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NICOLO da Voltri

di A. De Floriani - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1997)
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NICOLÒ da Voltri

A. De Floriani

Pittore originario di Voltri, sobborgo genovese, attivo nel capoluogo ligure dal 1386 al 1417.

La vita di N. e la sua attività sono note attraverso testimonianze archivistiche, spesso relative a opere perdute, e alcuni dipinti firmati. Il primo documento, datato 14 maggio 1386 e recentemente ritrovato (Migliorini, in corso di stampa), vede N. impegnarsi ad affrescare con figure di santi ed evangelisti l'abside della chiesa di S. Maria di Coronata, sulle alture del Ponente genovese; il 20 luglio 1388 (Migliorini, in corso di stampa) è citato come testimone in un testamento, dove N., del fu Antonio, è detto cittadino genovese, con la bottega presso l'arcivescovado, verosimilmente la stessa menzionata poi nel 1417; il 18 luglio 1394 (Alizeri, 1870) compare in un documento relativo a due dipinti commissionati a Taddeo di Bartolo; il 5 giugno 1395 - e non 1385 (Alizeri, 1870), com'è stato recentemente dimostrato (Di Fabio, 1983; Algeri, 1991a) - è citato come testimone a un atto. Nel 1401 N. datava e firmava il polittico con l'Annunciazione tra S. Giovanni Battista e S. Raffaele (Roma, Mus. Vaticani, Pinacoteca), già in S. Maria delle Vigne a Genova. Il 14 dicembre dello stesso anno (Alizeri, 1870) gli venne allogato un imponente tabernacolo ligneo per la cattedrale di Nizza, mentre la notizia di ulteriori lavori (1409, 1410) per alcuni edifici religiosi della stessa città si è rivelata (Rossetti Brezzi, 1986b; Algeri, 1991a) frutto di un'imprecisa lettura di Alizeri (1870). Il 7 novembre 1415 (Alizeri, 1870) N. compare tra i ventuno pittori attivi a Genova da dieci anni che avevano diritto di elezione attiva e passiva dei consoli dell'Arte; l'8 marzo 1417 (Alizeri, 1870) gli venne ordinato, per la chiesa di S. Olcese in val Polcevera (prov. Genova), un polittico dedicato al santo eponimo, oggi perduto.Oltre alla citata Annunciazione del 1401, risultano firmati da N. altri dipinti: il polittico con S. Pietro in trono fra S. Paolo e S. Andrea (coll. privata), proveniente dalla chiesa di S. Pietro a Vesima, nei pressi di Genova, che reca la data, oggi mutila; la Madonna con il Bambino della chiesa di S. Donato a Genova e il S. Giorgio e il drago della chiesa di S. Maria di Gesù a Termini Imerese (prov. Palermo), opera realizzata verosimilmente tra il 1402 e il 1404 per Battista Grisulfi - il cui nome, frammentario, si legge sulla tavola -, in quegli anni rappresentante della comunità genovese a Palermo (Bernini, 1966; Paolini, 1980).Attorno ai pochi punti fermi dell'attività di N., costituiti dalle opere certe, si possono distribuire alcuni dipinti assegnati all'artista su basi stilistiche, secondo un'ipotesi di seriazione cronologica che riflette, in buona parte, i risultati critici più recenti. Di diretta derivazione dai modi di Barnaba da Modena, attivo a Genova sin dal 1361, è la Madonna con il Bambino della chiesa di S. Rocco a Genova, ipoteticamente identificata (Migliorini, 1977) con uno scomparto dell'opera firmata ricordata da Soprani (1674), senza ulteriori precisazioni, in S. Teodoro a Genova: la tavola apparterrebbe quindi a una fase giovanile dell'attività di N., forse ancora entro il penultimo decennio del sec. 14°, e certo anteriore al contatto con Taddeo di Bartolo, testimoniato tanto dal ricordato atto del 1394 quanto dai riflessi che l'arte del senese suscitò nella pittura di N., che si volse gradatamente a una resa più plastica delle figure e, in qualche caso, a una restituzione coerente dello spazio. Ciò accade soprattutto nell'Annunciazione del 1401, nella quale si osserva anche una tendenza all'arricchimento decorativo espresso soprattutto nel fitto e variegato disegno delle vesti, che, in qualche caso, investe anche il ricadere dei panneggi secondo schemi sempre più ampi e ritmati.Intorno al 1401 vanno collocati inoltre la Madonna con il Bambino della chiesa di S. Maria a Finale Pia (prov. Savona) - la quale, pur mostrando ancora qualche rapporto con il dipinto di S. Rocco, reca già presenti gli influssi di Taddeo di Bartolo - e gli scomparti, ora separati, del polittico di S. Colombano in trono tra i Ss. Bernardo, Giovanni Battista, Pietro e Benedetto (Genova, Gall. di Palazzo Bianco, depositi), già nella chiesa di Pammattone a Genova, in cui tali influssi si fanno più evidenti. Ai primi anni del sec. 15° risalgono, verosimilmente, anche due frammenti della stessa predella, con figure di apostoli (Genova, Museo dell'Accad. Ligustica di Belle Arti; Albenga, Mus. Diocesano, dall'oratorio dell'Assunta a Diano Castello, nei pressi di Imperia), la citata Madonna di S. Donato, firmata, e la Madonna con il Bambino e due angeli reggicortina (Genova, coll. privata). In queste opere, alle desunzioni da Taddeo di Bartolo si unisce un crescente gusto grafico e ornamentale, in un percorso che vede come fulcro stilistico e cronologico il S. Giorgio di Termini Imerese, databile appunto al 1402-1404. Questa fase della pittura di N. mostra puntuali corrispondenze con la prima attività genovese di Giovanni da Pisa, responsabile - con Turino di Vanni da Rigoli e probabilmente con altri artisti pisani di cui restano solo citazioni documentarie - della svolta in senso gotico internazionale della cultura figurativa ligure, pienamente attuatasi solo nel secondo decennio del 15° secolo.Lo svolgimento stilistico e cronologico della pittura di N. - inevitabilmente fondata sulle scarse opere certe superstiti, per di più apparentemente eseguite entro un giro di anni molto più ristretto rispetto all'attività documentata dalle testimonianze d'archivio - mostra ancora alcune zone d'ombra e d'incertezza, come indica per esempio la controversa datazione di un'opera firmata, come il polittico di S. Pietro. Infatti, se da una parte non è sicura la lettura come 1400 della data frammentaria "MCC [---]" segnata sulla tavola centrale (Migliorini, 1977), la posticipazione del dipinto al primo decennio del sec. 15° (Algeri, 1988; 1991a) non sembra d'altra parte dar pienamente conto della persistenza, nell'opera, di moduli iconografici e stilistici di derivazione barnabiana, caratteristici della prima produzione di Nicolò.Controversa, infine, è anche l'attribuzione a N. di alcuni dipinti, quali la Madonna con il Bambino, angeli e donatori (Baltimora, Walters Art Gall.; Berenson, 1968), espunta dal catalogo dell'artista da Zeri (1976) e da Algeri (1991a), nonché la Madonna con il Bambino del santuario di Roverano (prov. La Spezia), recentemente riferita a N. (Algeri, in corso di stampa; Migliorini, in corso di stampa), ma forse opera di un suo fedele seguace.La ricostruzione critica della figura di N. risale agli inizi del secolo: infatti, benché Soprani (1674) avesse menzionato alcune opere dell'artista - come il polittico dell'Annunciazione del 1401, nella sacrestia di S. Maria delle Vigne, un dipinto in S. Teodoro e altre tavole non meglio indicate -, la dispersione dei suoi dipinti, fra i secc. 17° e 18°, ha fatto di N. un 'pittore senza opere' per gli studiosi sette-ottocenteschi (Soprani, Ratti, 1768; Lanzi, 1795-1796; Spotorno, 1824; Bertolotti, 1834; Rosini, 1841); anche Alizeri (1870), che rintracciò e pubblicò molta della documentazione archivistica relativa all'artista, ne ignorava la produzione. Solo Venturi (1918) costruì un primo profilo di N., a partire dalla Madonna di S. Donato - di cui lo studioso aveva individuato la firma - e dall'Annunciazione del 1401, fino a quel momento riferita a scuola marchigiana, ipotizzando per N. una formazione nell'ambito di Barnaba da Modena e un successivo avvicinamento ai modi di Taddeo di Bartolo. Ulteriori attribuzioni - santi laterali del polittico di S. Colombano (Bonzi, 1933), Madonna di S. Rocco (Mostra della pittura antica, 1946), Madonna (Genova, coll. privata; Morassi, 1951) - e ritrovamenti, come il S. Giorgio di Termini Imerese (Bernini, 1966), hanno integrato il catalogo di N., per lo più giudicato un seguace di Taddeo di Bartolo: significativo, a questo proposito, è il fatto che lo scomparto centrale del polittico di S. Colombano sia stato per lungo tempo attribuito al pittore senese o a un suo diretto collaboratore (Rotondi, 1960).Un giudizio più articolato sulla produzione di N. è stato proposto da Pesenti (1970), mentre successivi contributi (Migliorini, 1977; Fusconi, 1978; Paolini, 1980; Di Fabio, 1983) hanno concorso a precisare i caratteri dell'arte di N., sempre meglio inserito nella produzione figurativa ligure, a sua volta più capillarmente indagata. Rossetti Brezzi (1986b) ha dato della tarda attività di N. una lettura attenta ai coevi sviluppi della pittura pisana, mentre a più riprese Algeri (1988; 1991a; 1991b; in corso di stampa) è venuto prospettando una ricostruzione complessiva e per più versi coerente del percorso dell'artista, oggi integrata dai recenti ritrovamenti documentari di Migliorini (in corso di stampa).

Bibliografia:

Fonti. - R. Soprani, Vite de' pittori, scoltori et architetti genovesi, e de' forastieri che in Genova operarono, Genova 1674, p. 11; R. Soprani, C.G. Ratti, Vite de' pittori, scultori, ed architetti genovesi, Genova 1768, p. 20; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, II, 2, Bassano 1795-1796, pp. 276-277.

Letteratura critica. - G. Spotorno, Storia letteraria della Liguria, II, Genova 1824, p. 326; D. Bertolotti, Viaggio nella Liguria marittima, Torino 1834, II, p. 211; G. Rosini, Storia della pittura italiana esposta coi monumenti, III, Pisa 1841, p. 74; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, I, Genova 1870, pp. 180, 192, 201-211; T. Bensa, La peinture en Basse Provence, à Nice et en Ligurie, Cannes 1908, p. 31; L. Venturi, Nicolò da Voltri, BArte 21, 1918, pp. 269-276; M. Bonzi, Un polittico smembrato di Niccolò da Voltri, Il raccoglitore ligure 2, 1933, 12, p. 4; Mostra della pittura antica in Liguria dal Trecento al Cinquecento, a cura di A. Morassi, cat., Milano 1946, pp. 38-39 nrr. 11-12; A. Morassi, Capolavori della pittura a Genova, Milano-Firenze 1951, pp. 10, 32-33; P. Rotondi, Nicolò da Voltri, Taddeo di Bartolo e C. nella chiesa di S. Colombano a Genova, Genova 37, 1960, 2, pp. 12-19; D. Bernini, in Opere d'arte restaurate, cat., Palermo 1966, pp. 5-7; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, III, 1, Central Italian and North Italian Schools, London 1968, p. 301; F.R. Pesenti, Un apporto emiliano e la cultura figurativa locale, in La pittura a Genova, I, Genova 1970, pp. 49-74 (19872, pp. 45-70); F. Zeri, Italian Paintings in the Walters Art Gallery, Baltimore 1976, pp. 54-55; M. Migliorini, Aggiunte a Nicolò da Voltri, Studi di storia delle arti 1, 1977, pp. 55-63; G. Fusconi, Nicolò da Voltri, in Restauri in Liguria, cat., Genova 1978, pp. 241-246; M.G. Paolini, Pittori genovesi in Sicilia: rapporti tra le culture pittoriche genovese e siciliana, in Genova e i Genovesi a Palermo, "Atti delle manifestazioni culturali, Genova 1978-1979", Genova 1980, pp. 39-57; C. Di Fabio, Nicolò da Voltri, in Il Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti. La Pinacoteca, Genova 1983, pp. 18-19 (19882, p. 41); E. Rossetti Brezzi, Pittura ligure del Trecento, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986a, I, pp. 33-40; id., Nicolò da Voltri, ivi, 1986b, II, p. 643; G. Algeri, Nuove proposte per Giovanni da Pisa, BArte, s. VI, 73, 1988, 47, pp. 35-48; id., Ai confini del medioevo, in G. Algeri, A. De Floriani, La pittura in Liguria. Il Quattrocento, Genova 1991a, pp. 15-224: 55-68; id., Nicolò da Voltri, ivi, 1991b, pp. 519-520; id., Nuove testimonianze per la pittura del Quattrocento in Liguria, in Studi in onore di Corrado Maltese (in corso di stampa); M. Migliorini, Documenti inediti sull'attività giovanile di Nicolò da Voltri a Genova (in corso di stampa).

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nìcol
nicol nìcol s. m. [dal nome del fisico scozz. W. Nicol (c. 1768-1851)]. – In generale, qualunque prisma polarizzatore per birifrangenza. Originariamente, fu così designato un prisma rombico obliquo di spato d’Islanda opportunamente lavorato...
nicolaismo
nicolaismo s. m. [der. di nicolaita, nel suo sign. estens.]. – Tendenza contraria al celibato ecclesiastico, attribuita polemicamente dai papi alla chiesa orientale perché questa ammetteva il matrimonio dei sacerdoti, compresi quelli insigniti...
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