CAPRANICA, Nicolò
Nacque da Antonio, probabilmente a Roma, in una data riferibile, forse con notevole approssimazione, al secondo decennio del sec. XV; fu fratello di Giovan Battista e di Girolamo. La prima testimonianza che di lui abbiamo è del 25 ag. 1452, quando Niccolò V dà l'incarico a "magistro Nicolao de Capranica, notario nostro" di governatore per il temporale del territorio e del distretto di Civita Castellana, in cui il C. è testimoniato attivo anche nell'anno 1455 (Reg. Vat. 431 ff. 250v-251v).
Durante il pontificato di Callisto III (1455-1458) il C. fu rettore dello Studio di Roma, incarico che abbandonò quando Pio II, da pochissimi giorni eletto pontefice, lo nominò vescovo di Fermo, diocesi per lunga consuetudine affidata ai Capranica.
In sostituzione del C. il pontefice chiamò a reggere lo Studio Giovanni Stefano Bottigella, che qualche anno dopo rinunciava, permettendo al C. di tornare a coprire l'incarico (Renazzi, I, p. 204; la bolla Reg. Vat. 515, f. 32, è edita in appendice, pp. 282 s.). In occasione dell'elezione a vescovo il C. rinunziò anche al posto di "scriptor litterarum apostolicarum" che venne affidato ad Agapito di Bartolomeo Capranica (Reg. Vat. sis, ff. 67v-68r), mentre ottenne in commenda il monastero benedettino di S. Savinio fuori le mura di Fermo (Reg. Vat. 468, ff. 45rv) e rinunciò in favore di Domenico Clementi alla chiesa di S. Sabino di Massa, nella diocesi di Todi (Ibid., ff. 2r-3v); il documento pontificio di nomina ricordava inoltre il C. come "praepositum ecclesiae Osnaburgensis, legum doctorem, notarium nostrum et in subdiaconatus ordine constitutum" e la prefettura da lui precedentemente retta del Patrimonio (Catalani, pp. 256-258; Zippel, p. 161 n. 2).
La notizia della nomina del C. è riportata nelle cronache di Fermo; ne parla Giovan Paolo Montani: "Fu creato poi vescovo Nicola Capranica, che se ne venne la vigilia di Natale e fece l'ingresso. Disse la sua messa novella di maggio nel 1459...", che trova conferma in L. Costantini (Annali, pp. 182, 102 e vedi anche p. 208).
Con la elezione a vescovo il C. perdeva, in date successive, il beneficio di S. Paolo di Lugnano, nella diocesi di Todi, a favore di Cesare Nacci ed il canonicato, le prebende e l'arcidiaconato della chiesa di Trento, a favore di Antonio Lanziosi di Forlì (Reg. Vat. 468, ff. 19r-20r e ff. 340-341v; 1º ottobre e 3 settembre); con l'elezione il C. rinunziava anche alle rendite dell'ufficio di notaio, a favore di Giovan Battista Savelli (Reg. Vat. 469, ff. 112-113), ma continuò a ricoprire l'incarico (Reg. Vat. 471, ff. 387v-388v; 20 luglio 1459).
Il 20 apr. 1466 il C. ottenne di nuovo il rettorato dello Studio per le dimissioni di Giovanni Stefano Bottigella (nel documento di conferimento Paolo II ricorda esplicitamente la precedente esperienza del C. nello stesso ufficio: Reg. Lat. 645, ff. 265rv e Reg. Lat. 642, ff. 107v-108); l'anno successivo cumulò anche l'incarico di vicecancelliere dello Studio, ricomponendo così nella sua persona gli incarichi che aveva prima dell'elezione a vescovo di Fermo (Reg. Vat. 652, f. 159). Il 14 dic. 1470 il C. risulta governatore, con amplissimi poteri "in civitatibus nostris Reatin. et Interamen., nec non interris Nursiae, Cassiae, Cerrentifontis, Montisleonis, Calliscipionis et Stronchonis, ac opidis castris villis arcibus et locis omnibus montaneae Spoletan. Nursin. et Amitern. pro nobis et Romanae Ecclesiae... (Reg. Vat. 543, ff. 77r-79v) e all'inizio dell'anno successivo (11 genn. 1471) ottiene l'officium thesaurariatus della città di Rieti (Arm. XXXIX, 12, f. 70 e vedi anche ff. 246r, 150v; inoltre Reg. Vat. 545, f 22v; Intr. et Ex.485, ff. 65, 126v; 386, ff. 9v, 20v, 38v).
Le date rintracciabili della biografia del C. ricostruiscono tutte, in maniera abbastanza devota, la sua carriera curide; così sappiamo che il 14 marzo 1472 Sisto IV gli concedeva il priorato di "S. Maria ad Mare Opidi Turris Palmarum O.S.A.", sempre nella diocesi di Fermo, con una rendita annua di 70 fiorini d'oro (Reg. Lat. 720, ff. 196 s.); mentre l'8 marzo 1472 il papa aveva sottoposto la diocesi di Fermo alla sua diretta giurisdizione: "vobis tantummodo immediate subiectam et ab omni alia superioritate exemptam" (Arm. XXXIX, 14, ff. 175v-176r). Da altri documenti si sa qualcosa sulla sua attività amministrativa: nel settembre 1472 riceve l'ordine di confiscare agli eredi i beni di una "mulier venefica", già destinati con precedente sentenza alla Camera apostolica (Arm. XXIX, 37, f. 117), ordine successivamente iterato a Gabriele Della Rovere, nipote del pontefice, nominato nel frattempo governatore di Rieti in luogo del C., che aveva rinunciato anche al governatorato di Terni (Ibid, f 145v).
Pochissime invece le notizie sull'attività come rettore, tranne che per la nomina di Martin Filetico, che già leggeva "litteras grecas", "ad legendum rethoricam" in luogo di Gaspare da Verona, che aveva intenzione di ritirarsi a Viterbo (Arm. XXIX, 38, f. 13: 31 genn. 1473; Zippel, p. XXXI); mentre non sappiamo se anche come rettore dello Studio tenne la sua orazione funebre per la morte del Bessarione, un'opera che è a metà tra la laudatio e la biografia del cardinale, di cui ripercorre, con notizie circostanziate, gli anni dalla nascita ai primi studi, per seguirne poi l'adolescenza, gli onori ottenuti in Oriente, la carriera curiale, le opere, oltre a darne un breve ma incisivo ritratto fisico e morale. L'orazione per il Bessarione ebbe nel Quattrocento due edizioni a stampa: la prima "In domo Antonii et Raphaelis de Vulterris", dopo il 10 dic. 1472 (Gesamtkatalog der Wiegendrucke, n. 6028), la seconda per S. Plannck nel 1480 (ibid., n. 6029); un'edizione critica recente è in L. Mohler, Aus Bessarions Gelehrtenkreis, Paderborn 1942, pp. 405-414, ma ai codici usati per l'edizione vanno aggiunti il Vat. lat. 3920, 11-43-47, e il Barb. lat. 878, ff. 80-86v.
Poche anche le notizie sull'attività episcopale del C., legate quasi tutte a controversie con il Comune di Fermo: lite per il monte Attone, risolta dal papa nel 1459 con la cessione al Comune della "dimidiatam illam castri Actonis ditionem" in cambio di ricchi latifondi per l'episcopato; lite per il palazzo vescovile, ricordata dagli Annali: "Nacque gara tra la città e il vescovo perché alla città avendo domandato il sito a capo Piazza per fare la chiesa, la città gli lo concesse e il vescovo ci voleva fare il palazzo per abitare, che la città mandò a Roma... al Papa... quale fece che il vescovo recedesse dalla lite... Il vescovo renunziò al palazzo a capo Piazza" (pp. 211 s.). Una ennesima controversia invece il pontefice Paolo II risolse a favore del C. affidandogli il monastero di S. Croce ad fluvium Clentem, nella diocesi di Fermo nel territorio di S. Elpidio a Mare, ed i possessi chiamati Silvaplana e Caputulmeto (Reg. Lat. 671, ff. 115-117); è conosciuto infine un suo intervento, per ordine di Paolo II, per comporre una discordia sorta tra Visso e Monteforte.
Il C. morì il 9 apr. 1473 e fu sepolto in S. Marco a Roma, dove il cardinale Angelo Capranica gli dedicò una epigrafe (Forcella).
Fonti e Bibl.: L. Costantini, Cronaca fermana, in Cronache della città di Fermo, acura di G. De Minicis, Firenze 1870, p. 102; G. P. Montani, Annali della città di Fermo,ibid., p. 182; Annali di Fermo d'autore anonimo,ibid., p. 208; Le vite di Paolo II di Gaspare da Verona e Michele Canensi, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., III, 16, a cura di G. Zippel, p. 161; M. Catalani, De Ecclesia Firmana eiusque episcopis et archiep. commentarius, Firmi 1783, pp. 260-263; F. M. Renazzi, St. dell'univ. degli studi di Roma, I, Roma 1803, p. 204; G. Muzi, Mem. civili di Città di Castello, Città di Castello 1844, pp. 17, 220; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edificii di Roma, IV, Roma 1974, p. 348; M. Morpurgo-Castelnuovo, Il card. Domenico Capranica, in Arch. stor. della Soc. romana di storia patria, LII (1929), pp. 10, 122; L. v. Pastor, Storia dei papi, I, Roma 1958, p. 785.