AVANCINO, Nicolò
Nato a Genova il 1º sett. 1679, professò tra gli scolopi il 28 sett. 1694. Insegnò nelle scuole dell'Ordine, dapprima retorica e filosofia a Genova, poi teologia a Genova e a Savona. Come prefetto degli studi recitò in Genova un'orazione, che poi fece stampare, per l'incoronazione del doge: Orazione per la Solenne coronazione del Serenissimo Domenico Negrone, Doge... di Genova, detta nella Chiesa Metropolitana... alli 9 di Gennaio 1724. Ricoprì in seguito la carica di consultore del Sant'Uffizio ed esaminatore sinodale (in armonia con queste cariche scrisse alcune opere edificanti, e un'orazione funebre per il padre Nasi, generale dell'Ordine). Morì a Genova il 24 aprile 1744.
Ascritto all'Arcadia col nome di Euristene Aleate, l'A. compose un'elegia, alcuni giambi, un'anacreontica.
Nel 1724 a Milano, presso Giuseppe Vigone, apparve una sua traduzione in versi sciolti del Britannicus di Racine: Britannico, tragedia di mons. Racine, tradotta in verso toscano..., opera che riscosse un successo notevole fra i sostenitori del teatro francese impegnati nella polemica contro gli imitatori del teatro classico.
Nella prefazione alla tragedia l'A. difende il teatro raciniano con un'argomentazione che deriva direttamente da La Bruyère: mentre in Corneille gli eroi rappresentano una dimensione astratta o iperbolica delle virtù umane, in Racine i personaggi rispondono a una maggiore esigenza realistica, rispecchiando nella naturalezza degli affetti l'aspirazione del pubblico a un equilibrio intellettuale e morale.
Nel generale ossequio al canone della verosimiglianza (riproposto dagli arcadi al centro delle dispute sulla poetica aristotelica), nel clima di diffusa propensione ad accogliere le sollecitazioni moralistiche dello scrittore di Port-Royal, la traduzione dell'A. che si proponeva, anche formalmente, di riprodurre i pregi stilistici dell'originale francese, pur ampliando talora modi ed espressioni o momenti dei dialoghi che apparivano, come l'A. stesso afferma nella premessa, troppo concisi, fu universalmente lodata e servì di modello alle successive versioni del Britannicus ad opera di G. M. Priani e di F. Giovanardi. Il solo Calepio sembrò non sottoscrivere la fortuna critica del Britannicus in Italia, sottolineando nella tragedia raciniana la mancanza di svolgimento drammatico, nonchè l'eccessiva saggezza dell'eroe protagonista.
Fonti e Bibl.: Giornale dei Letterati d'Italia,XXXVI, Venezia 1724, p. 349; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 1224; T. Viñas, Index bio-bibliographicus RR. PP. Scholarum Piarum, I, Romae 1908, pp. 297 s.; V. De Angelis, Critiche, traduzioni ed imitazioni del teatro di G. Racine durante il sec. XVIII, Arpino 1914, pp. 22 s.; L. Ferrari, Le traduzioni italiane del teatro tragico francese nei secc. XVII e XVIII, Parigi 1925, pp. 58 s.