CUGINI, Nicolò
Nacque a Sassoferrato (prov. di Ancona) probabilmente agli inizi del sec. XV, ma le notizie sulla sua vita sono scarse, frammentarie e in qualche caso fondate su ipotesi e supposizioni.
Non rimane nessun documento per accertarne la data di nascita o la sua partecipazione alla vita politica e culturale di Sassoferrato, in quanto l'archivio fu distrutto nel 1460 in seguito alla sommossa contro i conti Atti, governatori della città. Neppure nei documenti pubblicati da G. Vitaletti (I libri delle riformanze sassoferratesi dal 1464 al 1467, in Atti e mem. d. R. Deputazione di storia patria per le Marche, s. 5,I [1937], pp. 39-72) e nella monografia di M. Morici (Dei conti Arti signori di Sassoferrato e ufficiali forastieri nelle maggiori città d'Italia, Castelpiano 1899) compare il suo nome tra i gonfalonieri e i consiglieri comunali o tra i maggiori esponenti cittadini. Dei resto non esiste nessuna prova per identificare il C. con quel "Nicolò camerario de Saxoferrato" di cui rimane un Libretto di pagamenti per l'anno 1446-47, unica testimonianza frammentaria anteriore al 1460 (in G. Vitaletti, Vita sassoferratese nel sec. XV, in Atti e mem. d. R. Deputazione di storia patria per le Marche, s. 4, III [1926], p. 267).
Nell'anno 1455-56 il C. fu incaricato "ad lecturam rethorice" presso lo Studio di Bologna. Non è possibile stabilire dove egli avesse compiuto i suoi studi: forse a Bologna, poiché numerosi erano gli scolari marchigiani che confluivano in quella città.
Si può ipotizzare che la cattedra gli fosse stata procurata su intervento di Niccolò Perotti: se si considera che quest'ultimo era nativo di Sassoferrato, e che il padre Francesco fu mandato in esilio per aver partecipato al tentativo di ricondurre la città sotto il dominio diretto della Chiesa (G. Mercati, Per la cronologia della vita e degli scritti di Niccolò Perotti arcivescovo di Siponto, Roma 1925, p. 4), e se si tiene conto che il card. Bessarione, di cui Perotti era segretario, aveva rifondato gli statuti dell'università di Bologna (1450) ed era spesso intervenuto nella scelta degli insegnanti, l'ipotesi suggerita appare in qualche modo plausibile. Del resto i rapporti tra il Bessarione e la città di Sassoferrato, soprattutto con il partito dei sostenitori del governo diretto della Chiesa, dovevano essere buoni, se ancora in un giuramento dei gonfalonieri e priori del 1464, quando il cardinale non era più legato a latere per Bologna, per la Romagna e la Marca di Ancona, si fa riferimento al Niceno come "protector, fautor et benefactor Communitatis Saxiferrati" (Vitaletti, I libri, cit., p. 40).
Il C. a Bologna si alternò su varie cattedre: nel 1459-60è posto "ad lecturam, philosophie", nel 1460-61"ad lecturam medicinae". I Rotulì dello Studio di Bologna non forniscono altra indicazione, né le cronache bolognesi del periodo riportano il suo nome; pare che il C. non abbia lasciato nessuna opera, anche se dovette godere di una certa fama. forse più nell'esercizio della professione di medico che di insegnante. Infatti nel 1465 fu chiamato come medico "senex et expertus" dal Comune di Fabriano: eletto il 25genn. 1465, ebbe probabilmente uno stipendio di 200ducati con abitazione gratuita ed esenzione dalle gabelle.
Ma già il 13 ag. 1465il Comune di Fabriano per timore di "peste ventura" è alla ricerca di un altro medico straordinario, e ciò fa supporre che a quella data il C. avesse lasciato il suo incarico oppure, con maggiore probabilità, fosse deceduto. Di certo egli non è più nominato tra i medici di Fabriano.
Fonti e Bibl.: I Rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, a cura di U. Dallari, I, Bologna 1888, pp. 44, 54, 57; R. Sassi, Un famoso medico ebreo a Fabriano nel secolo XV, in Studia Picena, VI (1930), p. 117; G. Zaccagnini, Lettori e scolari della Marca d'Ancona allo Studio di Bologna dal sec. XIII al XV, in Atti e mem. d. R. Deputaz. di storia patria per le Marche, s. 4, VII (1930), p. 21; A. Sorbelli, Storia dell'università di Bologna, I, Bologna 1940, p. 257; C. Piana, Nuove ricerche su le università di Bologna e di Parma, Quaracchi Florentiae 1966, pp. 204, 572.