BORRELLI, Nicolò
Nato a Foggia, da umile famiglia, il 4 (Viñas) o il 14 febbr. 1814 (Villani), fu sottratto ad un destino gramo dall'interessamento generoso dell'intendente di Capitanata, Nicola Santangelo, che gli consentì di frequentare gli studi e lo protesse poi in varie circostanze. Vestito l'abito dei padri scolopi il 3 ott. 1830, fu dapprima prefetto nelle Scuole Pie della sua città; quindi passò a Napoli, nel collegio di San Carlo alle Mortelle, ove ebbe tra i suoi discepoli Ruggero Bonghi; insegnò poi nel collegio di Benevento, dove l'arcivescovo lo scelse come esaminatore sinodale, e in seguito ebbe la cattedra di eloquenza al collegio Nazareno di Roma. Già in questi primi anni d'attività mostrò chiaramente il suo valore e il particolare zelo, abbinando all'intenso magistero una continua attività letteraria.
Infatti dopo le prime prove poetiche fatte nella città natale con la pubblicazione di un modesto poemetto didascalico (Bombiorgica, Foggia 1837), non era riuscito a sottrarsi all'atmosfera di entusiasmo sorta agli inizi del pontificato di Pio IX e inneggiò in versi all'amnistia concessa il 17 luglio 1846(I più celebri giorni del primo anno del pontificato di Pio IX P.O.M. clementissimo, Roma 1847).Alcuni anni dopo pubblicò le Istituzioni d'arte poetica (Roma 1852), un'opera scolastica e non priva di vieti pregiudizi.
Fu intanto nominato assistente generale dell'Ordine e dal 1855 consultore della Congregazione dell'Indice. La fama delle sue qualità pedagogiche gli valse nel 1857 un posto alla corte di Napoli, presso Ferdinando II di Borbone, con l'incarico di precettore dei principi reali, in sostituzione del padre Pompeo Vita.
L'avvento a corte del B. si rivelò presto un fatto positivo: coi suoi modi schietti e la profonda umanità, oltre che con l'indiscussa capacità, conquistò l'animo di tutti, divenendo quindi atto a dispiegare una rilevantissima influenza, soprattutto sul duca di Calabria, il futuro Francesco II che si legò alla sua guida con affetto fortissimo e con sentimenti di docile confidenza.
Nei difficili anni che seguirono, con l'altalena sfibrante di eventi tristi e lieti che segnarono la fine dei Borboni di Napoli, egli rimase sempre accanto alla famiglia reale, svolgendo un ruolo prezioso di consigliere e di moderatore fedele e disinteressato. Soprattutto dopo la morte di Ferdinando, egli fu assai vicino al giovane sovrano: il 24 giugno 1860 sconsigliò invano a Francesco II la concessione tardiva della Costituzione, prevedendo che quell'atto avrebbe finito per disorientare gli ultimi difensori della monarchia borbonica. Poco dopo, per il precipitare degli avvenimenti, l'intera famiglia riparò a Gaeta, seguita dal B. che si prodigò per rendere la situazione meno penosa. Trasferitasi in Roma, dopo breve dimora al Quirinale, la famiglia reale si divise, e il B. seguì la regina madre, Maria Teresa, a palazzo Nepoti, continuando l'opera di precettore delle figlie minori di costei; il sovrano e sua moglie, Maria Sofia, s'erano invece sistemati a palazzo Farnese. Morta nel 1867 Maria Teresa, il B. si ritirò nella casa degli scolopi, a San Pantaleo, ma di lì, sia pure discretamente, seguiva la vita e le vicende della coppia in esilio. Nel 1869 partecipò intensamente alla gioia per l'imminente nascita del desideratissimo erede e, nella circostanza, compose pure dei versi; nacque, invece, una bimba che morì pochi mesi più tardi e quei versi amorosamente composti restarono inutilizzati (del B. furono pubblicate, invece, altre tre raccolte di Versi..., Roma 1863; Roma 1868 e Roma 1869). Nel 1870, reso necessario l'abbandono di Roma, fu ancora il B. a preoccuparsi che tutto potesse avvenire senza difficoltà, riuscendo a ottenere per i partenti la protezione delle autorità militari italiane. Usciti d'Italia i sovrani, anch'egli se ne allontanò, recandosi a Botzen presso il duca Roberto Borbone - che aveva sposato Maria Pia sorella di Francesco II -, per istruirne la figlia. Le sue condizioni di salute non erano però buone e andarono progressivamente peggiorando; già quasi cieco, fu colto da apoplessia e si spense nei pressi di Ratisbona il 29 luglio 1872. Secondo il Viñas il B. stava per completare un'opera storica sul Regno di Napoli sotto la dinastia borbonica, il cui manoscritto è andato disperso.
Fonti e Bibl.: Notizie per l'anno 1855, Roma 1855, p. 234; D. Giusto, Dizionario bio-bibliografico degli scrittori pugliesi viventi e dei morti nel presente secolo, Napoli 1893, p. 30; C. Villani, Scrittori e artisti pugliesi, Trani 1904, pp. 150-152; R. De Cesare, Roma e lo stato del Papa (dal ritorno di Pio IX al XX settembre), Roma 1907, pp. 150, 198, 382 ss., 388, 394-96; T. Viñas, Index bio-bibliographicus CC. RR.PP. Matris Dei Scholarum Piarum, II, Romae 1909, pp. 338-340; R. De Cesare, La fine di un Regno, Città di Castello 1909, I, pp. 251 s., 501; II, pp. 28, 30-32, 38, 289, 303, 433; P. Calà Ulloa, Un re in esilio, Bari 1928, pp. 207, 210; H. Acton, Gli ultimi Borboni di Napoli (1825-1861), Milano 1962, pp. 455, 517, 562.