate in sé stesse, ma tanto più valide e operanti quanto più esse si propongono all'uomo e ne consolidano il destino; sulla saldezza di rapporti, pur nelle diverse dimensioni, tra tutte le opere dantesche, dalle rime giovanili alla Monarchia e di conseguenza tra la poesia di D. e quella che l'ha preceduta; sulle reazioni al lirismo puro, entro cui si concludeva per alcuni critici l'esperienza più alta di D., e reazione al puro simbolismo, come negatore di storia; sull'indagine rivolta alla storia e alla tradizione delle forme letterarie dell'età medievale, più che a quella classica; sul ripudio della teoria sull'origine popolare della poesia (anche dinanzi al " poderoso tentativo " di A. Jeanroy) e della lingua (non dialetto) " la quale si forma con lo studio e con la raffinatezza dell'ingegno, e non è mai il ritratto preciso della lingua parlata " (Vallone, Lezioni inedite, cit.); sul distacco infine da ogni teoria interpretativa, guelfa o ghibellina che fosse, con l'invito di studiare D. con rispetto sommo del suo pensiero e della sua parola, e di non sovrapporre sé stessi alla sua grande e genuina voce.
Si capisce, dunque, che per questi e per altri motivi si è passati dalle tempeste polemiche (e settarie per certi aspetti) dell'Ottocento a più tranquille acque, ove la sintesi storica segue all'indagine, l'edizione del testo cade sotto il controllo della filologia, l'interpretazione si spoglia di ogni empirismo e si avvale di una più completa e nutrita capacità critica.
Principali scritti danteschi dello Z.: Parole e forme della D.C. aliene dal dialetto fiorentino, in " Studi di Filologia Romanza " I (1884); Gli sciagurati e i malvagi nell'Inferno dantesco, in " Giorn. d. " I (1894); Il sesto cerchio nella topografia dell'Inferno, ibid. IV (1897) 194 ss.; La personalità storica di Folchetto di Marsiglia, in " Atti R. Accad. Archeol. Lett. Belle Arti Napoli " XXIX (1897); L'Epistola di D. a M. Malaspina, in " Rass. Critica Letter. Ital. " IV (1889) 49 ss.; Il canto XV dell'Inferno, Firenze 1900; D. - La Vita, i tempi e le opere, Milano 1898-1902 (1931²); Il canto XX del Purgatorio, Firenze 1903; La vita di D., Milano 1905; Il Canzoniere di D., Firenze 1906; La vita di D. in relazione al suo sviluppo intellettuale, ibid. 1914; Il canto XXIX dell'Inferno, ibid. 1917; Virgilio e Stazio nel canto XXII del Purgatorio, in " Nuovo Giorn. d. " I (1917) 2 ss.; Le reminiscenze del Lancelot, in " Studi d. " I (1920) 65-90; D. e la letteratura neolatina, in " Cultura Moderna " sett. 1921; La falsa attribuzione del " Fiore " a D., in " Il Giornale d'Italia " 9 sett. 1921 (poi in " Rassegna Critica Letter. Ital. " XXVI [1921] 236 ss.); L'incontro di Stazio nel canto XXI del Purgatorio e il concetto dantesco della poesia, in " Cultura Moderna " genn. 1923; La nobiltà di D., in " Nuova Antol. " 16 agosto 1927. Alcuni degli scritti danteschi sono raccolti in N.Z., Scritti di varia letteratura, Milano 1935. Gran parte delle carte e dei libri dello Z. è raccolta nella biblioteca Provinciale di Foggia.
Bibl. - E. Flori, Bibliografia di N.Z., Milano 1933 (con 357 voci); M. Pensa, Saggio bio-bibliografico, in N.Z. - Scritti vari e inediti nel primo centenario della nascita: 1860-1960, Cerignola 1963, 1-7 (ivi saggi di G. Devoto, B. Migliorini, F. Piccolo, A. Viscardi, ecc.); A Vallone, Correnti letterarie e studiosi di D. in Puglia, Foggia 1966, 34-50; ID., Le lezioni inedite di N.Z. sul " De vulg. Eloq. ", in " Giorn. Ital. di Filol. " XXI (1969) 411-427; ID., N.Z. dantista (con quattro Appendici di scritti inediti), in " Convivium " XXXVII (1969) 579-648; ID., Dante, Milano 1971 [1973] 5-6; A. Piromalli-F. Piccolo, N.Z., in AA.VV., I critici, II, ibid. 1969, 1371-1390.