Liburnio, Nicolò
Nato " vicino al Timavo " forse nel 1474, morto a Venezia nel 1557. Fu canonico di S. Marco, rimatore (Opere gentile et amorose, ecc., Venezia 1502; Le selvette di messer N.L., ibid. 1513, ove nel Proemio al libro III sono grandi lodi di D.) e grammatico. Nel 1521 a Venezia uscirono Le vulgari elegantie, povera compilazione a uso degli scrittori, che tra le Regole del Fortunio e le Prose del Bembo testimonia, però, di un'esigenza diffusa di correttezza linguistica, oltre che dell'ammirazione per Dante. Nel 1526 apparvero a Venezia Le tre fontane di messer N.L. in tre libri divise sopra la grammatica et eloquenza di D., Petrarca e Boccaccio, che rinunziando a ogni tradizione di precettistica cortigiana, considerarono ‛ fonti ' i soli tre grandi, polemizzando col Bembo per il giudizio su D., e col Trissino. Il primo contiene un vocabolarietto dantesco con i rinvii, un prospetto di " modi eleganti e figurati del dire di Dante ", e si chiude con la Difensione di D. contro le accuse d'ibridismo e arcaicità. La difesa è debole (salvo dove si avvertono gli scrittori che " dovessino por mente a certi vocaboli di Dante al suo tempo forse più convenevolmente usati, e oggi spenti quasi del tutto "), le conoscenze linguistiche superficiali, il gusto assai meno educato di quello del Bembo.
Alla Biblioteca Nazionale di Palermo esistono redatti dal L. un rimario di D. e del Petrarca, e un florilegio dantesco. Egli fu anche traduttore del De Montibus boccaccesco, ed ebbe successo con l'opera Le virtù e ammaestramenti delli savi antiqui.
Bibl. - C. Trabalza, Storia della grammatica italiana, Milano 1908, 82-84; G.G. Ferrero, D. e i grammatici della prima metà del Cinquecento, in " Giorn. stor. " CV (1935) 1 ss.; C. Dionisotti, N.L. e la letteratura cortigiana, in " Lettere Italiane " XIV (1962) 32-58.