FOSCARI, Nicolò
, Nacque a Venezia probabilmente avanti il 1350, figlio di Giovanni del cavaliere Nicolò e della sua prima moglie, di cui ignoriamo il casato; alcuni anni dopo, mortagli la consorte, Giovanni si sarebbe risposato con Franceschina, a sua volta vedova di un dovizioso mercante di casa Michiel, dalla quale avrebbe avuto altri figli.
In gioventù il F. si arricchì con il commercio esercitato nel Levante (nell'estimo del 1379 figura allibrato con lire 2.000 e nell'ottobre '96 risulta tra i mercanti che operavano a Bari e a Trani); a favorire questa sua attività dovette certo contribuire il matrimonio, contratto per tempo (forse nel 1372) con Caterina Michiel, figlia di primo letto della matrigna Franceschina, che gli portò in dote la bella cifra di 3.000 ducati e da cui ebbe diversi figli, tra i quali il futuro doge Francesco.
Il F. iniziava la carriera politica al termine della drammatica guerra di Chioggia: nel 1381 lo troviamo infatti tra i capi della Quarantia e due anni più tardi, il 24 luglio 1383, compare quale savio agli Ordini. Il 3 luglio '84 venne poi eletto podestà a Murano, ma rifiutò per accettare due mesi dopo (3 settembre) una carica di natura giudiziaria che avrebbe ricoperto più volte: quella di auditore delle Sentenze; dopo di che entrò nella zonta del Senato (settembre 1385-agosto 1386) e fu nuovamente savio agli Ordini per il secondo semestre del 1386. Il 21 apr. 1387 veniva eletto "cattaver" (preposto al recupero dei beni dello Stato), nel 1390 entrava a far parte del Consiglio dei dieci e subito dopo dei consiglieri ducali.
L'8 nov. 1391, insieme con i colleghi della giunta eletta per provvedere alla salvaguardia della laguna, varava un piano di lavori che prevedevano una nuova arginatura del Bottenigo; nel marzo 1392 ricopriva nuovamente una magistratura giudiziaria, quella di ufficiale alle Rason vecchie, quindi - dopo un silenzio di tre anni - il suo nome ricompare in un atto diplomatico: a Ferrara, insieme a Giovanni Morosini, il 26 apr. 1395 versava 12.500 ducati d'oro al marchese Niccolò (III) d'Este, che in tal modo rinunciava ai suoi diritti sul Polesine in favore del Comune veneziano. Consigliere ducale nel febbraio 1396, membro del Consiglio dei dieci nel 1398, il F. era ancora consigliere ducale nella seconda metà del 1399, ma il 18 e 21 novembre dello stesso anno venne cooptato nel Consiglio dei dieci per procedere contro il domenicano Giovanni Dominici e i suoi fautori.
Il F. era ormai entrato definitivamente a far parte dei vertici del governo marciano: savio del Consiglio per il primo semestre del 1400, quindi avogador (fra il 28 novembre e il 1° dicembre partecipò all'elezione del doge Michele Steno) e, dalla primavera del 1401, podestà di Chioggia, dove rimase per quasi un anno, occupandosi della riforma degli statuti cittadini.
Avogador di Comun nel marzo 1402, consigliere ducale dall'agosto (il giorno 22 di quel mese fu autore di un decreto che prevedeva il rafforzamento delle strutture militari di Corone e Modone, all'estremità del Peloponneso; un'attenzione, questa, forse collegabile con gli interessi privati del fratellastro Francesco detto Franzi, i cui diritti sul feudo di Dragomeston, presso Lepanto, erano minacciati da più parti), poi ancora una volta avogador nel 1403 e, nella primavera del 1404, auditore delle Sentenze. Alla fine di agosto era di nuovo savio del Consiglio e lo sarebbe rimasto ininterrottamente per più di un anno, sino al settembre 1405: l'inosservanza della legge (la carica, come è noto, aveva durata semestrale e prevedeva contumacia) fu fenomeno non insolito nel corso del XV secolo, a causa delle incessanti guerre; nella fattispecie si trattava allora della prima e decisiva comparsa del Comune lagunare nella creazione di uno Stato "da terra" che non fosse limitato alle campagne prossime alla laguna.
Il 6 ott. 1404 veniva eletto, insieme con Pietro Emo, ambasciatore al marchese di Mantova, Francesco Gonzaga, che s'era schierato a fianco dei Veneziani; i due partirono l'indomani, visitarono le fortificazioni e le truppe, quindi tornarono a riferire: il 18 ottobre il F. sedeva accanto ai savi del Consiglio suoi colleghi, proponendo l'elezione di quattro provveditori in campo, che vennero votati il giorno dopo. Infine, il 25 marzo 1405 figura tra i procuratori del doge che firmano la pace col signore di Ferrara, Niccolò d'Este.
Al termine di questa lunga permanenza tra i Savi grandi, il F. fu per qualche mese (ottobre 1405-febbraio 1406) avogador di Comun, dopo di che andò bailo a Corfù. Una tal nomina - prontamente accettata - può stupire, ove si consideri che il F. era ormai avvezzo a frequentare il palazzo e a occuparsi di politica piuttosto che di amministrazione; è probabile pertanto che all'origine della scelta si possano ritrovare gli specifici interessi che la famiglia deteneva nell'area greca.
Rimpatriato nel settembre-ottobre 1407, il F. fu rieletto savio del Consiglio, carica che mantenne per il periodo gennaio-luglio 1408, al termine del quale gli venne affidato un altro rettorato, quello di podestà a Padova, da poco strappata ai Carraresi. Tornò a Venezia dopo circa un anno, poiché il 6 nov. 1409 si trovava ancora una volta tra gli avogadori di Comun, sebbene solo per pochi mesi: il 10 luglio 1410, infatti, era capitano di Verona, impegnato a restaurare il palazzo ove risiedeva. Anche nella città scaligera rimase un anno, poi tornò tra le lagune a ricoprirvi - sempre per una manciata di settimane - la carica di avogador di Comun, che lasciò per passare savio del Consiglio (ottobre 1411-febbraio 1412) e infine di nuovo, per l'ennesima volta, avogador (marzo 1412) e, in tale veste, membro del Collegio del Consiglio dei dieci.
Morì certamente prima del 17 giugno 1412, data del testamento della moglie Caterina che si dichiara vedova, e fu sepolto nella chiesa di S. Simeon Piccolo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, Storia veneta 19: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patrizi…, III, cc. 509 s.; Ibid., Archivio Gradenigo rio Marin, b. 333: P. Gradenigo, Lavoro storico cronologico biografico sulla veneta famiglia Foscari, pp. 31-34, 147, 189; una cedola del F. e il testamento della moglie Caterina: Ibid., Sezione notarile. Testamenti, b. 1255, cfr. rispettivamente cc. 191v-192r e 105v-106r; sulla carriera politica: Ibid., Segretario alle Voci. Misti, reg. 3, cc. 6v-7r, 23v, 41v, 45r; Ibid., Maggior Consiglio. Deliberazioni, reg. 21: Leona, cc. 46r, 86r, 102v, 111v, 127v, 181r; Ibid., Senato. Misti, regg. 44, cc. 393v, 437r; 47, cc. 4r, 12r, 33v, 40v, 54v, 72v-73r, 105v, 240r, 244v, 370v-371v, 459v, 473r-474v, 478v, 546v; 48, cc. 8r, 146r-v, 162v, 181v; 49, cc. 57v e passim; Ibid., Senato. Deliberazioni. Secreta, regg. 2, cc. 43v, 54r, 63r-64r, 86r, 95v, 128r, 144r; 3, cc. 95r e passim; 4, cc. 198r e passim; Ibid., Collegio notatorio, reg. 4, cc. 28v, 46v, 69r, 73r; Ibid., Consiglio dei dieci. Misti, reg. 9, cc. 38r, 41r, 85v, 87r; A. Gatari - B. Gatari, Cronaca carrarese, in Rer. Ital. Script., 2a ed., a cura di A. Medin - G. Tolomei, XVII, 1, p. 551; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, Venezia 1883-1901, III, pp. 181, 211, 214, 233, 241, 273, 282, 287, 292, 303, 332, 338; V, p. 133; Diplomatarium Veneto-Levantinum…, a cura di G.M. Thomas, II, Venetiis 1899, p. 188; I prestiti della Repubblica di Venezia (sec. XIII-XV). Introduzione, storia e documenti, Padova 1929, p. 189; Duca di Candia. Ducali e lettere ricevute (1358-1360; 1401-1405), a cura di F. Thiriet, Venezia 1978, pp. 87, 148, 157, 180; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, VI, Venezia 1853, pp. 143 ss.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v., tav. I.