FACCHINETTI, Nicolao (Niccolò) Antonio
Nacque a Treviso il 7 sett. 1824. Dopo aver studiato belle arti a Venezia, emigrò in Brasile sul finire del 1849 per motivi politici non chiariti neppure dal suo biografo Mello Jr. (1982, p. 6). Stabilitosi a Rio de Janeiro, esercitò inizialmente altre attività oltre alla pittura - fu scenografo, professore d'italiano e di disegno -, ma già nel 1850 partecipò alla Mostra generale di belle arti con tre acquerelli che in un articolo del Journal do comércio (21 dicembre) furono considerati "duri" e "privi di grazia". Fu premiato invece nelle mostre del 1864 (segnalazione della giuria) e del 1865 (medaglia d'argento). Nell'edizione del 1870 ottenne i consensi della giuria, ma non fu premiato perché si era iscritto fuori concorso (Mello jr., 1982, p. 23). Prese pure parte alle esposizioni del 1867, 1872, 1875, 1884, 1885, 1890 (fuori concorso), 1894 e 1900.
Professore di disegno riconosciuto ufficialmente dall'Accademia di belle arti nel 1865, il F. non fu però fondatore d'una scuola, non ebbe allievi che si imponessero particolarmente all'attenzione del pubblico. Eccezione forse unica fu Maria Agnelo Forneiro, che ne seguì lo stile e che gli fu vicina negli ultimi anni di vita, collaborando ad alcuni quadri. Grazie alla protezione della principessa Isabella, figlia dell'imperatore Pietro II, il F. ebbe grande successo nella cerchia aristocratica di Rio de Janeiro tanto da ottenere il titolo di "pittore di paesaggi di Sua Altezza il duca di Sassonia in Brasile" (Doria, 1937).
Nella rassegna della Mostra generale di belle arti del 1884 Félix Ferreira (1885) notava il "tocco dell'artista meticoloso, paziente, contemplativo", gli "effetti di luce calda, intertropicale", "l'incanto irresistibile" delle sue vedute, ma esprimeva delle riserve sul suo metodo fin troppo minuzioso. Duque (1888), nonostante considerasse l'opera del F. un "lavoro lento e fastidioso" e ne criticasse la poca capacità di "commozione", riconosceva nel pittore un "vero artista", conscio dei segreti del disegno, lodava il colorista che si distingueva per uno "splendore fuori dal comune", che preferiva la fedeltà alla spontaneità. Il F. era considerato un pittore dalla "tecnica manierata", un miniaturista unico in Brasile, scrupoloso all'eccesso (Freire, 1916).
L'accuratezza minuziosa, la fedeltà assoluta, l'acuta notazione miniaturistica, che denotano una tendenza realista non molto comune nell'arte brasiliana del XIX secolo, non debbono però far pensare al F. come ad un artista d'interesse soltanto documentario. Se i primi saggi brasiliani erano "copie" (Duque, 1910), la pratica del plein air permise al F. di sviluppare una visione personale, in cui il disegno calibrato, ma sensibile, si fonde con un cromatismo delicato e luminoso, attento soprattutto alle atmosfere particolari dell'alba e del tramonto. Vedute ampie e dettagli veristi coesistono senza contrasto nei suoi quadri e creano una spazialità peculiare, conformata dall'uso della prospettiva aerea e da sottili gradazioni di colore. Nelle marine del 1880-1890 il pittore minuzioso s'abbandona talvolta a note impressioniste, ottenendo risultati più fluidi e più sintetici, valorizzati da una tavolozza in cui predominano il giallo, il rosa, il lilla. Interessato innanzitutto al paesaggio come espressione della natura non contaminata, come luogo del silenzio e della contemplazione, solo raramente vi inserì la presenza umana, come nelle vedute urbane di Rio de Janeiro, Petrópolis e Teresópolis.
Morì a Rio de Janeiro il 15 ott. 1900.
Sue opere sono conservate nel Museo nazionale di belle arti (Rio de Janeiro), nel Museo imperiale (Petrópolis), nel Museo Antônio Parreiras (Niterói), nel Museo d'arte di San Paolo, nella Pinacoteca di Stato (San Paolo) e in varie collezioni private.
Fonti e Bibl.: F. Ferreira, Bellas artes: estudos e apreciaçoés, Rio de Janeiro 1885, pp. 250, 262 ss.; Bellas-Artes, in Revista illustrada, 1886, 441, p. 7; G. Duque, A arte brasileira: pintura e esculptura, Rio de Janeiro 1888, pp. 97 ss.; Id., Graves e frivolos, Lisboa 1910, pp. 51 ss.; L. Freire, Um século de pintura, Rio de Janeiro 1916, pp. 89 s.; Id., A pintura no Brasil, in Revista do Brasil, XIX (1917), p. 394; E. Doria, F., in Revista da semana, XII (1937), p. 18; C. Rubens, Pequena história das artes plásticas no Brasil, São Paulo 1941, pp. 76 ss.; T. Braga, Artistas pintores no Brasil, São Paulo 1942, p. 91; J. M. Reis jr., História da pintura no Brasil, São Paulo 1944, p. 128; C. da Silva Araújo, A. Agostini e o Salão de 1884, in Boletin de belas artes, n. 23, 1946, p. 203; Id., A. Agostini e o Salão de 1884 - IX, ibid., n. 31, 1947, pp. 267 s.; Id., A. Agostini e o Salão de 1884 - IX, ibid., n. 32, 1947, pp. 275 s.; R. Pontual, Dicionário das artes plásticas no Brasil, Rio de Janeiro 1969, p. 199; Dicionário brasileiro de artistas plásticos, a cura di C. Cavalcanti, Brasilia 1974, II, p. 121; P. M. Bardi, História da arte brasileira, SãoPaulo 1975, pp. 168, 171, 176; J. R. Teixeira Leite, Os artistas estrangeiros, in Arte no Brasil, São Paulo 1979, I, pp. 532 s.; D. Mello jr., F., São Paulo-Rio de Janeiro 1982; M. Barata, Século XIX - Transiçao e início do século XX, in W. Zanini, História geral da arte no Brasil, São Paulo 1983, I, pp. 414, 418; Q. Campofiorito, História da pintura brasileira no século XIX, Rio de Janeiro 1983, III, pp. 46 ss.; F. Acquarone, Mestres da pintura no Brasil, Rio de Janeiro s.d., p. 20; A. Morales de los Rios Filho, Grandjean de Montigny e a evoluçao da arte brasileira, Rio de Janeiro s.d., p.181; J.R. Teixeira Leite, Dicionário critico da pintura no Brasil, Rio de Janeiro 1988, pp. 186 s.