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BRACCIOLINI, Nicolò

di Luisa Bertoni Argentini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)
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BRACCIOLINI, Nicolò

Luisa Bertoni Argentini

Figlio di Francesco, nacque a Pistoia nei primi anni del sec. XVI da nobile famiglia. Cugino per parte di madre di Alessandro Vitelli e iniziato ben presto all'esercizio delle armi, si venne a trovare, sia per nascita sia per naturale disposizione, a prendere parte alla vita politica della città, divisa nelle due fazioni dei Cancellieri e dei Panciatichi, ai quali ultimi il B. apparteneva. Entrato in data imprecisata al servizio della Repubblica di Venezia in qualità di capitano, tornò a Pistoia nel 1527 quando i magistrati della città, preoccupati dal concentramento delle truppe imperiali per la guerra di Firenze, chiesero al pontefice Clemente VII di interporsi presso Carlo V, affinché con il suo esercito non invadesse il territorio pistoiese. Quindi inviarono il B. e Baccio Tonti, di parte cancelliera, a Firenze per ragguagliare i magistrati della città sulla decisione presa. Ma il B. e il Tonti si erano venuti a trovare in contrasto durante la discussione, a seguito della quale il B. attese il rivale alla uscita dal palazzo del Consiglio e lo uccise, dando inizio a una violenta rissa fra le due fazioni. In seguito a nuovi disordini fra le due opposte fazioni fu affidata al B. la guardia di una parte della città, e anche in questa occasione egli non evitò certamente i contrasti con la parte avversa.

Fautore dei Medici, nel 1530 servì Carlo V comandando una compagnia di mille uomini; due anni più tardi, sempre al servizio imperiale, il B. prese parte in Ungheria alla guerra contro il Turco comandando cinque compagnie di mille fanti ciascuna.

Tali riconoscimenti del suo valore e delle sue capacità davano al B. sempre maggior ardimento, nei periodi in cui si trovava a Pistoia, nella lotta senza quartiere contro i Cancellieri. D'altra parte Firenze non interveniva nelle questioni interne di Pistoia "... perseverando in una invecchiata, falsissima opinione, che delle città loro, Pisa si dovesse tenere con le fortezze e Pistoia colle parti" (Varchi, p. 235).

Tornato in patria il 1º ag. 1536, il suo nome compare numerose volte nel corso delle operazioni militari condotte da Cosimo e che si conclusero con la vittoria di Montemurlo. "Pistoia, intanto, che per antica usanza ne' disagi di Firenze suole in se stessa fieramente incrudelire" (Adriani, p. 35) fu teatro di sanguinose risse tra i due partiti avversi, ognuno dei quali sperava di trar profitto dalla situazione fiorentina per impadronirsi del potere; ma Firenze, conscia delle mire autonomistiche della città, inviò a Pistoia Federico da Montauto e Rodolfo Baglioni.

In seguito al verificarsi di nuovi disordini, i Panciatichi presero il sopravvento nella città ed è in questa luce che appare chiaro l'incontro che Filippo Strozzi ebbe a Bologna col B., durante il quale il maggior rappresentante dei fuorusciti fiorentini gli offri 500.000 ducati perché il B. riunisse armati a favore della loro causa; ma tale incontro non ebbe successivi sviluppi.

In seguito i Bracciolini si unirono sempre più strettamente con la famiglia dei Cellesi, per fronteggiare la potenza di un'altra famiglia patrizia panciatica, quella dei Brunozzi. Distrutta la potenza di questi ultimi, i Bracciolini e i Cellesi non si lasciarono sfuggire l'occasione offerta dalla battaglia di Montemurlo per danneggiare nei loro beni le famiglie dei Cancellieri, che favorivano la causa dei fuorusciti, mentre i Panciatichi davano tutto il loro appoggio a Cosimo.

Infatti il B., insieme con Federico da Montauto, sbaragliò i Cancellieri che occupavano Badia a Pacciano. La tattica dei Panciatichi era assai chiara e durante lo svolgersi delle azioni militari essi dovevano far sì che "mettendo con grida e fuochi quel maggior spavento che essi potevano nel circostante paese con disegno che i Cancellieri da ciò spaventati... venissero anche necessitati ad abbandonare l'altrui case per soccorrere le proprie e far sì che le loro forze in tal maniera divertite o disunite venissero" (Salvi, p. 159).

Dopo la vittoria di Cosimo a Montemurlo, il B. fece parte dell'ambasceria inviata da Pistoia a Firenze per complimentarsi col nuovo duca. Nel dicembre dello stesso anno il Medici concesse al B. il permesso di arruolare nel suo Stato una compagnia di fanti in favore della Repubblica di Venezia.

In seguito il B. servì la Repubblica nella guerra che seguì la stipulazione della lega contro i Turchi tra Carlo V, la Serenissima e Paolo III. Ma le discordie sopravvenute tra i comandanti delle tre flotte, Marco Grimani per il pontefice, Andrea Doria per Carlo V, Vincenzo Capello per Venezia, portarono all'infelice conflitto di Prevesa e al ritiro di Venezia dalla lega. Durante la guerra il B. aveva fornito eccellenti prove del suo valore, per cui ottenne dalla Serenissima i più alti gradi militari. Durante questi anni i fuorusciti fiorentini tentarono approcci con i Pistoiesi e col B.; è del 1537 un abboccamento di Filippo Strozzi col B., reduce da Venezia (il fatto di essere passato al servizio della Repubblica veneta aveva insospettito Cosimo nei suoi confronti, ma il B. aveva saputo ottenere nuovamente la fiducia del Medici). Lo Strozzi promise di concedere a Pistoia tutti gli antichi privilegi e ai Panciatichi di soddisfare tutte le loro richieste se avessero aperto la città ai fuorusciti. Ma il B. mise subito Cosimo a parte di tali offerte e rispose allo Strozzi che Pistoia sarebbe rimasta sempre devota a Firenze. Tornato a Venezia, il B. riprese il suo posto nelle file dell'esercito veneto.

Dopo il 1539 non abbiamo più notizie di lui, per cui possiamo arguire che di lì a poco sia venuto a morte.

Fonti eBibl.: B. Varchi, Opere, Trieste 1858, ad Indicem;G. B. Adriani, Istoria de' suoi tempi, I, Prato 1822, pp. 35 ss., 65 s.; S. Ammirato, Istorie fiorentine, X, Firenze 1826, p. 9; M. Salvi, Delle historie di Pistoia e fazioni d'Italia, II, 3, Pistoia 1657, pp. 102, 105, 120, 128 s., 134., 148, 155 s., 159-163, 171; S. M. Fioravanti, Memorie storiche della città di Pistoia, Lucca1758, p. 415; L. Cantini, Vita di Cosimo I de' Medici, Firenze 1805, pp. 72, 78, 514.

Vedi anche
capitano Comandante di una compagnia di soldati o di un corpo equivalente; nella gerarchia militare di quasi tutti gli eserciti fa parte della categoria degli ufficiali inferiori. Nella navigazione mercantile, capitano marittimo è qualifica professionale di chi ha il comando della nave.  ● Nel corso del tempo, ... Carlo V imperatore (I come re di Spagna, II d'Ungheria e IV di Napoli). - Figlio (Gand 1500 - San Jerónimo de Yuste 1558) dell'arciduca d'Austria Filippo il Bello (perciò nipote dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo) e di Giovanna la Pazza (figlia di Ferdinando d'Aragona e di Isabella di Castiglia), divenne a soli sei ... Sacro Romano Impero Impero che si costituì in Europa nel Medioevo a partire dalla data simbolica del 25 dicembre dell’800, quando Carlomagno ricevette la corona in S. Pietro da papa Leone III. Oltre che una realtà territoriale – che in età carolingia (800-887) comprendeva la Francia, l’Italia tranne il Mezzogiorno, la Germania, ... principato Il governo esercitato da un principe; il territorio soggetto alla giurisdizione di un principe o di un sovrano assoluto. 1. Il principato dell’antica Roma Con riferimento all’esperienza giuridico-politica di Roma antica, il termine principato indica la prima fase dell’età imperiale, sorta dal compromesso ...
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