BURZIO (Burtius, Burzi, Burci, Buttio), Nicolò
Nacque a Parma da Melchiorre, di nobile famiglia, intorno alla metà del sec. XV.
La notizia secondo cui il B. già tra il 1436 e il 1438sarebbe stato a Bologna, per seguirvi le lezioni di Francesco Accolti - la quale costringerebbe a retrodatare di almeno trenta anni la sua nascita - è dovuta a un passo della Bononia illustrata, in cui è ricordato l'insegnamento bolognese dell'illustre giurista: ma lì è Bologna stessa, e non l'autore, a ricordare ed esaltare, in prima persona, i grandi uomini del passato che l'hanno illustrata.Compì gli studi nella città natale, e nella musica, cui si dedicò particolarmente, ebbe a maestro il certosino Giovanni Gallico, discepolo di Vittorino da Feltre, come il B. stesso ricorda nelle sue note al Libellus musicalis de rito canendi (cod. Add. 22315 del British Museum di Londra) del Gallico, da lui copiato nel 1478. Era ancora a Parma nel 1472, quando, il 28 marzo, vi fu ordinato suddiacono; in seguito si trasferì a Bologna, dove, come appare dall'intestazione del Musices opusculum ivi stampato nel 1487 ("Nicolai Burtii musices professoris ac iuris pontificii studiosissimi") insegnò musica e seguì nello Studio i corsi di diritto canonico. A Bologna strinse amicizia con l'Urceo, ed entrò nella cerchia di letterati che godeva della protezione di Giovanni II Bentivoglio, cui già nel 1486 indirizzava un Vaticinium in versi per le nozze di Annibale, suo primogenito, con Lucrezia d'Este, avvenute il 15 gennaio.
Poco, tranne quello che si desume dai suoi scritti, sappiamo del lungo soggiorno a Bologna, che il B. finì per considerare la sua vera patria, attirandosi così, come egli ricorda nella dedica dell'ElogiumBononiae al canonico parmense B. Montini (datata da Bologna il 21 nov. 1497), persino l'astio dei suoi concittadini.
Nel 1487 entrò in polemica con lo spagnolo Bartolomeo Ramos de Pareja, professore di musica a Bologna, che, con il suo trattato De musica... sive musica practica, stampato a Bologna da Baldassarre de Rubiera nel 1482, si era staccato dalle tradizionali teorie di Guido d'Arezzo e gli scrisse contro il Musices opusculum... cum defensione Guidonis Aretini adversus quendam Hispanum veritatis praevaricatorem (Bononiae, Hugo de Rugeriis, 1487).Nei tre trattati in cui l'opera è divisa - il primo, di 30 capitoli, sulla musica in generale, il secondo, di 6 capitoli, sul contrappunto e il terzo, sul canto figurato, di 22 capitoli, l'ultimo dei quali è una celebrazione dell'astrologia - il B. tenta di confutare, ricorrendo principalmente all'autorità di Boezio, di s. Gregorio Magno e dello stesso Guido, le audaci innovazioni del Ramos, che voleva sostituire all'intero sistema di solmisazione guidonico, basato sull'esacordo (successione di sei gradi o suoni, composta di quattro toni e un semitono, caratterizzata dalla posizione fissa del semitono fra il terzo e il quarto grado, con le sei sillabe ut-remi-fa- sol- lainizianti i primi sei emistichi dell'Inno di S.Giovanni, dove mi-fa denotavano l'unico semitono), quello basato sull'ottava, sistema rispondente alla realtà "fisica" dell'acustica e proponeva proporzioni più semplici per la terza maggiore (4/5) e per la terza minore (5/6), gettando le basi per l'esatta definizione delle consonanze. Quattro anni dopo rispose al B. un discepolo del Ramos, G. Spataro, con la Musices ac B. Rami… honesta defensio in N. Burtii Parmensis opusculum (Bononiae, Plato de Benedictis, 1491), al quale non risulta che il B. replicasse. La polemica sarà ripresa assai più tardi da Franchino Gafurio con l'Apologia, che pubblicò a Torino nel 1520.
L'opera del B., che costituisce uno dei più antichi libri sulla musica figurata, ricco di esempi di notazione mensurale in silografia, è pubblicata in edizione anastatica nella Bibliotheca musica Bononiensis, sez. II, n. 4, Bologna 1969.
Nel 1494 il B. volle manifestare la propria gratitudine a Bologna e alla famiglia Bentivoglio dando alle stampe quella Bononia illustrata (Bononiae, Plato de Benedictis, 1494) che è certamente la sua opera più interessante. Dedicato a Giovanni II, il volumetto vuole essere - ad imitazione dell'Italia illustrata del Biondo - una "guida" per i visitatori della città e insieme un sommario della sua storia letteraria e politica. Bologna stessa, parlando in prima persona, illustra le origini del proprio nome, la propria forma, i grandi uomini che l'hanno onorata e la onorano nei vari campi (dando così preziose notizie, specialmente sui contemporanei), le sue chiese, e i luoghi ameni nelle vicinanze; poi narra la propria storia nel Medioevo e le lotte tra le fazioni fino all'avvento dei Bentivoglio, di cui espone la genealogia. Nella conclusione è esaltato Giovanni II (l'intestazione completa dell'opera è Bononia illustrata aIoanne Bentivolo secundo Senatus Bononiensis Principe faustissimoad lectorem);seguonopoi varie liriche latine del B., religiose e d'occasione, tra cui il Vaticinium citato per le nozze d'Annibale Bentivoglio. Tutta la Bononia illustrata, ad esclusione delle liriche, fu poi ristampata da J. G. Meuschen nelle Vitae summorum dignitate,et eruditione virorum..., II, Coburgi 1736, pp. 157-87. Non più tardi del 1497 vide poi la luce per la prima volta il trattatello mitologico Musarum nympharumque ac summorum deorum epitomata (Bononiae, Vincentius et fratres de Benedictis, s.d.), dedicato al protonotario apostolico Anton Galeazzo Bentivoglio. L'opera ebbe una certa fortuna di ristampe, in vita del B., come agevole manuale di consultazione per gli studenti: tra esse sono particolarmente importanti quelle (ambedue Bononiae, Vincentius et fratres de Benedictis, 1498) in cui, tra le varie poesie religiose aggiunte in appendice al trattato, compare l'Elogium Bononiae o Carmen de amoenitate monumentis situ Bononiae, in distici elegiaci, dedicato a B. Montini ed esaltante nuovamente, dopo la Bononia illustrata, la bellezza di Bologna e la nobiltà delle sue tradizioni culturali. I vecchi bibliografi citano l'Elogium come opera a parte, stampata nella stessa tipografia e nella stessa data (21 genn. 1498) di queste due stampe, leggermente diverse, degli Epitomata:ma si pensa a un errore, dato che non sembra esisterne alcuna copia stampata autonomamente; l'Elogium fu poi ristampato dal Meuschen, cit., III, pp. 76 ss.
Quando, nel novembre del 1506, i Bentivoglio furono scacciati da Bologna per opera di Giulio II, anche il B. lasciò la città e tornò a Parma, dove ottenne la rettoria dell'oratorio di S. Pietro in Vincoli. Nel febbraio del 1518 fu nominato anche guardacoro della cattedrale parmense; la morte del B. sarà avvenuta tra quella data e il 7 sett. 1528, quando della carica di guardacoro fu insignito il suo congiunto Taddeo Burzio.
Il B., in atto di cantare e tenendo un libro aperto nella mano destra, è forse raffigurato in un ritratto ad olio di F. Mazzola che si conserva presso la Galleria di Parma.
Quattro liriche latine del B. furono ristampate nei Carmina illustrium poetarum italorum (II, Florentiae 1719, pp. 497-500); altre opere sono d'incerta attribuzione o irreperibili. Probabilmente sua è una nota De prolatione sesquialtera perfecto minore antecedente nel cod. Add. 22315 (f. 62rv) da lui copiato; è incerto se siano suoi, o di un omonimo vissuto nella prima metà del sec. XV, gli epitaffi di S. Felicola (1498) e della beata Orsolina (1507) attribuitigli dall'Affò. Nulla, infine, si sa di una Fax Maroniana,id est observationes eruditae in Vergilium, che il Mazzuchelli dice stampata a Bologna nel 1490; di una Cronichetta di Bologna in versi volgari che il Quadrio gli attribuì con certezza, dubitando solo se fosse stata o meno stampata; di un suo libro di aritmetica, di cui parla il cronista parmigiano A. M. Da Erba (cod. 922 della Biblioteca Palatina di Parma, f. 220).
Bibl.: F. S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, IV, Milano1749, p. 137; G. M. Mazzuchelli, Gli Scritt. d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2449 s.; I. Affò, Memorie degli scrittori parmigiani, III, Parma 1791, pp. 151-56; A. Pezzana, Continuaz. delle Memorie... di I. Affò, VI, 2, Parma 1825, pp. 403-409; G. Gozzadini, Memorie per la vita di Giovanni II Bentivoglio, Bologna 1839, pp. 183 n., 197 s. n., 200 ss. n.; G. Gaspari, Ricerche,documenti e memorie risguardanti la storia dell'arte musicale in Bologna, in Atti e mem. della R. Deput. di storia patria per le prov. di Romagna, VI (1868), pp. 30-35; C. Malagola, Della vita e delle opere di A. Urceo detto Codro, Bologna 1878, pp. 145, 239 n., 256 ss.; C. Ricci, La R. Galleria di Parma, Parma 1896, pp. 236 s.; N. Pelicelli, Musicisti in Parma nei secc. XV-XVI, in Note d'arch. per la storia musicale, VIII (1931), pp. 134 ss.; M. Messina, F. Accolti da Arezzo, in Rinascimento, I (1950), p. 295; G. Massera, N. B. di Parma trattatista e guardacoro, in Aurea Parma, XLIX (1965), 2, pp. 109-127 (con esauriente bibliografia);L. Hain, Repertorium bibliographicum, I, nn.4145-49; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, V, nn. 5794-96.