DJULGHEROFF, Nicolai
Nacque a Kjustendil in Bulgaria il 20dic. 1901, da Slavi, tipografo, e da Tena Ceclareff. Fin dagli anni del liceo manifestò uno spiccato interesse per le arti figurative: espose all'età di 14 anni in una mostra collettiva nella città natale (D. futurista, 1977, p. 127) e a 16 anni abbozzò un progetto di abitazione (ibid.), che sarà poi realizzato, per la sua famiglia. Durante la prima guerra mondiale, in sostituzione del padre chiamato alle armi, lavorò in tipografia, acquistando così capacità tecniche nella grafica e nella stampa su carta.
Nel 1920 il D. lasciò la Bulgaria per Vienna, dove, fino al 1922, seguì i corsi alla scuola di arti applicate. A Vienna partecipò all'Esposizione d'arte moderna del 1920 e a quella del Kunstfreunde del 1921 (ibid., p. 127). Nel 1922 s'iscrisse alla Neue Schule für Kunst "der Weg" di Dresda; in questa-scuola nel 1922 si tenne una sua esposizione personale: tra le opere Il Predicatore (Torino, coll. priv.; ripr. in Crispolti-Galvano, 1962, p. 39). Del 1922 è anche l'olio Le sorelle, acquistato dalla Galleria nazionale di arte moderna di Roma nel 1971.
Nel 1923 il D. si trasferì a Weimar e, al Bauhaus, si legò d'amicizia con J. Itten che, in quella scuola, teneva un corso propedeutico di sperimentazione creativa con i più svariati materiali. Nel 1924 venne organizzata una personale del D. alla Galleria nazionale d'arte di Sofia (il cartoncino di invito in "linoleunigrafica" è del D. stesso). Nel 1925 soggiornò per breve tempo ancora a Vienna.
Frutto di queste esperienze, legate particolarmente al Bauhaus, sono opere quali Autoritratto (Torino, coll. priv.; ripr. in Crispolti-Galvano, 1962, p. 41) e Architettura-Composizione (Torino, coll. priv.; ripr. ibid., p. 42) del 1924.
Nel 1926 il D. si trasferì definitivamente a Torino; nel novembre di quell'anno si iscrisse alla scuola superiore di architettura dell'Accademia Albertina, dove si diplomò nel 1932. Nel variegato clima culturale torinese di quegli anni il D., che già aveva intrattenuto rapporti epistolari con F. T. Marinetti, si legò agli esponenti del secondo futurismo e in particolare a L. Colombo (Fillia).
Mentre alcuni dipinti dei primi anni italiani, come Isadora Duncan (1927 ; Torino, coll. priv.; ripr. in Crispolti, 1962, tav. IV) o Sintesidello spirito umano (1928, XVI Biennale di Venezia, sala futurista), sono caratterizzati essenzialmente dalla sua prima formazione europea - piani colorati intersecantisi, delimitati da linee curve e rette, con una figuratività resa al minimo da linee grafiche sintetiche - il progetto per il Faro per la vittoria della macchina (1927; ripr. in Crispolti, 1984, p. 86) e il dipinto L'uomo razionale (1928; Torino, coll. priv.; ripr. in Crispolti, 1962, p. 197) sono frutto più diretto della sua adesione al secondo futurismo, attraverso un preciso omaggio al mito e all'estetica della macchina.
Con i futuristi il D. partecipò a tutte le Biennali di Venezia dal 1928 al 1942. A partire dal biennio 1928-29 fu pienamente attivo come pittore, decoratore, cartellonista e architetto. In quest'ultima veste fu uno dei protagonisti della I Mostra di architettura futurista (Torino 1928), dove espose disegni di arredamento di interni; per questa esposizione realizzò la copertina del catalogo e i "cartelli-lanciatori", per i quali ottenne il gran premio per le arti decorative.
I cartelli-lanciatori del D. e in generale la sua attività di grafico pubblicitario ruppero con la tendenza descrittivo-narrativa delle réclames di quegli anni puntando su una forte sintesi di immagine e sull'immediatezza comunicativa: un esempio è la famosa "spirale" dell'amaro Cora del 1928.
Sempre nel 1928, con Fillia e E. Prampolini, il D. lavorò alla realizzazione del padiglione "Futurismo" alla Mostra internazionale di Torino. Nel dicembre dello stesso anno la galleria Codebò, torinese, gli dedicò una personale, inaugurata da F. T. Marinetti, il cui ritratto (ripr. Crispolti, 1962, p. 199) fu esposto in questa occasione insieme con numerosi altri e con molte composizioni in carta colorata, collages di fogli trasparenti che ben indicano la'tendenza costruttivista-concreta delle realizzazioni di Djulgheroff. Del 1928 è anche il progetto di arredamento del negozio Galtrucco in via Roma a Torino (cfr. de Guttry-Maino-Quesada, 1985, p. 190), come pure una serie di arazzi esposti alle fiere di Lipsia e di Parigi.
Con i suoi allestimenti di interno per negozi e ambientazioni pubblicitarie il D., dal 1928 al 1937, fu costantemente presente alla Fiera di Milano, alla Fiera del Levante di Bari - dove nel 1934 allestì il bar Cora (pubblicato su Stile futurista, marzo 1935) - e a tutte le maggiori fiere della penisola. Partecipò anche alla I Mostra nazionale di arte pubblicitaria, svoltasi a Roma nel 1936. Nel 1929 realizzò un gruppo di cartelli-lanciatori per la STIGE (Società torinese industrie gas e elettricità) e per l'impresa pubblicitaria Tucci di Torino: questi ultimi furono esposti in ottobre alla galleria Pesaro di Milano e in dicembre alla Galleria d'arte di Torino. In questo stesso periodo il D. iniziò la sua fruttuosa collaborazione con la casa Giuseppe Mazzotti di Albisola, alla quale forniva disegni per servizi di piatti e vasi in ceramica, e con la ditta Lenci per arazzi, cuscini e bambole (cfr. de Guttry-Maino-Quesada, 1985, pp. 188-191).
L'attività del D. come architetto, a cavallo tra gli anni '20 e '30, si svolse in un momento in cui l'architettura futurista si confronta, a volte anche con aspre polemiche, con l'architettura di scuola razionale particolarmente viva, in quegli anni, a Milano e nella stessa Torino. In questo clima il D. aderì nel 1930 al MIAR (Mov. it. per l'architettura razionale) e partecipò alla II Esposizione di architettura razionale, inaugurata nel 1931 a Roma, nella galleria di P. M. Bardi. In questa occasione presentò progetti d'arredamento per appartamenti, il già citato progetto per il Faro per la vittoria della macchina, alcuni progetti per ville di abitazione fra i quali la villa-laboratorio Mazzotti di Albisola, realizzata poi nel 1934 (cfr. Materiali per l'analisi..., 1976).
Nel 1931 con Fillia creò interamente in alluminio l'arredamento della taverna futurista del Santopalato, inaugurata in marzo a Torino. Le ambientazioni del D. e i suoi arredi (quali per es. quello per casa Iacobacci del 1930-31) furono ampiamente documentati da L. Colombo (1935).
Nell'ottobre-novembre 1931 nella milanese galleria Pesaro si svolse la Mostra futurista di aeropittura e scenografia: il D. vi partecipò insieme col gruppo di futuristi torinesi che divergevano, nei risultati pittorici, dalle aeropitture per es. di T. Crali, di Benedetta Cappa o di G. Ambrosi, più immediate nella resa di immagini meccaniche e di visione aerea. Infatti in uno scritto per la mostra il D. e i suoi compagni dichiararono: "Nessuna possibilità, nella maggioranza delle nostre opere, di rintracciare gli aspetti dell'Aeroplano in volo, dei paesaggi e dello stato d'animo dell'aviatore. Le forme degli apparecchi, dei cieli, della terra, dei monti siderali, si organizzano al di fuori di ogni logica visiva ..." (Ricostruzione futurista..., 1980, p. 495).
Coerentemente con il suo cammino pittorico di tipo sintetico, non figurativo e tendenzialmente "monumentale" il D., insieme con gli artisti torinesi, si prefisse di realizzare "nuovi simboli", "paesaggi cosmici" e "organismi aerei spirituali". Un'opera esplicita in questo senso è il Volo, esposto alla galleria de la Renaissance di Parigi in una mostra collettiva di aeropittura del 1932 (Cfr. Crispolti, 1962, p. 198).
Sempre esponendo aeropitture partecipò a una collettiva ad Atene nel 1933. Nel 1934 prese parte alla prima Mostra di plastica murale per l'edilizia fascista al palazzo ducale di Genova, dove presentò composizioni plastico-pittoriche polimateriche che i futuristi proponevano in alternativa alla semplice decorazione a fresco. Nel 1935 il D. curò l'allestimento della sala del naturismo in città (ripr. in Ricostruzione futurista..., 1980, p. 539) per la Mostra del naturismo in Piemonte, realizzata a Torino nel palazzo della Promotrice di belle arti, incentrandone l'arredamento su grandi scritte a caratteri tipografici diversi. Fino al 1942 continuò a lavorare come arredatore ed architetto esponendo in diverse sedi (un progetto per una sala da biliardo fu esposto alla VI Triennale di Milano del 1936). Dopo la guerra riprese la sua attività espositiva e fu invitato nel 1951 alla Mostra di arte astratta italiana alla galleria Bompiani di Milano (D. futurista..., 1977, p. 133).
Nel 1962 partecipò a due retrospettive collettive: "40 futuristi" alla galleria Toninelli di Milano e "Aspetti del secondo Futurismo torinese" alla Galleria civica di arte moderna di Torino. Altre due retrospettive sul tema del secondo futurismo ebbero luogo, nel 1964, alla galleria Il Punto di Torino e alla galleria Il Canale di Venezia e ancora, nel 1966, alla galleria Il Mosaico di Chiasso.
Nel dicembre 1963 C. Belloli presentò l'opera complessiva del D. alla galleria Minima di Milano, con una rassegna dal titolo Proposta per unevidenza dell'astrattismo italiano. Nel 1967 ricevette la medaglia d'oro al premio Città di Torino e il Fiorino d'oro al premio Città di Firenze; nel 1968 la medaglia d'oro Politecnico di Torino. Nel 1975 ottenne la segnalazione con targa e medaglia d'argento al IX premio internazionale di Diano Marina. Nel 1976, in occasione del centenario della nascita di F.T. Marinetti, realizzò Marinetti rotante in divenire. Cento/cerchi/cercano unità, "litosericollage" tirato in 100 esemplari stampati sul fascicolo Aspetti inediti o meno noti del futurismo in Lombardia curato da C. Belloli (Milano 1976). Nel 1977 tenne due personali antologiche al Centro Rizzoli di Milano e alla galleria Narciso di Torino. Nel 1978 fu organizzata una mostra sui suoi collages polimaterici nelle gallerie Martini e Rocchetti di Genova; l'anno dopo la galleria Viotti di Torino gli dedicò una personale antologica (per un elenco completo delle mostre cfr. Aspetti..., 1962; D. futurista..., 1977).
Il D. morì il 9 giugno 1982 a Torino.
Fonti e Bibl.: Per un elenco completo degli scritti del D. e per la bibliografia fino al 1977 cfr.: D. futurista. Collages e polimaterici, a cura di M. Pinottini, Milano 1977, pp. 127, 133, 137-145; cfr. inoltre: L. Colombo, Gli ambienti della nuova architettura [1935], Torino 1985, ad Indicem; Aspetti del secondo futurismo torinese ... (catal.), a cura di E. Crispolti-A. Galvano, Torino 1962, ad Indicem; E. Crispolti, Il secondo futurismo: 5 pittori + 1 scultore, Torino 1923-1938, Torino 1962, ad Indicem; Materiali per l'analisi dell'archit. moderna. Il MIAR, a cura di M. Cennamo, Napoli 1976, pp. 48-52; Ricostruzione futurista dell'universo (catal.), a c. di E. Crispolti, Torino 1980, ad Indicem; A. Del Guercio, La pittura del Novecento, Torino 1980, p. 228; E. Godoli, Il futurismo, Bari 1983, ad Indicem; E. Crispolti, Attraverso l'archit. futurista, Modena 1984, pp. 86, 222, 223, 231; I. de Guttry-M.P. Maino-M. Quesada, Le arti minori" d'autore in Italia dal 1900 al 1930, Bari 1985, ad Indicem; Futurismo e futurismi (catal.), a cura di P. Hulten, Milano 1986, ad Indicem; E. Crispolti, Storia e critica del futurismo, Bari 1987, ad Indicem; G. Fanelli-E. Godoli, Il futurismo e la grafica, Milano 1988, ad Indicem.