ARDIZZONI, Nicolò
Nato a Taggia (Imperia) il 18 febbr. 1766 da Giovanni e Caterina Bianchi, di ingegno vivace e prodigiosa memoria, l'A. si laureò ventenne a Genova in teologia e proseguì a Roma gli studi di giurisprudenza. In quegli anni non mancò anche di comporre poesie per l'Arcadia. Ritornato a Genova, acquistò presto buona fama di giurisperito. Nel 1797, in seguito alla convenzione di Mombello tra il generale Bonaparte e una deputazione della Repubblica di Genova, sorta la nuova Repubblica a governo democratico, l'A. fu chiamato a far parte del Corpo legislativo (Consiglio dei Sessanta).
Tra i compiti del nuovo organismo era la completa modifica dell'ordinamento dello Stato, fondato da secoli su principi aristocratici. Nel Consiglio l'A. ricoprì dapprima la carica di segretario, poi nel febbraio 1798 ne assunse la presidenza. Nello stesso anno però, allorché il console di Francia a Genova P. G. Sotin fu sostituito da C. G. Belleville, l'A., al pari dei democratici considerati più pericolosi quali Ambrogio Laberío e il medico De Albertis, dovette dimettersi. Anche il giornale Il Flagello dell'impostura e della maldicenza,che li aveva sostenuti, dovette cessare le pubblicazioni.
Il nome dell'A. compare incluso in una lista di "dotti " che dovevano costituire uno dei tre collegi elettorali, in base alla legge emanata dal governo francese nel giugno 1803. Nello stesso anno era nominato professore di diritto pubblico nell'università di Genova. E quando,. nel 18io, si -procedette alla riorganizzazione dell'ateneo, l'A. ebbe l'incarico dell'insegnamento del diritto romano.
Sconfitto Napoleone, ed entrate in Genova le truppe inglesi al comando di lord Bentinck, questi, col proclama del 26 apr. 1814, ricostituiva la Repubblica di Genova e nominava un governo provvisorio con G. Serra presidente. Una commissione, della quale faceva parte l'A., doveva elaborare le riforme, giudicate necessarie, alla costituzione del 1576, che era presa a base dello Stato; nella conunissione, a una riaffermazione dei principi aristocratici sostenuta dal Brignole e G. Gandolfo, si opposero l'A. e B. Perazzo. La Giunta legislativa, in cui era presente l'A., doveva riordinare il sistema giuridico e riformare la legislazione civile e penale: furono cosi riorganizzati i tribunali di prima istanza, creati un tribunale d'Appello su due sezioni e un tribunale di Cassazione; vennero, tra l'altro, modificate la procedura e le norme sulla conciliazione, e abolito l'istituto del pubblico ministero. Il 15 nov. 1814, durante le cerimonie di riapertura dell'università, fu l'A. a tenere il discorso ufficiale, in latino, sul tema della "necessità e utilità delle Scuole e delle grandi Accademie ".
Dopo che il congresso di Vienna ebbe deciso l'annessione della Liguria al Regno di Sardegna, si rese necessaria una nuova riforma del codice. e l'A. fu noininato presidente del Corpo legislativo cui era affidato l'incarico. Negli stessi anni ebbe nell'università di Genova la cattedra dipandette e di ragione commerciale. Durante i moti del '2 1, a Genova, cui presero viva parte gli studenti dell'ateneo, l'A. cercò di fare opera di moderazione. Il 23 marzo fece parte della commissione che si recò da Vittorio Emanuele I, ritiratosi a Nizza dopo l'abdicazione. Riaperta, dopo i moti, l'università col decreto del 7 ott. 1823, per l'inaugurazione dell'anno accademico l'A. tenne, il 5 novembre, un discorso sopra "l'osservanza dei doveri religiosi e la necessità dell'unione degli studi letterari al culto e alla pietà religiosa ".
Il 16 apr. 1825 fu candidato al Consiglio generale per l'amministrazione della città di Genova. Ma, stanco, l'A. rifiutò ogni carica, dimettendosi anche dall'insegnamento universitario.
Morì a Genova il 26 ott. 1832.
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