NICOLA
(Nicolaus). – Non si hanno dati biografici su questo scultore e architetto ecclesiastico attivo in Puglia nella prima metà del Duecento.
Egli si trovò a operare in un periodo di grande fervore edilizio per la regione. Infatti, l’impulso dato dall’imperatore Federico II alla costruzione o riparazione di fortificazioni fu di sprone per cittadini e clero nella erezione e nell’abbellimento di edifici civili e ecclesiastici, cui non mancò, talvolta, di contribuire lo stesso sovrano. In questo clima si assistette al concorso di numerosi artefici e si diffuse la consuetudine, presente in Puglia fin dal secolo XI, di apporre epigrafi con firma alle opere (Calò Mariani, 1984; Aceto, 1990).
Viene presentato nelle epigrafi non solo come «magister» ma anche con la qualifica di «protomagister», appellativo diffuso nel Regno di Sicilia a indicare, oltreché un diretto esecutore, il capo delle maestranze e il responsabile del cantiere (talvolta svolgeva tale ruolo un funzionario anziché un artista). Nicola «sacerdos et magister» firmò e datò l’ambone della cattedrale di Bitonto (Bari), eseguito nel 1229.
Il monumento è giunto, dopo le radicali riattazioni di età moderna, sotto forma di pulpito a cassa sostenuto da colonne, addossato al pilastro destro dell’arco trionfale. In origine, invece, fu un ambone, posto longitudinalmente nella navata centrale all’altezza della sesta e ultima arcata, con il corpo centrale dal lettorino semicircolare aggettante cui si accedeva da una scala a doppia rampa con parapetti triangolari, secondo un modello diffuso nell’Italia centromeridionale.
Della decorazione facevano parte i simboli degli evangelisti, tra cui l’aquila reggileggio che sovrasta una figura umana piegata, simbolo del peccato, a rappresentare la funzione salvifica della parola di Dio ribadita nell’iscrizione che corre lungo il profilo inferiore del lettorino. Sui due parapetti triangolari si doveva svolgere una complessa rappresentazione secondo quanto possiamo arguire dal pluteo superstite (mutilo inferiormente e posto oggi nella parte posteriore del pulpito) recante una figura in trono, forse femminile, coronata e con scettro, cui si presenta un gruppo di tre astanti: un personaggio centrale, anch’esso coronato, affiancato da una coppia, forse di attendenti (priva di riscontri finora l’ipotesi che si tratti di una rappresentazione laica imperniata sulla famiglia imperiale e sulla città di Bitonto, alla luce anche di un panegirico coevo di Federico II, opera dell’«abbas Nicolaus barensis ecclesie dyaconus»: Pice, 1989).
Con la sua bottega, fu occupato anche nel completamento della fabbrica del duomo bitontino, con la decorazione dell’esaforato meridionale, dove realizzò alcuni capitelli (Belli D’Elia, 2003). Allo stesso stile, inoltre, sono riferibili il fonte battesimale (Bertaux, 1904) e appaiono accostabili frammenti dell’arredo ricomposti o erratici, come i pezzi reimpiegati nel pulpito minore della navata (non attribuibile a Bonifacio il cui nome appare semplicemente graffito su uno dei plutei) o la lastra con figurazioni intarsiate e incrostate (nel Museo Marena di Bitonto), la cui epigrafe reca il sostantivo «pollice» interpretato come il nome dell’artefice (Belli D’Elia, 1971).
Fu il responsabile dell’edificazione della parte inferiore del campanile della cattedrale di Trani, eretta nel secondo quarto del secolo XIII, in concomitanza con altri interventi di completamento dell’edificio sia in facciata sia all’interno (Id., 2003).
Il campanile venne addossato al fianco destro dell’edificio, impostando il pianterreno come un’ampia base su cui poggiare i livelli successivi che avrebbero proiettato la torre a svettare sulla cattedrale e sull’intera città (una soluzione analoga nel campanile della cattedrale di Barletta). Un ampio e alto fornice archiacuto, retto da un possente pilastro con arcate cieche a rinforzare la struttura, dialoga con il pronao rialzato della facciata e funge da passaggio, secondo una tipologia comune a molti campanili dell’Italia meridionale. La cornice marcapiano del pianterreno, fortemente aggettante, presenta una ricca decorazione, con racemi abitati, foglie aperte e nastri intrecciati, che rimanda alle soluzioni formali esperite dalla bottega di Nicola a Bitonto. Per tutto il lato posteriore del cornicione corre la lunga iscrizione che celebra l’artefice, qui nella veste più importante di soprintendente dell’opera: «Nicolaus sacerdos et p(ro)t//omagister me fecit». Sono riferibili ai modi dello scultore e della sua bottega anche le cornici delle ghiere delle monofore di facciata poste all’altezza del primo livello della torre campanaria.
Nella cattedrale di Bisceglie venne realizzato, nel 1237, per volontà del vescovo Berto un pulpito a cassa di impianto poligonale sostenuto da colonne, i cui frammenti superstiti (nel Museo diocesano di Bisceglie) presentano, nelle ghiere delle arcate e sul fondo, intarsi e incisioni che rimandano alla bottega di Nicola (Castellano, 1982).
Le soluzioni adottate dallo scultore, nella realizzazione in particolare delle opere di arredo interno, ripresero e rinnovarono modi presenti nella tradizione artistica pugliese fin dal secolo XI, manifestando la volontà di emulare nella plastica l’oreficeria, impreziosendo le sculture e i rilievi in marmo, sia nei fondi sia sul modellato, con inserti di mastice nero e rosso e paste vitree, intarsi di pietre e marmi policromi, tessere di vetro dorato e dipinto, con la tecnica dello champlevé tipica degli smalti.
Lo stile di Nicola è confrontabile con le realizzazioni di artisti contemporanei, quali gli scultori attivi nell’esecuzione di parti dell’arredo interno del S. Nicola e della cattedrale di Bari, dove troviamo, nel pulpito malamente ricomposto, un’aquila reggileggio con figura accovacciata di forma analoga a quella di Bitonto, o nei capitelli della navata delle cattedrali di Molfetta e di Ruvo di Puglia.
Fonti e Bibl.: C.C. Perkins, Italian sculptors, London 1868, pp. 35 s.; D. Salazaro, Studi sui monumenti dell’Italia meridionale, II, Napoli 1877, pp. 11, 19; S. Simone, La Puglia medioevale. Gli edifici medioevali di Trani, in Arte e storia, III (1884), pp. 46 s.; F. Lenormant, L’art du moyen âge dans la Pouille, in Gazette des Beaux-Arts, s. 1, XXXIV (1884), pp. 507 s.; E. Rogadeo, Ricordi (dalla Puglia), in Arte e storia, VII (1888), pp. 11-13; C. Rohault de Fleury, La messe, III, Paris 1883, p. 54; A. Venturi, Natura del «Rinascimento», in Nuova antologia, s. 3, XL (1892), 124, pp. 451 s.; F. Sarlo, Recenti studi sul campanile del duomo di Trani, in Arte e storia, XII (1893), pp. 98-100; B. Croce, Sommario critico della storia dell’arte nel Napoletano, in Napoli nobilissima, II (1893), pp. 153 s.; G. Valente, La cattedrale di Bitonto descritta e documentata, Bitonto 1901, passim; A. Avena, Monumenti dell’Italia meridionale, I, Roma 1902, pp. 85-89, 139-141; É. Bertaux, L’art dans l’Italie méridionale, Paris 1904, pp. 654-659; M. Salmi, Il duomo di Bari e la sua suppellettile, in Rassegna d’arte antica e moderna, V (1918), pp. 135-137; P. Testini, Note sul duomo di Ruvo, in Palladio, IV (1954), p. 11; G. Mongiello, Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970, pp. 79-88; P. Belli D’Elia, La lastra di Pollice scultore e altri fatti bitontini e non, in Studi bitontini, III (1971), 6, pp. 3-28; H. Schäfer Schuchardt, Die Kanzeln des 11. bis 13. Jahrhunderts in Apulien, Würzburg 1972, pp. 35-45, 81-108; S. Schwedhelm, Die Kathedrale S. Nicola Pellegrino in Trani und ihre Vorgängerkirchen, Tübingen 1972, pp. 83-88; A. Castellano, La bottega di Nicolaus e il pulpito della cattedrale di Bisceglie, in Archivio storico pugliese, XXXV (1982), pp. 415-420; M.S. Calò Mariani, L’arte del Duecento in Puglia, Torino 1984, pp. 148-156; B. Ronchi, La cattedrale di Trani, Fasano 1985, pp. 56, 65-68, 115 s.; N. Pice, Il Dictamen di Nicolaus, uno scritto encomiastico dell’età federiciana, in Studi bitontini, XXI (1989), 47-48, pp. 283-310; F. Aceto, “Magistri” e cantieri nel “Regnum Siciliae”: l’Abruzzo e la cerchia federiciana, in Bollettino d’arte, LXXV (1990), 59, pp. 34-36, 58 s.; L. Derosa, Nicolaus Sacerdos, in Enciclopedia dell’arte medievale, VIII, Roma 1997, pp. 698 s. (con ulteriore bibliografia); P. Belli D’Elia, Puglia romanica, Milano 2003, pp. 151-169, 177; A. Dietl, Die Sprache der Signatur, Berlin 2009, pp. 608, 649-659, 1681 s. (con ulteriore bibliografia); U. Thieme - F. Becker, in Künstlerlexikon, XXV, p. 431 (s.v. Niccolò).